Sgarbi a Gagliano “celebra” Vincenzo Ciardo: “Un impressionista salentino”
ph Orazio Coclite |
FRANCESCO GRECO - “Era d’inverno e all’imbrunire, con la bicicletta, mio padre tornava dalla campagna: portava una sàrcina (fascina) per il fuoco. Don Vincenzo lo fermò, abbozzò a matita la scena… Chissà dov’è finita quell’opera…”, sorride Leonardo “Narduccio” Camisa (1949). Già, chissà chi è il fortunato possessore.
Folla delle grandi occasioni in piazza San Rocco, il cuore di Gagliano dove, aspettando Sgarbi, ogni paesano ha un aneddoto da raccontare. Dietro la chiesa matrice, nella casa dall’ampio cortile, è nato e ha abitato il maestro (23 ottobre 1894 - 26 settembre 1970) ed è stata allestita la prima vera retrospettiva da quel giorno di settembre quando si consegnò alla terra rossa tanto amata, il soggetto preferito della sua opera tra ulivi, scogliere, case bianche, vicoli e stradine e poi mare, pleniluni, fuoco (“La verità profonda delle sue ispirazioni”).
C’è Vittorio Sgarbi, il critico d’arte più bravo e famoso, è qui per “celebrare” Ciardo, un artista “fedele ai luoghi, le emozioni, i sentimenti”. Un evento da “Io c’ero…”, nessuno vuol mancare. Nella folla troviamo l’artista Luigi Sergi (galleria d’arte a Novara), il regista Massimo Fersini (“Totem Blue”), la cantante Mariella Mangiullo, i pronipoti Enza e Bruno Chironi, Paola Brigante.
La rassegna ideata dal Comune e sostenuta da aziende del territorio, si chiama “Il Salotto del Capo” e ha proposto ospiti illustri: il magistrato Nicola Gratteri col suo ultimo saggio, Marco Travaglio, Paolo Aquilanti. Sempre sold out.
Gagliano ha assunto, in quest’estate 2022, una solida leadership culturale della zona: mentre i paesi vicini chiacchierano, o passano il tempo a rimirarsi l’ombelico, qui si lavora sodo, e i risultati, e il prestigio, arrivano.
Alla fine sul palco spunterà anche Al Bano, con Sgarbi parleranno di “capre” e di Claudio Villa, Celentano, Modugno: “Mentre ti ascoltavo e guardavo scorrere le opere di Ciardo sul maxischermo, mi è venuta in mente questa canzone…”. E ha cantato, improvvisando, a cappella (senza musica) la cover “Amara terra mia”: cellulari impazziti e standing ovation a cornice di una serata superlativa, da tramandare ai posteri.
Presentato sobriamente dal giovane assessore alla Cultura e vicesindaco Daniele Vitali, Sgarbi (stranamente scalzo), in camicia bianca e pantaloni blu, appare alle 21.50. E’ affaticato, forse è il caldo.
Regala una lectio magistralis di oltre un’ora sulla vita e l’opera di Ciardo, contestualizzandolo nel suo tempo. Parte da Biagio Mercadante (visto anni fa a Sapri, Cilento, “ma Ciardo è più moderno”) e parla di impressionismo, cubismo, avanguardie (tele tagliate, orinatoi, merde d’artista, etc.), astrattismo, informale e poi citerà Picasso, De Chirico, Van Gogh, Giotto, Caravaggio, Manet, Monet, Matisse, Kandinskj, etc. e dalla biografia dell’artista la prima guerra mondiale da caporale (“Dipinse paesaggi sui cannoni”), gli studi a Urbino a prendere confidenza con i maestri del Rinascimento, Napoli (Accademia di Belle Arti, insegnante di paesaggio), e ancora Venezia e Roma (dove espone), i matrimoni di Rita Pavone con Teddy Reno e Jacqueline Kennedy con Onassis, l’amore per la collega Eliana Calvanese, il critico Filiberto Menna (“Era profondamente radicato alla sua terra… La sua ascetica consapevolezza formale…”, 1970), “l’amicizia spirituale” col poeta Girolamo Comi (1890-1968): “Nella stessa terra- chiosa Sgarbi ormai di casa in Terra d’Otranto - vivono un grande e dimenticato poeta e un grande e dimenticato pittore…”…
E concluderà: “Se fossi di Gagliano, sarei orgoglioso di aver avuto un pittore come Ciardo, un impressionista salentino…”: di nuovo cellulari al lavoro nella sera mediterranea e standing ovation.
Ciardo, la sua terra, la sua opera: c’è un filo rosso?
“Il Salento è un posto meraviglioso della Terra. Ciardo rimase fedele ai luoghi della sua infanzia e alla loro bellezza, se li portò sempre dentro come se fossero una parte della sua anima. Qui faceva vita riparata, senza riconoscimenti: al contrari0 di De Chirico, non ebbe tv e stampa dalla sua. Rimase nei luoghi che ha amato, dove ha avuto affetti, un mondo di semplicità, valori, emozioni. La sua terra la visse come un costante riferimento dei suoi affetti e stati d’animo e quindi della sua arte. Fa sentire la felicità di vivere qui… Dipinti, i suoi, che richiamano la bellezza della natura. Quadri che sono poesia… Ciardo è anche un poeta, oltre che un pittore di sentimenti…”.
Mentre il riferimento agli altri artisti?
“Monet da una parte, Van Gogh dall’altra… E’ moderno senza essere di moda. Fa riferimento a Van Gogh e come lui esprime i suoi sentimenti intensi, la sua stessa profondità emotiva. Anche per lui il paesaggio è un modo per far sentire il proprio stato d’animo, i suoi spazi interiori. Una pittura rapida, sensibile, impressionistica, con i suoi colpi di colore. Un rapporto stretto con gli impressionisti, da Monet a Bonnard. Sempre dentro una pittura di paesaggio, en plein air, che per lui è una necessità. Un pittore profondamente, assolutamente autentico, una vita per la pittura…”.