In anteprima a 'Il Libro possibile' il nuovo libro del Prof.Nicola Triggiani
POLIGNANO A MARE (BA) - Sabato 9 luglio, alle ore 22.00, sarà presentato in anteprima alla XXI edizione del Festival “Il Libro possibile” di Polignano a Mare (Balconata Santa Candida) il nuovo libro curato dal Prof. Nicola Triggiani, Ordinario di Diritto processuale penale nell’Università di Bari “Aldo Moro”, dal titolo Informazione e giustizia penale. Dalla cronaca giudiziaria al processo “mediatico”. A presentare il volume – edito da Cacucci e inserito nella Collana “Giustizia penale della post-modernità” – Mimmo Mazza, Caporedattore centrale de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Il libro affronta in prospettiva interdisciplinare le complesse problematiche relative al tormentato rapporto tra processo penale e informazione. Come si legge nella prefazione del Prof. Adolfo Scalfati dell’Università di Roma “Tor Vergata”, “emergono l’encomiabile microscopismo del curatore, i puntuali rilievi degli Autori e l’unitarietà della trattazione”, mentre “spicca il ragionato riparto degli argomenti”, che deriva da uno studio attento e meditato. I contributi che compongono il volume (in tutto 23) sono stati scritti da professori di varie università italiane, magistrati, avvocati e giornalisti. A firma del Curatore – che è anche docente nel Master biennale in «Giornalismo» dell’Università di Bari, in convenzione con l’Ordine dei Giornalisti – sono la lunga introduzione, che offre un efficace affresco di tutti i temi sviluppati nel volume, e il capitolo sulla disciplina delle riprese audiovisive dei dibattimenti, riprese alla base di una delle trasmissioni televisive più longeve della RAI, “Un giorno in Pretura”.
Il libro evidenzia l’attrito tra libertà di cronaca e altri valori costituzionali (amministrazione della giustizia, presunzione di non colpevolezza, diritto di difesa, riservatezza); s’intuisce, al riguardo, la necessità di trovare un (difficile) punto di equilibrio in un settore nevralgico per la democrazia.
Emerge un profondo divario tra dato normativo e prassi: a fronte di un articolato complesso di regole a salvaguardia di interessi processuali ed extraprocessuali, risulta molto frequente l’inosservanza dei divieti di pubblicazione di atti posti a tutela del segreto investigativo o della riservatezza. I maggiori effetti distorsivi nella rappresentazione mediatica della giustizia penale derivano però non tanto dalla narrazione mediante la cronaca giudiziaria – che pure registra abusi, carenze ed eccessi – quanto dal più recente fenomeno dei “processi paralleli” svolti nei vari talk show televisivi, dal “caso Cogne” in poi proliferati in tutti i palinsesti, non regolati evidentemente dalle norme del codice di procedura penale, ma da quelle tiranniche dell’audience e dello share. Questa giustizia mediatica, lesiva dei diritti fondamentali della persona, è in grado di condizionare pesantemente l’opinione pubblica in senso colpevolista e di incidere potenzialmente anche sullo stesso svolgimento e sugli esiti del processo. Non è facile individuare delle soluzioni. Al di là di eventuali nuove modifiche normative, per Triggiani resta centrale il richiamo alla deontologia e al senso di responsabilità degli operatori della giustizia e dell’informazione, ma soprattutto auspicabile un’autentica rivoluzione culturale che coinvolga media, magistratura e società.
Il curatore di questo prezioso e corposo volume, che supera le 700 pagine e non trascura di considerare anche la rappresentazione del processo penale nel cinema e nelle altre arti, è autore delle monografie Ricognizioni mezzo di prova nel nuovo processo penale (Giuffrè, 1998), Le investigazioni difensive (Giuffrè, 2002) e Giustizia penale e informazione. La pubblicazione di notizie, atti e immagini» (Cedam, 2012), nonché di numerosi contributi pubblicati in opere collettanee e su riviste scientifiche; ha inoltre curato i volumi La messa alla prova dell’imputato minorenne tra passato, presente e futuro. L’esperienza del Tribunale di Taranto (Cacucci, 2011), La deflazione giudiziaria. Messa alla prova degli adulti e proscioglimento per tenuità del fatto (Giappichelli, 2014) e Il linguaggio del processo. Una riflessione interdisciplinare (Edizioni Djsge, 2017).
Il libro affronta in prospettiva interdisciplinare le complesse problematiche relative al tormentato rapporto tra processo penale e informazione. Come si legge nella prefazione del Prof. Adolfo Scalfati dell’Università di Roma “Tor Vergata”, “emergono l’encomiabile microscopismo del curatore, i puntuali rilievi degli Autori e l’unitarietà della trattazione”, mentre “spicca il ragionato riparto degli argomenti”, che deriva da uno studio attento e meditato. I contributi che compongono il volume (in tutto 23) sono stati scritti da professori di varie università italiane, magistrati, avvocati e giornalisti. A firma del Curatore – che è anche docente nel Master biennale in «Giornalismo» dell’Università di Bari, in convenzione con l’Ordine dei Giornalisti – sono la lunga introduzione, che offre un efficace affresco di tutti i temi sviluppati nel volume, e il capitolo sulla disciplina delle riprese audiovisive dei dibattimenti, riprese alla base di una delle trasmissioni televisive più longeve della RAI, “Un giorno in Pretura”.
Il libro evidenzia l’attrito tra libertà di cronaca e altri valori costituzionali (amministrazione della giustizia, presunzione di non colpevolezza, diritto di difesa, riservatezza); s’intuisce, al riguardo, la necessità di trovare un (difficile) punto di equilibrio in un settore nevralgico per la democrazia.
Emerge un profondo divario tra dato normativo e prassi: a fronte di un articolato complesso di regole a salvaguardia di interessi processuali ed extraprocessuali, risulta molto frequente l’inosservanza dei divieti di pubblicazione di atti posti a tutela del segreto investigativo o della riservatezza. I maggiori effetti distorsivi nella rappresentazione mediatica della giustizia penale derivano però non tanto dalla narrazione mediante la cronaca giudiziaria – che pure registra abusi, carenze ed eccessi – quanto dal più recente fenomeno dei “processi paralleli” svolti nei vari talk show televisivi, dal “caso Cogne” in poi proliferati in tutti i palinsesti, non regolati evidentemente dalle norme del codice di procedura penale, ma da quelle tiranniche dell’audience e dello share. Questa giustizia mediatica, lesiva dei diritti fondamentali della persona, è in grado di condizionare pesantemente l’opinione pubblica in senso colpevolista e di incidere potenzialmente anche sullo stesso svolgimento e sugli esiti del processo. Non è facile individuare delle soluzioni. Al di là di eventuali nuove modifiche normative, per Triggiani resta centrale il richiamo alla deontologia e al senso di responsabilità degli operatori della giustizia e dell’informazione, ma soprattutto auspicabile un’autentica rivoluzione culturale che coinvolga media, magistratura e società.
Il curatore di questo prezioso e corposo volume, che supera le 700 pagine e non trascura di considerare anche la rappresentazione del processo penale nel cinema e nelle altre arti, è autore delle monografie Ricognizioni mezzo di prova nel nuovo processo penale (Giuffrè, 1998), Le investigazioni difensive (Giuffrè, 2002) e Giustizia penale e informazione. La pubblicazione di notizie, atti e immagini» (Cedam, 2012), nonché di numerosi contributi pubblicati in opere collettanee e su riviste scientifiche; ha inoltre curato i volumi La messa alla prova dell’imputato minorenne tra passato, presente e futuro. L’esperienza del Tribunale di Taranto (Cacucci, 2011), La deflazione giudiziaria. Messa alla prova degli adulti e proscioglimento per tenuità del fatto (Giappichelli, 2014) e Il linguaggio del processo. Una riflessione interdisciplinare (Edizioni Djsge, 2017).