FRANCESCO GRECO - MILANO. “Quando dipingo mi pare di entrare quasi fisicamente in quei posti magici…”.
Occhi pesantemente bistrati che richiamano l’epoca luminosa di Tutankhamon e Cleopatra, spalancati su un mondo che però corrompe la bellezza e trasforma il tutto in un paradigma culturale. Bolle di sapone vaganti con levità nell’etere che svelano i relativismi della cultura occidentale.
Perfida gramigna sparsa ovunque, nelle aggettanze del nostro tempo ispido; dice di un uomo che evapora, ectoplasma schizofrenico e folle perduto fra le galassie. Colori che risplendono nel cuore pulsante del corpo cosmico e che svelano un’artista originale, unica nel suo concept.
“Il mondo visto al contrario è più bello...”.
Sono solo due delle infinite declinazioni del mood estetico di Eleonora De Giuseppe, in arte “La Pupazza” (“me lo diedero i bambini di Tricase anni fa quando disegnai un fumetto che ricordava me: capelli neri, occhiali da sole, stivali e l’occhio sempre ironico: cominciarono a scriverlo su Facebook, mi piacque, l’ho sentito subito mio…”.) che da anni (2008) il mondo ha imparato a conoscere e che segnerà l’arte del III Millennio come una Andy Wharol in versione mediterranea: le sue visioni più segrete, intime, ansie, istinti, passioni, contraddizioni, entrando nelle antologie, le accademie, le tesi di laurea (recentemente ne hanno parlato la Rai e il Corriere della Sera).
“Spesso nei paradossi ho trovato la verità…”.
Dal 2018 vive fra l’Italia (il Salento e Milano) e gli USA (New York, Boston). A Milano ha affrescato, su commissione del Comune, un centinaio di cabine elettriche, il sottopassaggio della metro, le barriere antiterrorismo di Piazza Duomo, etc.. Una gallery diffusa (i capelli-spaghetti, l’occhio-mela, il macina-rose, il fuoco-carota, il rosso del semaforo che condisce gli spaghetti), un museo a cielo aperto sparso sul territorio a futura memoria. Prossima performance: le fiancate delle navi da crociera. Una sua opera è nello studio del direttore de “La Verità” Maurizio Belpietro.
Presenze importanti a Expo Milano 2014, la Fiera ProVine di Dusseldorf, Vinitaly di Verona, live painting su scarpe e palloni per Crossover della NBA e il palco della Notte della Taranta. Nel pedigrèe 20 mila scatti con chi ha apprezzato le sue performance, da Sgarbi a Bettarini e altri dello showbiz ritratti col celebre occhio, password di un’epoca delirante in cui guardiamo fuori e dentro di noi e quel che vediamo non sempre ci piace. D’obbligo il mantra: “La Pupazza non è pazza!”.
“Il piatto di pasta asciutta capovolto diventa una donna che si chiama Asciutta Pasta…”.
Ma se la vita è anche la magia degli incontri, quello avvenuto nel 2016 con Santero 958 è stato ricco di colori e di soddisfazioni e le ha dato una popolarità spalmata in ogni continente. La “Pupazza” ha infatti firmato la Limited Edition del logo vitivinicolo del Cuneese: sei disegni sono divenuti i blister delle bottiglie. Un successo, tanto che dopo appena un anno, l’industriale Gianfranco Santero ha festeggiato le 400mila bottiglie firmate col logo “Pupazza” vendute in tutto il mondo, dalla Corea al Giappone.
E le lampade, pezzi di design unici, dove la luce di Ernesto illumina i colori della “Pupazza” per svelare un mondo fattosi d’improvviso buio, ostile, malato: must che ha suscitato subito curiosità e di cui si sentirà parlare nei prossimi anni.
“Piramidi che diventano grattacieli…”.
E dunque, occhi, bolle e blister: tre scansioni iconiche, paradigmatiche dell’arte pupazziana, cosmopolita e postmoderna, lontana anni luce dal provincialismo autoreferenziale da cui siamo ammorbati, citazioni di citazioni di citazioni.
Ma da pochi giorni è avvenuta un’altra declinazione, nata dalla “contaminazione” fra la sua estetica da neoavanguardia e la luce nella sua escatologia più potente ed evocatrice di altri mondi, realtà, universi interiori.
Mi ha detto: “Insieme dobbiamo fare cose uniche… Gli ho dato retta!”.
L’ultimo incontro, che ha dato una svolta sia artistica che esistenziale a Eleonora, due anni fa con Ernesto (“disordinato, egocentrico, sognatore, innovativo”), figlio del fondatore (1979) di “Salento Luminarie” Cosimo Palma da Giurdignano (a due passi da Otranto, i suoi miti e le storie), che illumina le piazze e le feste in tutto il mondo (Albania, Olanda, Turchia, ultima: il Natale in Russia, a Kazan, oltre che le location del design e la moda), rimodula e arricchisce work in progress la sua percezione e sensibilità.
“E’ come se le mie radici nel Salento si consolidassero”.
E si traduce nella prima cassa armonica colorata al mondo (“pupazzata”), dopo una vespa originalissima di occhi e bolle con cui girava in città, novella Audrey Hepburn.
Lunghi capelli neri, fisico da modella, l’artista racconta: “C’era una cassa armonica di oltre 60 anni fa, chissà quante piazze e paesi e feste aveva visto, era messa male, Ernesto voleva mandarla in pensione, ma mi sono detta: la dipingo e rinascerà a nuova vita… E così è stato”.
Esordio alle prossime feste patronali in Terra d’Otranto. “Pomodori o applausi?” si chiede inquieta la “Pupazza”. Intanto la cassa armonica è oggetto di “pellegrinaggio”: la buona gente di Giurdignano va a vederla e lascia feed back sui social, come questo di Cristina Georgiana Maxinoiu: “La sensazione di vederla dal vivo non ha prezzo”.
Ernesto è diventato il suo compagno e a gennaio 2022 è nato Christian: la “Pupazza” è diventata mamma per la gioia dei nonni di Tricase (dove l’artista è nata) e Giurdignano dove vive. Così l’artista, sempre pronta a rinnovare i suo codici estetici, si rimodula e riparte verso nuovi orizzonti. Fra i pannolini da cambiare e il pupo da cullare, i suoi grandi occhi spalancati sul futuro e le bolle che a vederle i bambini (e i grandi) fanno oh…