ANTONIO BOTTALICO - La vicenda risale al 26 giugno 2019. Quella sera sono stati esplosi
ventitré colpi di kalashnikov verso l’abitazione di un pusher,
pregiudicato divenuto collaboratore di giustizia, che volevano punire
per aver spacciato nelle zone controllate dal clan. I criminali hanno
sparato per uccidere, ma i familiari dello spacciatore si sono gettati
sul pavimento, evitando i proiettili.
I mandanti hanno trascinato l’uomo all’esterno della residenza situata in zona Palese, tentando di sequestrarlo. Inoltre, si sono resi colpevoli di aver sferrato un pugno sul volto di un bambino di sei anni, figlio della compagna di colui che volevano eliminare, e di aver aggredito con un calcio in pancia la donna all’ottavo mese di gravidanza.
La Dda di Bari ha chiesto nove condanne, con pene che si aggirano tra i venti mesi e i dodici anni di reclusione. Agli imputati, arrestati in un blitz coordinato da polizia e carabinieri nel quartiere San Pio di Bari, sono contestati diversi reati aggravati dall’espediente mafioso: tentato sequestro di persona, tentato omicidio aggravato, lesioni personali aggravate, detenzione e porto illegali di arma da fuoco, ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria.
I mandanti hanno trascinato l’uomo all’esterno della residenza situata in zona Palese, tentando di sequestrarlo. Inoltre, si sono resi colpevoli di aver sferrato un pugno sul volto di un bambino di sei anni, figlio della compagna di colui che volevano eliminare, e di aver aggredito con un calcio in pancia la donna all’ottavo mese di gravidanza.
La Dda di Bari ha chiesto nove condanne, con pene che si aggirano tra i venti mesi e i dodici anni di reclusione. Agli imputati, arrestati in un blitz coordinato da polizia e carabinieri nel quartiere San Pio di Bari, sono contestati diversi reati aggravati dall’espediente mafioso: tentato sequestro di persona, tentato omicidio aggravato, lesioni personali aggravate, detenzione e porto illegali di arma da fuoco, ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria.