Da BITLIBRI e 'Il mondo delle donne' un messaggio: la vita merita sempre miglior causa

LIVALCA - Lo scorso anno mi sono occupato della quarta edizione di BITLIBRI e, come faccio abitualmente, ho dispensato qualche notizia sul toponimo Bitritto. Dopo qualche mese mi ha telefonato un vecchio amico di liceo per dirmi che non ero stato esauriente, nell’esposizione in cui trattavo le ‘radici’ di Bitritto, perché dovevo concludere l’intervento precisando che il raddoppio finale della lettera t fosse dovuto, io aggiungo forse, a due etimologie: bis-tritum (da tero-is-trivi-tritum-terere) e bis-trictum (da stringo-is-strinxi-strictum-stringere).

Questo noto professionista che vive a Milano nelle vicinanze della via in cui nacque Manzoni, che preferisce non essere citato, afferma che fin dagli anni ‘70 ero ‘al servizio’ di Livalca. Da “razza di cavalli”, come mi appellavi invece di “cavalli di razza” vecchio amico, ti faccio notare che ho avuto la netta impressione che mi stessi chiamando da un ‘Paradiso’ improvvisato «Non est ad astra mollis e terris via» (‘Non vi è una via agevole dalla terra al Cielo’ o anche ‘Non si va in carrozza in Paradiso’) e tu sai bene che ‘parlavo a braccio’ solo sul palco per coprire le carenze di uno che ha sempre ignorato che «Nemo magister natus», per il resto non sono un patito della programmazione pur avendo un modus operandi preciso e coerente. A ben rivederci, quando vorrai, a Bari… il mio rapporto con Milano si esaurisce da tifoso del Milan: ossia del calcio bello da vedersi!

Venerdì 1 luglio, in una Bitritto sempre più linda ed accogliente, ha avuto luogo in piazza Leone, situata in quel borgo antico da sempre vanto di questa cittadina in cui consiglio di visitare le chiese di Santa Caterina, di Sant’Antonio e la cappella della Madonna di Loreto, la quinta edizione di BITLIBRI, accadimento che quest’anno dispone di uno slogan divulgativo: “Il mondo delle donne”. Nel 2014 è stato pubblicato da Mimesis un libro, che non ho letto, con lo stesso titolo ad opera della scrittrice-insegnante-pedagosta-sindacalista di Agrigento Pina Sardella, scomparsa nel 2020, e il tutto mi riporta alla mente una frase di Rita Levi Montalcini: «Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi: quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società».

La direzione artistica di BITLIBRI 2022 si deve alla dottoressa Cristina Maremonti, ma si tratta di riduttiva affermazione perché la presidente del CIF provinciale di Bari non solo ha ‘partorito’ questo evento, ma lo ha seguito amorevolmente fin dal primo vagito.

Anni fa, quando non conoscevo ancora di persona la signora Maremonti, il prof. Boscia disse a mia moglie Angela: «Cristina è capace, generosa, meticolosa e raggiunge la meta prefissa non lesinando impegno e lavoro». Filippo, su questo siamo tutti in sintonia…Marienza compresa, conosce come pochi le donne: i loro problemi, le loro ansie, paure e fragilità (una parola che oggi pare essere messa al bando perché si confonde debolezza con fragilità: una moglie e due figlie mi consentono di potermi esporre a critiche, spero benevoli, con la tranquillità necessaria).

La segreteria organizzativa si deve al CIF di Bitritto che in questa V edizione vede la Maremonti affiancata da Marcella, Margherita e Christian, mentre regge il patrocinio della Regione Puglia, della Città Metropolitana di Bari, dell’Università degli studi di Bari e del Comune di Bitritto (presente alle due serate con il sindaco Pino Giulitto e l’assessore alla Cultura Sabino Paparella), inoltre da rimarcare la collaborazione con “I presidi del libro”, la “Libreria Libriamoci” e “Poesia in azione”.

Il programma messo a punto dall’organizzatrice poteva essere sviluppato in una settimana, ma con intelligenza manageriale la signora Cristina ha assegnato ad ogni intervento un tempo sufficiente per illustrare l’opera evitando di sconfinare: cosa impossibile dal momento che sono stati studiati intervalli culturali-scientifici-musicali, tali da evitare l’insorgere di colpi di… sonno o di ‘caldo’.

La canzone interpretata da Giusy Abbruzzese, in arte Joosie, è strutturata molto bene, con un testo che si deve al barese Pierfrancesco Agostini che è anche il produttore del disco, e si avvale della collaborazione musicale del barlettano Alex Terlizzi, noto anche perché Mario Biondi lo volle con lui in un suo spettacolo in Puglia. Tutto non buono, ma ottimo.

«Se il cielo fosse il tetto», questo il titolo della ballata, qualora fosse stata affidata a Loredana Bertè sarebbe stato già un successo nazionale perché l’artista affermata (attenzione vocalmente Joosie è superiore alla cantante calabrese) ha già un posto nel ‘cielo più alto’ della notorietà, oggi solo in apparenza più semplice di ieri. Una canzone che conquista deve partire da un refrain ‘indimenticabile’ che sprigioni armoniosa esplosività tipo “Sei bellissima” ( Non tutte le opinioni libere richiedono un’approvazione e vanno tenute in considerazione!). Il giornalista ecumenico Enzo Quarto ( il nostrano ‘SOCIALISTA DI DIO’ del secolo scorso) ha dialogato con la scrittrice Francesca Palumbo, professoressa di Lingue e letteratura inglese nelle scuole superiori e grande animatrice di intercultura e di laboratori di scrittura creativa, che ha pubblicato lo scorso anno con Besa muci il libro «Hai avuto la mia vita». Il libro parte da un fatto storico esecrabile, l’uccisione di Lev Trotskij eseguita da un sicario di Stalin nel 1940, ma si sofferma su come, Ramon Mercader, l’esecutore materiale del delitto ed ex agente segreto spagnolo naturalizzato sovietico e coptato nel NKVD, in maniera subdola si avvicinò alla preda carpendo la fiducia di una segretaria-traduttrice di Lev. Questa donna rimase segnata per tutta la vita da tale esperienza e la Palumbo affida a coloro che continuano a tenere gli occhi chiusi, interessanti riflessioni.

Lejba Bronštein (solo a Londra nel 1902 prese lo pseudonimo di Lev Davidovic Trotskij perché, condannato a 4 anni di deportazione in Siberia nel 1898, era lì fuggito) nacque nel 1879 a YanovKa da una famiglia di ebrei ucraini abbastanza agiata, tanto è vero che studiò matematica presso l’Università di Odessa.
In sintesi: Trotskji si unì a Lenin per fronteggiare l’impoverimento in cui si dibattevano i contadini e lo ‘spreco’ dei rubli che venivano impiegati per la grandezza dell’Armata Rossa. Alla morte di Lenin nel 1924 era prevedibile per Lev essere considerato nemico di Stalin, ma lui non si diede per vinto e iniziò ad impegnarsi per dare vita alla Quarta Internazionale. Secondo una prassi ancor oggi in auge ‘sparirono’ o vennero fucilati molti dirigenti (migliaia?) come Bucharin, Kamenev e Zinov’ev, ed anche due figli di Trotskij: Sergei e Lenon, nonostante fossero registrati come Sedov, figli di Natalia Sedova, conosciuta da Lev a Parigi nel 1903 e che resterà al suo fianco fino alla fine. Ormai ‘saturo’ Trotskji di processi sommari trovò asilo in Messico e come primo compito si adoperò per allestire una commissione, formata da membri di opposta fede politica per garantirne l’imparzialità, che aveva l’incombenza di giudicare le accuse che gli erano state mosse nei tanti processi subiti a Mosca. La commissione era presieduta dal filosofo John Dewey: il verdetto fu non colpevole (Vi segnalo un originale volume, pubblicato nel 1996 da Levante-Bari e curato dal prof. Piero Beraldi, dal titolo «John Dewey logica della responsabilità e progetto dell’uomo»). Il 21 agosto del 1940 Ramon Mercader uccise Trotskij a Città del Messico.

Secondo voi questo ‘stringato’ e limitato fuori programma potevo concedermelo in un ambiente in cui la democrazia viene accompagnata alla porta o resta sulla soglia? Spesso dimentichiamo che la libertà è un lusso che non tutti possono permettersi e nella foga di esternarla, a volte, ‘scordiamo’ che è importante che non ‘danneggi’ il prossimo. Morale: BITLIBRI non solo non danneggia nessuno, ma ‘arricchisce’ di nobili sentimenti e cultura realistica sia gli organizzatori che gli spettatori.

Dell’orchestra diretta da Dominga Damato la “Red Shoes Women’ vi informerò in un’altra occasione perché merita grande considerazione e attenzione non da circostanza. Di loro qualche anno fa mi parlò l’amico Sergio Todisco che aveva assistito in Bisceglie al concerto “La voce delle donne” definendolo ‘eccezionale’.

Questa geniale orchestra di 40 elementi che indossa solo scarpe rosse meriterebbe di suonare nella città italiana famosa per i fiori e la musica e non è detto che ciò non avvenga (Sebastiano verifica!). La Damato, oboista di talento, ha diretto sia l’orchestra Metropolitana di Bari che quella del teatro Carlo Felice di Genova, senza farsi mancare una ‘puntatina’ a Kiev. Vi sono tanti discorsi sulle violenze subite negli anni dalle donne, tante parole infarcite di buoni propositi, ma niente è più espressivo di quel linguaggio universale che si chiama musica. Questa signora, che ha diretto anche delle bande, ha reso possibile a tante studentesse di cimentarsi in un mestiere che mettesse in pratica tutto quello che hanno studiato. Quasi sempre i professionisti della musica sono esperti di note alte, ma non disdegnano i registri bassi.

Della grande assente della serata Mariolina Venezia (covid?), la scrittrice materana che ha trascorso parecchi anni in Francia dove ha pubblicato libri di poesie, posso riferirvi che nel 2007 ha vinto il premio Campiello con un titolo pubblicato da Einaudi «Mille anni che sto qui» che se inizi a leggere devi per forza portare a termine. Un libro di sostanza, che ti coinvolge e che non consiglio ai deboli di ‘cuore’, per cui evito di riferirvi la battuta… “una che nasce a Matera come può chiamarsi Venezia?”, ma leggerete di un centro di nome Grottole (comune lucano di duemila abitanti che ha San Rocco come patrono), di famiglie di nome Falcone e degli alti e bassi della vita con vizi e virtù. Doveva essere presentato il volume della Venezia «Ecchecavolo. Il mondo secondo Imma Tataranni», pubblicato sempre con Einaudi. Non leggerò il libro perché in copertina recita “La piemme protagonista della serie tv su Rai 1” e ciò per me costituisce un limite di cui faccio ammenda e mi scuso anticipatamente, però vi ‘trasmetto’ una notizia che non tutti sanno la Venezia è stata anche sceneggiatrice della serie televisiva “Don Matteo”.

Il libro di Marta Pisani «Il diritto di scegliere» è davvero attuale perché dopo la guerra in corso, bisognerà far fronte alle esigenze di chi cercherà lavoro altrove e dovrà trasferire non solo gli affetti, per cui inizia quel percorso e quel cambiamento che, non subito, regalerà serenità. Antonio Palumbo nel dialogo con l’autrice ci ha parlato di Lucrezia la giovane protagonista del libro, edito da Florestano, la quale, subito dopo il secondo conflitto mondiale, lascia l’Italia ed inizia il viaggio verso l’Argentina…

Del volume di Raffaele Nigro «Il cuoco dell’imperatore», edito dalla ‘Nave di Teseo’ di Elisabetta Sgarbi, mi sono occupato più volte, per cui ritengo di poter affermare a pieno titolo di essere aiutante di cucina di Guaimaro delle Campane: lui famiglia di fonditori di Melfi io di ‘fonditori di piombo di Bari’ nel tempo in cui la stampa si serviva delle linotype, solo che uno ‘venerava’ Federico II di Svevia e l’altro Mario artefice di Levante.

Vi è stato un partecipato ed applaudito intervento di Linda Catucci, presidente del Comitato Regionale Puglia Susan G. Komen, che organizza la Race for the Cure, la corsa benefica per raccogliere fondi per combattere il tumore al seno. La tre giorni barese ha registrato lo strepitoso successo delle ‘Donne in Rosa’, il cui impegno conferma che è sempre una mano femminile che ‘dondola’ le sorti virtuose del mondo.

Di Gianni Ciardo, mattatore controllato della serata, vi racconto una storia che forse neanche lui ricorda: il giorno in cui si festeggia Santa Lucia del 1975 dovevo essere fra i pochi eletti che dovevano assistere alla prima della farsa in due atti, scritta da Vito Cimmarusti e Nunzio Ingrosso, «U cazzarizze» andata in scena presso il “Teatro Cabaret Purgatorio” di Bari. Stavo ottemperando al servizio militare a Civitavecchia e, nonostante disponessi di un 36 ore, per questioni di pratiche da controllare in ufficio, mi fu impossibile essere presente. La compagnia che rappresentò l’opera, per la regia di Michele Amoruso su scenografia di Franco Mancini e trucco di Fara Leva, era composta da: Gianni Ciardo, Gianni Ippolito, Domenico Salatino e Michele Volpicella (nel 1980 Levante-Bari pubblicò un volumetto con il titolo della farsa).

Molti anni dopo Ciardo venne un sabato a propormi un libro, ma non riuscivo a comprendere se celiava o era serio, per giunta il testo non lo aveva portato. Poi forse si ‘scontrò’ con un amico comune che quel giorno era da me.

Detto ciò sono sempre del parere che Luca Medici, Uccio De Santis e Gianni Ciardo debbano fare un film assieme: si ‘arricchirebbero’ artisticamente vicendevolmente.

Con grande sensibilità è stata consegnata una targa d’argento al professore Nicola Simonetti, a testimonianza di una vita trascorsa sia in ambito famigliare che di lavoro in collaborazione e al servizio delle donne senza distinzione di colore di…‘scarpe’. Conosco Nicola da oltre 40 anni ma il suo impegno, la sua passione, la sua voglia di esserti utile senza farlo pesare, il suo amore per la professione medica, la sua partecipata adesione ad un modo di fare informazione sia scientifica che di cronaca-verità, sono esemplari. Il tutto ricordandoti ogni giorno che non esiste per nessuno una strada facile per quel ‘Paradiso’ cui tutti aspiriamo. Il Gruppo Amici di San Nicola, fiero, plaude.

Il mondo delle donne andato in scena a Bitritto non esclude gli uomini, ma li invita a percorrere la strada insieme nel rispetto di quei diritti che sono alla base dell’amore e di una famiglia in cui la vita ‘vince sempre’.