Da Vittorio Polito a Ciro Polito un solo urlo: "la BARE siamo NOI"

Lo scrittore Vittorio Polito

LIVALCA
- «I motivi che mi hanno stimolato a pubblicare questo secondo libro sulla ‘baresità’ sono dovuti a tre fatti importanti: che la mia ‘opera prima’, come l’ha definita Vito Maurogiovanni nella prefazione al mio “Baresità e… maresità”…»: con queste parole VITTORIO POLITO giustificava al popolo barese la sua seconda opera “Baresità, curiosità e…” che fu pubblicato dalla casa editrice Levante ad ottobre del 2009. Vittorio sa solo in parte quanto fu difficile convincere Vito, ai primi di ottobre del 2008, che era necessaria la sua prefazione: non certo perché il libro non meritasse o perché l’amicizia di Polito non fosse preziosa, ma perché era ‘stanco’ e poi “…Gianni tuo padre Mario aveva capito che partono con un libro e non si fermano più, come con la… focaccia”. In quel periodo mi sentivo giornalmente con Maurogiovanni per un volume che abbiamo portato a termine dopo la sua scomparsa avvenuta il 4 marzo del 2009, per cui mi permisi di suggerirgli che poteva dedicare poche righe a Savelli, Panza, De Fano, De Benedictis, Gentile, Abbrescia, Di Cagno (Vito nel suo scritto ci ricordò che Vitantonio Di Cagno, sindaco di Bari nel periodo 1946-52, era stato definito dal Presidente del Consiglio dell’epoca Alcide De Gasperi: il migliore sindaco d’Italia. Dal momento che l’ingegnere Antonio Decaro, sindaco attuale, ha avuto recentemente riconoscimento analogo da un sondaggio possiamo considerarci BARESI privilegiati in nome di quella ‘baresità’ insita nel nostro DNA).

Tornando a Maurogiovanni quando vide le bozze ci tenne a dirmi di aver aggiunto al termine del suo intervento due righe, che vi riporto: «Ci sono tutti? Spero di sì, ma ora il sipario deve calare e l’applauso c’è per tutti, citati o non citati. Compresi coloro che il raccoglitore dei testi non ha avuto il tempo d’includere. Amen». Vittorio Polito, in effetti, ha continuato il suo percorso letterario in favore della ‘baresità’ e le pubblicazioni sfornate sono al limite delle due mani, ma non solo a volte è stato ispiratore di testi che, senza lui come battistrada, forse avrebbero avuto difficoltà a nascere. Probabilmente è stato il pittore Michele Damiani che ha disegnato le copertine dei primi due libri di Polito a farne il ‘ritratto’ più veritiero con una dedica che, rifuggendo i voli pindarici, è un cappotto cucito su misura e ‘studiato’ con maestria poetica-pittorica sulla taglia di Polito: “A Vittorio pilota di un vascello nicolaiano chiamato… Baresità”. Il Maestro Damiani presumibilmente rimase influenzato nel leggere il capitolo ‘Omaggio a San Nicola’, in cui Polito affermava: «Più recentemente la Basilica di San Nicola è stata oggetto di visita da parte del presidente russo Vladimir Putin, accompagnato dal nostro presidente del Consiglio Romano Prodi. Per la prima volta nella storia un capo di Stato della Russia, la nazione che certamente vanta il primato nella venerazione di S. Nicola, ha varcato la soglia della Basilica come uno dei tanti pellegrini russi, per inginocchiarsi davanti alla tomba del Santo e venerarlo». Come non augurarsi che oggi, in nome di quella preghiera, San Nicola possa fare il miracolo, in modo che i contendenti trovino la volontà e l’equilibrio per sedersi al tavolo della PACE.

Vittorio, come con non comune spirito d’osservazione professionale ha sancito l’artista Michele, in ogni attività intrapresa non può non essere considerato che ‘pilota’, in casi eccezionali ‘copilota’ nel senso che la rotta si decide insieme, ma il pilota automatico lo inserisce lui e gli altri si devono adeguare. Polito può essere considerato ‘precursore’ avendo una personalità curiosa, che approfondisce gli argomenti di suo interesse con pazienza certosina, provando tutti i giorni a meritarsi non solo la patente di pilota, ma quella che gli conferì Lino Patruno, il 26 luglio 2009 da direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, che ad una lettera del nostro Vittorio che ribadiva che il dialetto era vivo e non trascurato rispose in questo modo: «Bene così. Viviamo il futuro con i piedi sul passato».

Il ds del Bari Calcio Ciro Polito
Quando ai primi di giugno dello scorso anno la dirigenza del Bari comunicò, ad una città ancora attonita per dover ‘sopportare’ un altro campionato nel purgatorio - in senso buono - della serie C, che CIRO POLITO da Napoli fosse il nuovo direttore sportivo del Bari… ero uno dei pochi a sapere ‘che fosse un ex portiere’ di calcio (Ciro non ti offendere so perfettamente che a Castellamare ti sei conquistato per le tue buone maniere “A lira fa ‘o ricco, a crianza fa o signore” che a Bari abbiamo trasformato in “Addevìne e ffatte ricche” - se indovini, sarai ricco - che tu hai ampiamente superato, per cui ti abbiamo già promosso tale metaforicamente, per il concretamente è compito del Presidente) per il semplice fatto che mi fece felice nel 2007 parando un rigore a Del Piero.

Procediamo con ordine nella stagione 2006-7 la Juventus era stata retrocessa in serie B - giustamente lo dico onestamente da non tifoso juventino - e quindi avrebbe disputato il campionato con il mio-nostro Bari (a Torino perdemmo 4-2 giocando bene, a Bari vincemmo 1-0 con rete di Carrus e ci salvammo… la vecchia signora aveva già conquistato la promozione matematicamente, nonostante i 17 punti di penalizzazione, poi ridotti a nove) e si verificò che, giocando a Pescara, ottenne un rigore, dubbio per chi scrive, che il portiere CIRO POLITO, parò a quel Del Piero che l’anno prima ci aveva permesso di diventare campioni del mondo con il quarto rigore trasformato contro la Francia. Ho ‘disquisito’ con tutti gli amici juventini che ritenevano il rigore calciato male da Del Piero: ho davanti ai miei occhi Ciro Polito che, pur se già a terra, con un riflesso prodigioso alza il pugno e manda il pallone oltre la traversa. Chi è pratico di ‘rete’, in questo caso ‘on line’, vada a rivederlo… io sono refrattario a simili ‘tentazioni’. Da quel giorno sono un estimatore di Ciro e rimasi dispiaciuto quando i giornali parlarono dei suoi dissapori con Zenga - Walter, da perfetto interista, non sempre riesce ad essere obiettivo - che forse avrebbe potuto indirizzare la sua carriera in modo diverso.

Una precisazione che ritengo doverosa: sono tifoso del Bari e del Milan, pur avendo un fratello e un genero juventini e i più ‘vecchi’ amici interisti, e ritengo di poter chiarire che quelli di fede biancorossa e rossonera mettono sempre il gioco prima di ogni valutazione, che quando è sorretta dal buonsenso è istinto di verità. In quindici mesi di lavoro Polito non ha conquistato solo la dirigenza del Bari, ma tutta la città tifosa che ora recita il ‘vangelo secondo Polito’ e lo considera l’espressione più pura di una baresità che Felice Alloggio paragona ad una bella donna d’amare, chiamata “ La Bare”. Come non ricordare, come giustamente fa Alloggio nel secondo volume di Polito sulla ‘Baresità’, che perfino l’indimenticabile e indimenticato Vito Maurogiovanni cantò le gesta della ‘Bare’ con un ricordo del giocatore Cesarino Grossi che secondo Capocasale: fu il più grande di tutti i tempi (Cantata per una città, Levante Bari, 2002).

via Ssc Bari Fb
Allo stadio sabato 3 settembre 2022, nella partita dal Bari pareggiata con la Spal, un tifoso alle 15,42 vedendo un’azione del nuovo entrato Salcedo ha esclamato : “Mò ècche Cesarino Grossi” (Lo sfortunato calciatore barese morto nel 1939 in Albania colpito da un fulmine a soli 22 anni: aveva giocato quasi 50 partite, sempre in A, per il Bari segnando 18 reti).

Eddie Anthony Salcedo è nato a Genova, con la cui squadra ha esordito in serie A nel 2017 a 16 anni quando Juric allenava i grifoni. Passato all’Inter era tenuto in grande considerazione da Luciano Spalletti, ma era chiuso da mostri sacri in attacco. Quindi torna a Verona dove ritrova Juric e disputa 40 partite in due anni segnando 4 reti. Poi il passaggio allo Spezia, dove, dicono i beni informati, non abbia mai legato con l’allenatore Thiago Motta, mister che ora risulta libero avendo rescisso, in maniera consensuale, il contratto con la società ligure. Quindi sabato scorso, 3 settembre 2022, l’esordio in B con il Bari per 15 minuti che hanno entusiasmato il pubblico…con un quasi gol. La Bari sportiva è convinta che Ciro Polito abbia portato quest’anno al Bari buoni giocatori (Benedetti, Bosisio, Cangiano, Ceter, Dorval, il ‘recuperato’ Colino Bellomo e Vicari) e altri da cui molto attendiamo, pur sapendo poco sul loro conto (Zan Zupek e Scheidler), ma è anche convinta di aver trovato due beniamini per i prossimi anni: il portiere Elia Caprile e l’attaccante Salcedo. Elia, ormai già un beniamino (con umiltà fatti ‘spiegare’ da Ciro come è possibile tuffarsi a terra senza che il pallone ‘buchi’ braccio e mano… il secondo gol della Spal era alla portata di un portiere del tuo talento!), e Salcedo hanno acceso la fantasia di tutti riesumando paragoni con un passato custodito nel cuore. Per il ragazzo figlio di colombiani aspettiamo che sia il tempo a sancire se l’interesse del c.t. Roberto Mancini (segue attentamente l’attaccante da due anni) nei suoi riguardi sia una meritata investitura e non uno dei tanti ‘abbagli’ che il calcio regala da sempre. In virtù della mia ‘modesta’ padronanza della materia calcistica vi anticipo che Salcedo sarà ricordato come la ‘perla’ più pura dell’avventura barese di Ciro Polito. A Mignani, l’allenatore che senza strafare con impegno e serietà sta convincendo anche i più scettici della sua meritata permanenza in una squadra ambiziosa come la ‘Bare’, segnalo da tifoso rossonero che Marco Bosisio è destinato ad essere il leader della difesa del Bari in A: alcuni che lo hanno visto all’opera dicono che ricorda Magnaghi, mentre il supertifoso Angelo Favia non ha dubbi nel paragonarlo a Vittorio Spimi, lo stopper che ha giocato 250 partite nel Bari e che Oronzo Pugliese considerava insostituibile.

Cosa lega Vittorio Polito, nato prima della seconda guerra mondiale, a Ciro Polito, nato nell’aprile del 1979 (il Bari in quel periodo era passato da Losi a Santececca, poi a Corsini e il suo famoso ‘mi vergogno di questa squadra’, per approdare a Catuzzi che solo all’ultima giornata riuscì ad assicurare alla squadra la permanenza in B), se non che è giunta l’ora che il Sud vinca quel terzo scudetto che, al momento, vede solo il Napoli nelle stagioni 1986-87 e ‘89-’90 campione d’Italia. Il Sud di Vittorio e Ciro è lo stesso Sud che Lino Patruno ci ricorda nel suo volume “Imparate dal Sud. Lezione di sviluppo all’Italia”, consigli non polemici, ma formativi; quei ‘consigli’ che tutti i giorni i figli del Sud si cuciono addosso non per piangerci sopra, ma solo per attestare che ci siamo e ci saremo in ogni angolo del mondo in cui chiama il lavoro, pronti a rientrare se si verificheranno le giuste opportunità, ma altrettanto pronti a testimoniare che il Sud siamo noi, come la ‘Bare’ e la ‘Napule’ vengono dallo stesso amore-dolore. Come direbbe Peppino Franco: “ Quanne Ciùcce e Gardijdde/ s’honn’acchiate a faccia a facce…” ci auguriamo prestissimo entrambi in serie A.

Come la mettiamo con la Presidenza? Non certo “Facta lex inventa fraus”, ma più semplicemente alla barese “l’av’avùte ngape” che, a scanso di equivoci, va inteso ‘è stato colpito nel giusto’, nel senso che la soluzione ‘escogitata’… trovi tutti in sintonia.

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