NICOLA ZUCCARO - Il 2 agosto 1922, Giuseppe Di Vittorio, a capo di ex ufficiali legionari di Fiume, socialisti, comunisti, anarchici, Arditi del Popolo difese la Camera del Lavoro di Bari, riuscendo a sconfiggere gli squadristi fascisti inviati nel capoluogo pugliese da Giuseppe Caradonna. Quanto avvenne quel giorno a Bari fu il primo episodio di resistenza contro il fascismo, in cui cittadini, lavoratori e forze democratiche organizzate difesero con le armi la rispettiva Camera del Lavoro.
Nel terzo giorno di guerriglia, dopo la strenua resistenza del 2 agosto e a seguito delle avvisaglie percepite il 1 agosto, fu persino negato l'accesso alla forza pubblica alle vie di Bari Vecchia, con lo scavo di fossati per impedirne l'ingresso a essa e al contingente di fascisti giunto dall'Emilia Romagna per l'assalto finale alla Camera del Lavoro.
La sera del 3 agosto 1922, l'onorevole Giuseppe Di Vittorio dichiarò al Prefetto della Provincia di Bari la cessazione dello sciopero generale nazionale proclamato il 31 luglio dall'Alleanza del Lavoro e la ripresa delle attività lavorative per l'indomani.
Ma i fascisti si rifecero presto. Dopo l'arresto di circa 100 rivoltosi, reclusi presso il Castello Svevo, il Prefetto Olivieri fu convinto ad adottare un provvedimento drastico nei confronti della Camera del Lavoro. Nella notte fra il 7 e l'8 agosto 1922, l'esercito regolare, munito di mitragliatrici e di autoblindo, entrò nella Città vecchia per arrestare i suoi dirigenti. Nonostante la scarcerazione dell'On. Di Vittorio, pochi giorni dopo la riapertura della Camera, si chiuse la stagione della resistenza attiva all'avvento fascista.
Il 31 ottobre 1922, dopo il giuramento del Governo Mussolini, la Camera del Lavoro verrà definitivamente chiusa e abbattuta, forse per nascondere una delle sconfitte più cocenti dell'avanzata fascista. Al suo postò, nel 1937, sorgerà la Scuola Materna "Vincenzo Diomede Fresa" (foto), a tutt'oggi ubicata nelle immediate vicinanze della Basilica di San Nicola. In occasione del centesimo anniversario dell'assedio fascista alla Camera del Lavoro di Bari, per la collana " Storia e Memoria", Edizioni Radici Future ha realizzato, con Lea Durante, Antonia Lovecchio e Pasquale Martino, la pubblicazione dal titolo "Cent'anni di Resistenza".
Nel terzo giorno di guerriglia, dopo la strenua resistenza del 2 agosto e a seguito delle avvisaglie percepite il 1 agosto, fu persino negato l'accesso alla forza pubblica alle vie di Bari Vecchia, con lo scavo di fossati per impedirne l'ingresso a essa e al contingente di fascisti giunto dall'Emilia Romagna per l'assalto finale alla Camera del Lavoro.
La sera del 3 agosto 1922, l'onorevole Giuseppe Di Vittorio dichiarò al Prefetto della Provincia di Bari la cessazione dello sciopero generale nazionale proclamato il 31 luglio dall'Alleanza del Lavoro e la ripresa delle attività lavorative per l'indomani.
la copertina 'Cent'anni di Resistenza - L'assedio alla Camera del Lavoro di Bari Vecchia' |
Ma i fascisti si rifecero presto. Dopo l'arresto di circa 100 rivoltosi, reclusi presso il Castello Svevo, il Prefetto Olivieri fu convinto ad adottare un provvedimento drastico nei confronti della Camera del Lavoro. Nella notte fra il 7 e l'8 agosto 1922, l'esercito regolare, munito di mitragliatrici e di autoblindo, entrò nella Città vecchia per arrestare i suoi dirigenti. Nonostante la scarcerazione dell'On. Di Vittorio, pochi giorni dopo la riapertura della Camera, si chiuse la stagione della resistenza attiva all'avvento fascista.
Il 31 ottobre 1922, dopo il giuramento del Governo Mussolini, la Camera del Lavoro verrà definitivamente chiusa e abbattuta, forse per nascondere una delle sconfitte più cocenti dell'avanzata fascista. Al suo postò, nel 1937, sorgerà la Scuola Materna "Vincenzo Diomede Fresa" (foto), a tutt'oggi ubicata nelle immediate vicinanze della Basilica di San Nicola. In occasione del centesimo anniversario dell'assedio fascista alla Camera del Lavoro di Bari, per la collana " Storia e Memoria", Edizioni Radici Future ha realizzato, con Lea Durante, Antonia Lovecchio e Pasquale Martino, la pubblicazione dal titolo "Cent'anni di Resistenza".