FRANCESCO GRECO - Aveva il dono della memoria, e della parola. Gli piaceva raccontare. Un’intelligenza viva e fertile. Il gusto del particolare, l’aneddoto, il personaggio, il costume, l’economia, la società del Novecento.
Si può dire che inventò un modo di scrivere la Storia, diretto, dal basso, senza orpelli, dal punto di vista del popolo, la sua quotidianità spicciola, le minuzie, i retroscena. In fondo Omero raccogliendo questi racconti scrisse le sue opere immortali.
Quell’humus che non si trova nei libri ma che si rintraccia nella mente e nel cuore dei popoli che la Storia la fanno con le loro vite, le ansie, le speranze, le sofferenze, le ingiustizie.
Un anno è passato da quando, in piena pandemia, Alfredo Massaro da Alessano se n’è andato poco più che ottantenne per un attacco di cuore.
Manca alla sua comunità, ai suoi amici che quando appariva a Palazzo Legari, sede della Biblioteca Comunale “Antonio Caloro”, gli si facevano intorno con mille domande e curiosità.
Rispondeva sempre in modo esauriente, con il piacere del racconto, su fatti di un secolo fa, vissuti direttamente o sentiti dall’affabulazione popolare.
Faceva di continuo ricerche, verificava date e fatti, integrava il tutto con i suoi ricordi. Il materiale finiva nei suoi articoli, sempre ricchi di notizie, in cui andava al cuore delle cose, dei fatti, la vita, il mondo, il passato.
Ci fu un periodo in cui la popolazione si lamentava del fatto che fosse aperta solo due giorni a settimana, Alfredo era perfettamente d’accordo ed ebbe l’idea di una petizione popolare.
I salentini lo ricordano sul posto di lavoro, al le littorine della Sud-Est (era figlio di un ferroviere), sempre attento e diligente, trattava come amici tutti i viaggiatori. E pure delle sue esperienze lavorative aveva ricordi appassionanti che ascoltavamo in religioso silenzio. Era stato testimone delle profonde trasformazioni della sua terra tramite l’emigrazione e gli studi di massa.
Un uomo che tanto ha dato al suo paese (ricordiamolo: quello del venerabile Tonino Bello) in studio, impegno e passione, una sorta di Omero del Salento, sarebbe opportuno non finisse nell’oblio.
Una strada gli andrebbe intitolata, magari raccogliere i suoi scritti in un libro. Sarebbe un dovuto segno di riconoscenza, ma anche il modo per farlo conoscere alle giovani generazioni.
Alfredo Massaro rappresenta la nobiltà del passato, le radici più forti e proprio perché oggi si tende a vivere nel presente andrebbe fatto conoscere ai giovani. Senza radici che futuro sarà? Le nuove generazioni hanno bisogno di ancorarsi alla memoria. Quella di Alfredo è un patrimonio prezioso quanto unico.