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Il presidente della Repubblica – si spiega – non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica.
La fiducia si voterà di nuovo mercoledì 20 luglio. Se il Movimento 5 Stelle non cambia linea, sarà necessario un rimpasto di governo, oppure trovare un traghettatore per sostituire Draghi.
In alternativa si può tornare al voto a breve, ma a quel punto i tempi sarebbero strettissimi.
In realtà il premier ha ancora i numeri per continuare a governare, come dimostra anche il voto di ieri. La crisi dunque non è costituzionale (ossia i numeri minimi per governare ci sono), ma politica: Draghi non vuole governare senza il sostegno del M5s.
“Ora ci sono cinque giorni per lavorare affinché il Parlamento confermi la fiducia al Governo Draghi e l’Italia esca il più rapidamente possibile dal drammatico avvitamento nel quale sta entrando in queste ore”. Così il leader del Pd Enrico Letta, su Twitter, dopo l’annuncio delle dimissioni del premier.