LIVALCA - Ho sentito parlare per la prima volta di Franco Enriquez al ginnasio dalla professoressa d’inglese La Tegola che ci riferì di un regista che aveva messo in scena, curando non solo la traduzione ma anche la regia, la “Bisbetica domata” di Shakespeare. Per amore di verità mi preme precisare che per ‘William’, in quel periodo, non provavo molta simpatia perché ci angosciava le giornate con la tragedia del “Macbeth”.
Di Enriquez mi sono occupato, su una testata locale, il giorno della sua prematura scomparsa, avvenuta in Ancona il 30 agosto 1980 a soli 52 anni. Ricordo che era stato aiuto regista di mostri sacri come Visconti, Strehler e Albertazzi (nel periodo in cui il grande Giorgio faceva coppia nella vita e sulle scene con la ‘divina’ Proclemer) e aveva contribuito a formare la compagnia cosiddetta «dei quattro» con Glauco Mauri (unico sopravvissuto), Valeria Moriconi, Mario Scaccia e Emanuele (Lele) Luzzati.
Enriquez ha messo in scena tanti spettacoli avvincenti ed intriganti, tra cui cito soltanto qualcuno: da “Il Gabbiano” di Cecov a “La locandiera” di Goldoni, da “Cesare e Cleopatra” di Shaw a “I rinoceronti” di Ionesco, da “Andorra” di Frisch a “Casimiro e Carolina” di Hòrvàth, non omettendo di annotare che viene accreditato tra i fondatori del DAMS di Bologna.
A Sud di Ancona, affacciato sul nostro mare Adriatico, sorge il magnifico rilievo montuoso del Conero, un insieme di snelle rocce a stratificazione calcarea, che custodisce suggestivi borghi come Numana e Sirolo, luoghi deputati per una vacanza oggi definita ‘intelligente’.
Proprio a Sirolo, comune di circa tremila abitanti collocato a 125 m s.m., si è svolta, il 30 agosto scorso, la XVIII edizione del Premio Nazionale intitolato al regista Enriquez, riconoscimento che recita: “Premio nazionale per l’impegno civile nel campo Artistico e della Comunicazione”.
Il Premio Nazionale Franco Enriquez 2022 Città di Sirolo “per un teatro, un’arte ed una comunicazione di impegno sociale e divino” nella categoria Teatri e luoghi di spettacolo - Sez. Direzione Artistica è stato attribuito al regista, autore ed attore di teatro RINO BIZZARRO, amico di vecchia data di chi scrive. La motivazione rende omaggio ad una delle figure più carismatiche del quartiere Libertà di Bari, in verità della Puglia intera, e si deve al presidente del premio Paolo Larici, scenografo e Maestro nell’arte deimetalli e dell’oreficeria, che ricopre anche la carica di presidente per il Centro Studi Franco Enriquez. Questa la spiegazione completa del premio: «L’Associazione ‘L’Eccezione - Cultura e Spettacolo’, con sede a Bari, è anche un Centro culturale polivalente, da intendere come un’estensione di Puglia Teatro che utilizza i talenti dei partecipanti per la realizzazione di una stagione che risulti alternativa ai teatri istituzionalizzati, che presentano un cartellone standardizzato. Il direttore è Rino Bizzarro, un attore che, dopo aver lavorato a Milano negli anni settanta con Teatro Insieme, con il Centro Teatro Attori e con Planchon, sperimentando la nascita delle Cooperative, come quella del Pierlombardo, decise di ritornare nella sua città per contribuire a dare vita ad un Teatro Stabile di Bari, ma, al cospetto di tante difficoltà, decise di fondare “Puglia Teatro”, che, nel 2007, è stato insignito dal MIBAC, per il suo Archivio, del riconoscimento di “Interesse storico particolarmente importante”. L’Archivio contiene una ricca documentazione sulla Storia del teatro in Puglia».
Nel ricevere il premio Bizzarro ha riesumato dalla sua intatta memoria uno ‘sfiorato’ contatto con il regista Enriquez: lui era al teatro Eleonora Duse di Genova, negli anni ’70 con la compagnia ‘Teatro Insieme’ ed era sotto contratto per cinque mesi perché portavano in scena “I tre Moschettieri” di Roger Planchon da Dumas (con la pignoleria dell’attore che tutto annota: precisa 199 repliche). Partecipò ad un provino con il regista Luigi Squarzina, che all’epoca e per parecchio tempo fu direttore artistico del Teatro stabile di Genova (solo per i non addetti ai lavori il Duse è la sala storica dello stabile di Genova) e fu ‘selezionato’, non potéaccettare però subito perché impegnato con l’ altro spettacolo. In quell’occasione Rino riconobbe fra il personale all’ascolto il regista Enriquez. Mi sembra pleonastico informarvi che Rino si esibì recitando una prima parte del monologo di Bertold Brecht dal titolo “L’eccezione e la regola”… diciamo che già da allora riteneva che non vi fosse niente di più autorevole ed affascinante dell’ECCEZIONE. Con la sua tipica modestia precisa che forse Squarzina optò per lui perché la parte richiedeva doti canterine che lui non solo possedeva, ma aveva perfezionato studiando canto lirico. Io che all’epoca ho ascoltato Rino al Piccinni posso garantire che si può considerare, senza ‘volo pindarico’, un precursore del ‘VOLO’. Chiaramente Squarzina, non dimentichiamo che è stato uno dei pilastri del DAMS di Bologna, dovette prendere atto che Rino era impegnato e non fu possibile ‘attenderlo’. Rino con rammarico afferma: ‘persi il treno…’ . Non sono d’accordo: avrà anche perso quel treno, ma ha trovato una ‘posta-ferrovia’ di quelle che ti cambiano la vita. Quello che sto per esporvi è stato già da tempo scritto da qualche parte ed anche riferito a voce, ma è un piccolo ‘fatterello’ che ha influito anche su scelte di vita personale e che, forse, interessa tutti noi (in quel noi vi è Anna, Rino e Giuliano) in un periodo in cui vacillano certezze anche per chi riteneva di aver ‘edificato’ basi stabili e solide.
Era il 2005, da un anno era morto mio padre che era molto affezionato a Rino e al suo modo educato di porsi, e venne a trovarmi Anna la moglie-amica-compagna di vita e di arte del nostro. Rino in quel periodo aveva qualche problema di salute: mi aveva portato 20 giorni prima degli scritti da trasformare in volume: era un viaggio nella drammaturgiapugliese del secondo Novecento, che comprendeva testi inediti di Nicola Manzari, Vincenzo Di Mattia, Vito Maurogiovanni, Nicola Saponaro, Rino Bizzarro, Maurizio Micheli, Maria Marcone, Antonio Rossano e Daniele Giancane. Era un discorso ancora allo stato embrionale e, quando chiesi ad Anna notizie del marito, dopo un breve excursus medico, mi disse: «Gianni sei tu la medicina di Rino». In un impeto di orgoglio potrei dire sono stato la ‘medicina’ di tanti, ma la verità è che in questo nuovo secolo sta venendo meno la ‘medicina’ che ti parla, assiste e consiglia, rimpiazzata da quella che trascura i rapporti umani a vantaggio di una schematica proposta ‘aliena’.
Oggi che si fanno le guerre per puntigli più o meno legittimi, dimenticando gli incolpevoli sventurati che pagano con la vita il sogno di grandezza di pochi, oggi che un ragazzo muore perché l’altalena rudimentale costruita in un piccolo parco giochi comunale era priva di quel buonsenso che si chiama ‘verifica’, oggi che si fanno campagne elettorali ‘contro’ e non, da opposti schieramenti politici, per il bene dell’Italia e del popolo, oggi che sembra che un leader assolve bene il suo compito quando metà della gente lo segue e metà lo perseguita (la frase non è mia, l’ho letta tempo fa e l’ho presa solo in prestito gratuito), oggi...
Tutti: giovani, meno giovani ed anziani dovrebbero aver presente un credo “non esiste un modo giusto per fare le cose sbagliate”. Tornando ad Anna e al suo «Gianni sei tu la medicina di Rino» era evidente che l’unica cosa giusta da fare era pubblicare il volume “Su il sipario”: la mia terapiacomprendeva anche ‘iniezioni’ indolori di fiducia di alcuni amici e ricordo la disponibilità di Egidio Pani non solo a redigere la prefazione, ma anche ad assecondare la mia richiesta di citare alcuni baresi-pugliesi fra cui Pasquale Sorrenti.
Al fine che fosse chiaro che la cura per Rino dovesse essere a prova di ogni malattia, stimolato da un nobile impulso incontenibile, cartonai il libro… suscitando il malcelato ‘astio’ di autori che aspiravano a tale rilegatura e che non avevo accontentato.
Bizzarro con Levante ha pubblicato “E’ di scena Don Pancrazio Cucuzziello”, “Il sottano”, “Entr’acte”,“Spundapete”, “Prove di assenza”, “Su il sipario”, “Puglia Teatro - Tutta la storia” e “Bari così-Personaggi”, volume cui sono molto legato perché fu la medicina che mi ricambiò Rino - confermando una vetusta intuizione aristotelica dell’amicizia: ‘un’anima sola in due corpi’ - nel 2015, permettendomi di verificare la rinnovata disponibilità di alcuni amici nel parlare di Rino e del suo mondo e anche del mio. Rino in una ‘succinta’ e pur ‘corposa’ introduzioneafferma: «Ringrazio i Personaggi protagonisti di questo lavoro, che sono i veri Autori del libro: mi hanno chiesto loro di mettere mano a queste pagine; e che continuano e continueranno a vivere dentro di me, se è vero, come è vero, che loro sono qui, che vivono e vivranno appunto in questi fogli, giacché nessuno mai muore realmente finché rimane presente nell’energia vitale, nel ricordo, nella stessa vita di qualcun altro, a cui ha lasciato ‘eredità d’affetti’».
In sintesi, all’insaputa di Rino, avevo invitato a parlare di lui, assegnando a ciascuno un canovaccio, in ordine alfabetico: Francesco Bellino, Vincenzo Di Mattia, Daniele Giancane, Vito Maurogiovanni, Michele Mirabella ed Egidio Pani. Per rispetto anagrafico riporto solo un piccolo periodo estrapolato dallo scritto di Pani: «Bizzarro non conclude storie, ne apre sempre nuove, e, con il suo sorriso semplice ed intenso, la sua serena tranquillità, la sua morbida, ferrea tenacia schiude altre finestre culturali, lì, nella sua antica casa barese e nel suo cuore: grande e saggio e giovane». Il libro si conclude con un calibrato e pregnante intervento curato da Francesco De Martino (nonostante fosse ‘molto impegnato’ - parole sue - non mi ha detto, come spesso ha fatto, NO, che, tradotto dalle lingue classiche, significa imperitura stima per Rino) dal titolo “Malinconico teatrante” in cui sentenzia: «Bizzarro è uno dei ‘testardi cercatori di poesia’, uno dei ‘cacciatori di sogni e di utopie’, ma legato a doppio nodo a “chessa Pugghia benedette” che “iè longa longhe e non fernesce ma’”. Mi piace segnalarvi che sempre su “Bari così” vi è una perla che ci regala Michele Mirabella nel suo sinottico scritto: «Rino ha fatto il contrario del parassita: il palcoscenico se lo è fatto a casa sua».
Solo per un attimo voglio tornare a quel treno ‘perso’ a Genova da Rino: Mario Cavalli, con quel filosofico equilibrio che tutti gli hanno sempre attestato e certificato, avrebbe sancito: “Ogni impedimento, è un giovamento’. Rino, concordo con il mio genitore, quando la tua Anna ti guarda tutti notano “Te lo leggo negli occhi” portato al successo anni fa da un tuo quasi ‘omonimo’: Dino.
Cosa dire di più se non augurarci che come il Conero ha fatto la sua parte, ora Noi di Puglia possiamo trovare quel vaccino per Rino che sia una nuova medicina che, presa a piccole dosi, risulti salutare… se non persino ‘salvavita’.
Di Enriquez mi sono occupato, su una testata locale, il giorno della sua prematura scomparsa, avvenuta in Ancona il 30 agosto 1980 a soli 52 anni. Ricordo che era stato aiuto regista di mostri sacri come Visconti, Strehler e Albertazzi (nel periodo in cui il grande Giorgio faceva coppia nella vita e sulle scene con la ‘divina’ Proclemer) e aveva contribuito a formare la compagnia cosiddetta «dei quattro» con Glauco Mauri (unico sopravvissuto), Valeria Moriconi, Mario Scaccia e Emanuele (Lele) Luzzati.
Enriquez ha messo in scena tanti spettacoli avvincenti ed intriganti, tra cui cito soltanto qualcuno: da “Il Gabbiano” di Cecov a “La locandiera” di Goldoni, da “Cesare e Cleopatra” di Shaw a “I rinoceronti” di Ionesco, da “Andorra” di Frisch a “Casimiro e Carolina” di Hòrvàth, non omettendo di annotare che viene accreditato tra i fondatori del DAMS di Bologna.
A Sud di Ancona, affacciato sul nostro mare Adriatico, sorge il magnifico rilievo montuoso del Conero, un insieme di snelle rocce a stratificazione calcarea, che custodisce suggestivi borghi come Numana e Sirolo, luoghi deputati per una vacanza oggi definita ‘intelligente’.
Proprio a Sirolo, comune di circa tremila abitanti collocato a 125 m s.m., si è svolta, il 30 agosto scorso, la XVIII edizione del Premio Nazionale intitolato al regista Enriquez, riconoscimento che recita: “Premio nazionale per l’impegno civile nel campo Artistico e della Comunicazione”.
Il Premio Nazionale Franco Enriquez 2022 Città di Sirolo “per un teatro, un’arte ed una comunicazione di impegno sociale e divino” nella categoria Teatri e luoghi di spettacolo - Sez. Direzione Artistica è stato attribuito al regista, autore ed attore di teatro RINO BIZZARRO, amico di vecchia data di chi scrive. La motivazione rende omaggio ad una delle figure più carismatiche del quartiere Libertà di Bari, in verità della Puglia intera, e si deve al presidente del premio Paolo Larici, scenografo e Maestro nell’arte deimetalli e dell’oreficeria, che ricopre anche la carica di presidente per il Centro Studi Franco Enriquez. Questa la spiegazione completa del premio: «L’Associazione ‘L’Eccezione - Cultura e Spettacolo’, con sede a Bari, è anche un Centro culturale polivalente, da intendere come un’estensione di Puglia Teatro che utilizza i talenti dei partecipanti per la realizzazione di una stagione che risulti alternativa ai teatri istituzionalizzati, che presentano un cartellone standardizzato. Il direttore è Rino Bizzarro, un attore che, dopo aver lavorato a Milano negli anni settanta con Teatro Insieme, con il Centro Teatro Attori e con Planchon, sperimentando la nascita delle Cooperative, come quella del Pierlombardo, decise di ritornare nella sua città per contribuire a dare vita ad un Teatro Stabile di Bari, ma, al cospetto di tante difficoltà, decise di fondare “Puglia Teatro”, che, nel 2007, è stato insignito dal MIBAC, per il suo Archivio, del riconoscimento di “Interesse storico particolarmente importante”. L’Archivio contiene una ricca documentazione sulla Storia del teatro in Puglia».
Nel ricevere il premio Bizzarro ha riesumato dalla sua intatta memoria uno ‘sfiorato’ contatto con il regista Enriquez: lui era al teatro Eleonora Duse di Genova, negli anni ’70 con la compagnia ‘Teatro Insieme’ ed era sotto contratto per cinque mesi perché portavano in scena “I tre Moschettieri” di Roger Planchon da Dumas (con la pignoleria dell’attore che tutto annota: precisa 199 repliche). Partecipò ad un provino con il regista Luigi Squarzina, che all’epoca e per parecchio tempo fu direttore artistico del Teatro stabile di Genova (solo per i non addetti ai lavori il Duse è la sala storica dello stabile di Genova) e fu ‘selezionato’, non potéaccettare però subito perché impegnato con l’ altro spettacolo. In quell’occasione Rino riconobbe fra il personale all’ascolto il regista Enriquez. Mi sembra pleonastico informarvi che Rino si esibì recitando una prima parte del monologo di Bertold Brecht dal titolo “L’eccezione e la regola”… diciamo che già da allora riteneva che non vi fosse niente di più autorevole ed affascinante dell’ECCEZIONE. Con la sua tipica modestia precisa che forse Squarzina optò per lui perché la parte richiedeva doti canterine che lui non solo possedeva, ma aveva perfezionato studiando canto lirico. Io che all’epoca ho ascoltato Rino al Piccinni posso garantire che si può considerare, senza ‘volo pindarico’, un precursore del ‘VOLO’. Chiaramente Squarzina, non dimentichiamo che è stato uno dei pilastri del DAMS di Bologna, dovette prendere atto che Rino era impegnato e non fu possibile ‘attenderlo’. Rino con rammarico afferma: ‘persi il treno…’ . Non sono d’accordo: avrà anche perso quel treno, ma ha trovato una ‘posta-ferrovia’ di quelle che ti cambiano la vita. Quello che sto per esporvi è stato già da tempo scritto da qualche parte ed anche riferito a voce, ma è un piccolo ‘fatterello’ che ha influito anche su scelte di vita personale e che, forse, interessa tutti noi (in quel noi vi è Anna, Rino e Giuliano) in un periodo in cui vacillano certezze anche per chi riteneva di aver ‘edificato’ basi stabili e solide.
Era il 2005, da un anno era morto mio padre che era molto affezionato a Rino e al suo modo educato di porsi, e venne a trovarmi Anna la moglie-amica-compagna di vita e di arte del nostro. Rino in quel periodo aveva qualche problema di salute: mi aveva portato 20 giorni prima degli scritti da trasformare in volume: era un viaggio nella drammaturgiapugliese del secondo Novecento, che comprendeva testi inediti di Nicola Manzari, Vincenzo Di Mattia, Vito Maurogiovanni, Nicola Saponaro, Rino Bizzarro, Maurizio Micheli, Maria Marcone, Antonio Rossano e Daniele Giancane. Era un discorso ancora allo stato embrionale e, quando chiesi ad Anna notizie del marito, dopo un breve excursus medico, mi disse: «Gianni sei tu la medicina di Rino». In un impeto di orgoglio potrei dire sono stato la ‘medicina’ di tanti, ma la verità è che in questo nuovo secolo sta venendo meno la ‘medicina’ che ti parla, assiste e consiglia, rimpiazzata da quella che trascura i rapporti umani a vantaggio di una schematica proposta ‘aliena’.
Oggi che si fanno le guerre per puntigli più o meno legittimi, dimenticando gli incolpevoli sventurati che pagano con la vita il sogno di grandezza di pochi, oggi che un ragazzo muore perché l’altalena rudimentale costruita in un piccolo parco giochi comunale era priva di quel buonsenso che si chiama ‘verifica’, oggi che si fanno campagne elettorali ‘contro’ e non, da opposti schieramenti politici, per il bene dell’Italia e del popolo, oggi che sembra che un leader assolve bene il suo compito quando metà della gente lo segue e metà lo perseguita (la frase non è mia, l’ho letta tempo fa e l’ho presa solo in prestito gratuito), oggi...
Tutti: giovani, meno giovani ed anziani dovrebbero aver presente un credo “non esiste un modo giusto per fare le cose sbagliate”. Tornando ad Anna e al suo «Gianni sei tu la medicina di Rino» era evidente che l’unica cosa giusta da fare era pubblicare il volume “Su il sipario”: la mia terapiacomprendeva anche ‘iniezioni’ indolori di fiducia di alcuni amici e ricordo la disponibilità di Egidio Pani non solo a redigere la prefazione, ma anche ad assecondare la mia richiesta di citare alcuni baresi-pugliesi fra cui Pasquale Sorrenti.
Al fine che fosse chiaro che la cura per Rino dovesse essere a prova di ogni malattia, stimolato da un nobile impulso incontenibile, cartonai il libro… suscitando il malcelato ‘astio’ di autori che aspiravano a tale rilegatura e che non avevo accontentato.
Bizzarro con Levante ha pubblicato “E’ di scena Don Pancrazio Cucuzziello”, “Il sottano”, “Entr’acte”,“Spundapete”, “Prove di assenza”, “Su il sipario”, “Puglia Teatro - Tutta la storia” e “Bari così-Personaggi”, volume cui sono molto legato perché fu la medicina che mi ricambiò Rino - confermando una vetusta intuizione aristotelica dell’amicizia: ‘un’anima sola in due corpi’ - nel 2015, permettendomi di verificare la rinnovata disponibilità di alcuni amici nel parlare di Rino e del suo mondo e anche del mio. Rino in una ‘succinta’ e pur ‘corposa’ introduzioneafferma: «Ringrazio i Personaggi protagonisti di questo lavoro, che sono i veri Autori del libro: mi hanno chiesto loro di mettere mano a queste pagine; e che continuano e continueranno a vivere dentro di me, se è vero, come è vero, che loro sono qui, che vivono e vivranno appunto in questi fogli, giacché nessuno mai muore realmente finché rimane presente nell’energia vitale, nel ricordo, nella stessa vita di qualcun altro, a cui ha lasciato ‘eredità d’affetti’».
In sintesi, all’insaputa di Rino, avevo invitato a parlare di lui, assegnando a ciascuno un canovaccio, in ordine alfabetico: Francesco Bellino, Vincenzo Di Mattia, Daniele Giancane, Vito Maurogiovanni, Michele Mirabella ed Egidio Pani. Per rispetto anagrafico riporto solo un piccolo periodo estrapolato dallo scritto di Pani: «Bizzarro non conclude storie, ne apre sempre nuove, e, con il suo sorriso semplice ed intenso, la sua serena tranquillità, la sua morbida, ferrea tenacia schiude altre finestre culturali, lì, nella sua antica casa barese e nel suo cuore: grande e saggio e giovane». Il libro si conclude con un calibrato e pregnante intervento curato da Francesco De Martino (nonostante fosse ‘molto impegnato’ - parole sue - non mi ha detto, come spesso ha fatto, NO, che, tradotto dalle lingue classiche, significa imperitura stima per Rino) dal titolo “Malinconico teatrante” in cui sentenzia: «Bizzarro è uno dei ‘testardi cercatori di poesia’, uno dei ‘cacciatori di sogni e di utopie’, ma legato a doppio nodo a “chessa Pugghia benedette” che “iè longa longhe e non fernesce ma’”. Mi piace segnalarvi che sempre su “Bari così” vi è una perla che ci regala Michele Mirabella nel suo sinottico scritto: «Rino ha fatto il contrario del parassita: il palcoscenico se lo è fatto a casa sua».
Solo per un attimo voglio tornare a quel treno ‘perso’ a Genova da Rino: Mario Cavalli, con quel filosofico equilibrio che tutti gli hanno sempre attestato e certificato, avrebbe sancito: “Ogni impedimento, è un giovamento’. Rino, concordo con il mio genitore, quando la tua Anna ti guarda tutti notano “Te lo leggo negli occhi” portato al successo anni fa da un tuo quasi ‘omonimo’: Dino.
Cosa dire di più se non augurarci che come il Conero ha fatto la sua parte, ora Noi di Puglia possiamo trovare quel vaccino per Rino che sia una nuova medicina che, presa a piccole dosi, risulti salutare… se non persino ‘salvavita’.