“Terracate”, Matino “capitale” dell’arte e la musica


FRANCESCO GRECO - “E’ bello vedere il Palazzo colmo di luce  e di arte…”, sorride Giorgio Salvatore Toma, sindaco di Matino (Lecce).

Il Palazzo Marchesale “Del Tufo” è un gioiello architettonico nel cuore antico della città, all’ombra della maestosa chiesa di San Giorgio protettore. 

E’ costruito su una cava da cui sono stati intagliati col piccone i conci con cui hanno fatto le case. Intorno si intrecciano le stradine lastricate con le antiche “chianche”. Il passato convive armoniosamente col futuro.

L’estate pugliese si arricchisce di una proposta di livello, la III edizione (la prima si svolse nella vicina Ruffano) della rassegna di arte contemporanea organizzata dall’Associazione “Terracate” (radici, arte e dintorni), che vede circa quaranta artisti riflettere sul tema delle origini, la memoria, appunto le “terracate” (cioè le radici), quasi a voler rivendicare una dimensione antropologica e identitaria messa violentemente in discussione dalla globalizzazione. 

La varietà dei materiali e delle tecniche usate sono un ibrido, un atout che rende la proposta unica nel suo genere, in considerazione anche del fatto che (sparsi su tre livelli: sotterranei, pianterreno e primo piano) dà visibilità ad artisti affermati a livello mondiale, da Vito Russo a Luigi Sergi (titolo dell’opera in foto “Sognando l’infinito”) e Lucia Serracca e a esordienti assoluti (italiani e stranieri) che timidamente si affacciano con le idee che risentono echi e contaminazioni del XXI secolo e che assecondano la loro vocazione. 

Da Fabiana Russo (“Inganno notturno”, in foto) a Graziella Vigna (“Dipingo da quando ero all’asilo…”), poi Giada Mirizio, Pierluigi Maruccio, il ph Alessandro Fiore e Roberta Calò, Franco Murrieri, Claudio Vergaro, Carlo Crudo, Giorgina Marsano, Antonio Sergi, Stefania Puzzovio, Giovanni Felle, Mirella Siciliano, Tonia Romano, Ester D’A mico, Salvatore Solidoro, Arturo Provenzano, Roberto Casalini, Massimo De Luca, Tommaso Filieri, André Nadal, Pamela Maglie, Fortunato Tundo, Lucio Conversano, Sandrine Blondel, Carlo Conversano, Roberto De Salve, Franco Casalini, Ginella Orlando, Stefano Garrisi, Fabio S. Paladini (presidente dell’associazione, collaborano Carmen Crusafio, Stefania Biasco, Dario Paladini, Giada Paladini), Lina Boffa, Stefania Biasco, Patrizia Bove, Amato Apruzzese, Cristian A. Cataldi, Valentina Vernacotola e Cristian Lecci.


Il concept dell’evento (sino al 21 agosto, affiancata da proposte di narrativa, poesia, “Sabbia di confine” di Pina Petracca, danza, etc.) è spiegato da Giada Paladini: “Abbiamo cercato di raccontare le criticità della natura spesso ridotta a discarica di interessi…”. Collabora alla buona riuscita l’assessore Lucetta Barone.    

E quindi Matino è città d’arte, ma anche della musica: è solidamente ancorato al suo codice genetico dall’Ottocento, quando nacque la banda dei Marinaretti. Oggi ha una scuola a indirizzo musicale (Dante Alighieri). Un premio assegnato sinora a Carlo Romano, per 40 anni primo oboe all’Orchestra della Rai e musicista preferito da Ennio Morricone (Gabriel’s Oboe, colonna sonora del film “Mission”) a Stefano Bacilli, arrangiatore di Mina, Vasco Rossi, Renato Zero, etc. 

E due bande cittadine, i cui strumentisti formano i ragazzi: “Alcuni trovano subito lavoro”, osserva il sindaco. 

E con i tempi che corrono non è cosa da poco...



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