Figli del vento, come cambia l’emigrazione

 


FRANCESCO GRECO - Il fenomeno delle migrazioni e delle immigrazioni è sempre nuovo a ogni tipo di approccio e studio analitico. Ciò sta a significare, fra l’altro, quanto sia complesso, polisemico, tutto da scoprire.

E’ appena uscito un delizioso saggio dal titolo “L’Italia e i figli del vento” (Mobilità interna e nuove migrazioni), di Delfina Licata, Donzelli editore, Roma 2022, pp. 176, € 16,00 (collana “Occhielli”) con la bella prefazione di Andrea Ricciardi.

La studiosa parla, come si usa dire, pro domo sua. E’ infatti sociologa delle migrazioni presso la Fondazione “Migrantes” della CEI (Conferenza episcopale italiana). Inoltre curatrice del Rapporto italiani nel mondo, ha coordinato il Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo (2014) e ancora è componente della commissione scientifica del Festival della migrazione di Modena, dell’opera “Storia dell’emigrazione italiana in Europa” (Donzelli, 2022) e ancora del tavolo tecnico del Maeci sul fenomeno del cosiddetto «turismo di ritorno».

Conosce perciò in profondità la materia, il mondo dell’emigrazione nei suoi mille aspetti e sfaccettature, perché da anni lo studia sotto ogni angolazione.

In questa sua ultima performance, ricca di dati e citazioni, ricorrendo a un’apprezzabile cifra divulgativa, mette a confronto i due aspetti più attuali del fenomeno: l’emigrazione degli italiani all’estero e l’immigrazione degli stranieri in Italia. 

Il nostro Paese (ma è un fenomeno dell’Occidente), che sta invecchiando velocemente, soffre di una grave crisi demografica che esploderà a breve, e pertanto ha urgente bisogno di nuovi ingressi. Rapita in dibattiti metafisici, la classe politica non pare accorgersene modulata sullo scandalismo e sull’eterna propaganda da campagna elettorale peripatetica.

Sic stantibus, allo stato attuale delle cose, gli italiani che lasciano il Paese corrispondono agli stranieri che ci arrivano. Per questo, tutto l’allarmismo di massicce invasioni di stranieri non è reale ma solo percepito e amplificato dai media a seconda del tornaconto politico di questo o quello. Ciò confonde ancor più le acque, e le idee e ne pregiudica un’analisi serena e oggettiva e quindi una auspicabile gestione razionale del fenomeno.

L’Italia, ci dice fra l‘altro la sociologa pugliese (Taranto), è un Paese in continua mobilità e sarebbe necessario capirne a fondo i motivi per poterli razionalizzare.

Delfina Licata esprime l’auspicio che tutti dovremmo poter partire per scelta e avere la possibilità di ritornare quando vogliamo: voler partire e decidere di tornare è una “filosofia” che dovrebbe coniugare le aspirazioni degli individui e le esigenze di avanzamento civile e sociale dei popoli.

E’ interessante, infine, la recente teoria scientifica che viene esposta dal saggio, secondo la quale il desiderio di viaggiare (“Wanderlust”, termine tedesco) sarebbe legato a un gene del dna umano. Quindi si nasce stanziali o con la valigia sempre pronta. Forse è sempre stato così, ma se diamo a  ciò valore di paradigma, allora gli italiani sono, da sempre, nella loro Storia, geneticamente vocati all’emigrazione.

Un libro sommamente interessante, che arricchisce ancora di più tutta la materia che ruota intorno al mondo delle migrazioni e che ci fa inserire l’alert per le future riflessioni in materia della studiosa s


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