Franceschini: “Con il M5s è finita, ora alleanza larga nel nome di Draghi”
MILANO – “Questo strappo rende impossibile ogni alleanza con i 5 Stelle. La rottura sulla fiducia al governo rende impossibile l’alleanza”. Così il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che in una intervista al Corriere parla dei rapporti del Pd con i 5 Stelle dopo la fine del governo Draghi. Ora lo sguardo è fisso alle prossime elezioni, del 25 settembre. “Credo – dice – che saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutto a mare. Si svolgeranno secondo uno schema temporaneo ma un po diverso rispetto alla normalità”.
Il ministro dei Beni culturali ritiene che il confronto questa volta sarà tra “le forze e le persone che hanno votato la fiducia, o che l’avrebbero votata alla Camera, un campo che si compone intorno al Pd, poi con il partito decideremo come e dall’altra chi ha affossato Draghi. Tra chi lo ha difeso ci sono forze e personalità diverse che potranno stare insieme in un rassemblement elettorale, non improvvisato per vincere nei collegi uninominali”. In sostanza “da una parte gli europeisti e i riformisti che hanno sostenuto l’esperienza del governo Draghi e l’avrebbero continuata, dall’altra parte i sovranisti, gli anti europeisti, il centrodestra senza più centro”. E qui lancia una stoccata a Forza Italia: “Il partito di Berlusconi è evaporato”.
“Non voglio coinvolgere Draghi, perché so che non ha nessuna intenzione di fare un percorso politico e noi non lo tireremo per la giacchetta”, chiarisce il ministro che per le prossime urne parla di un “rassemblement largo, interprete e garante dell’agenda Draghi batterà la destra. Negli elettori della Lega, di Forza Italia e in generale nei mondi moderati c’è il dissenso totale rispetto a quello che hanno fatto questi partiti. Il Paese non lo dimentica”. Un’impresa ardua per il Partito democratico, che parte sfavorito secondo i sondaggi alla vigilia: “Possiamo farlo – dichiara – perché abbiamo un partito unito attorno al segretario.V Non è capitato molte volte nella storia del Pd, ma adesso è così”.