Dall’Afghanistan alla Puglia, storia di Fatima e le sue sorelle
FRANCESCO GRECO - Novelle Ulisse perdute nel III Millennio, il loro viaggio in fuga dall’Afghanistan in fiamme è durato un anno. Tormentato come quello dei Greci di Senofonte nell’”Anabasi”, inquieto come Giasone e i suoi compagni in cerca del vello d’oro. Per Fatima e le sue sorelle, una lacerazione dell’anima, un incidente della Storia, un tonfo nell’èra più buia. Costrette a rimodulare i loro sogni, i progetti di vita lontane dal proprio Paese.
La modernizzazione è stata interrotta causa fuga degli Usa e la realtà s’è fatta d’improvviso amara e insidiosa. L’istruzione è negata alla maggioranza degli afghani, soprattutto donne. La loro dignità formattata. Nessun supporto economico né sanitario. Milioni di persone costrette a rivedere la loro vita sconvolta, lontane dalla patria, le famiglie, gli affetti.
Afghanistan anno zero, benvenuti a Kabul. Qui da un anno gli aquiloni non volano più, il filo che li teneva innalzati nel cielo limpido si è spezzato. Un Paese sul baratro: tradizioni, usanze, cultura, le piccole conquiste della vita quotidiana: tutto cancellato.
Fatima è/era una giovane giornalista (25 anni) di una tv indipendente a cui il ritiro improvviso degli USA dal suo Paese poco più di un anno fa (14 agosto) e la caduta del governo ha distrutto la vita. Con altre cinque compagne sono faticosamente riuscite a percorrere un corridoio umanitario e a giungere in Terra d’Otranto, grazie al lavoro dei volontari, sono state accolte e ospitate da alcune famiglie.
Il progetto “Corridoi umanitari – Evacuazioni per l’Afghanistan” è figlio del protocollo d’intesa firmato nel novembre 2021 tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno, CEI, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche, Tavola Valdese, Arci, INMP, OIM e Unhcr.
Ora la loro vita è sospesa: si sta cercando per loro un lavoro qualunque, magari di traduzione di testi pubblicitari sul web (parlano dialetti ibridati fra il dari, colloquiale, il pashtu, il farsi, l’iraniano). Potrebbero insegnare a elementari e medie. Intanto si cercano libri di grammatica italiana, ma anche di favole, per un approccio all’immaginario del Paese accogliente.
DOMANDA: Cosa è successo esattamente il 14 agosto 2021 nella vita quotidiana della gente?
RISPOSTA: “E’ il giorno più nero della mia vita e di quella della mia generazione. Il giorno in cui il mio Afghanistan è caduto nelle mani dei terroristi e ci ha riportato indietro di anni. È il giorno in cui sono arrivati i talebani e la caduta di Kabul, la capitale, ha annullato tutte le nostre conquiste. Ero nel dormitorio quando le ragazze annunciarono frettolosamente l'arrivo dei talebani a Kabul. Era come un sogno, per me è davvero incredibile. Circondarono la città con centinaia di soldati, con i loro cannoni e carri armati. La città era in preda al traffico e alla fuga dei militari e gli impiegati governativi. Giornalisti e donne sono stati sopraffatti. Per noi era esattamente la fine del mondo. Abbiamo visto la morte. Alcune persone correvano verso l'aeroporto, altre cercavano il fratello o la sorella poliziotti. Sì, i talebani erano entrati a Kabul”.
D. Com’era la vita prima, col governo democratico?
R. “Vivere all'ombra della Costituzione e della Repubblica è stata per noi una grande benedizione. Negli ultimi vent'anni ci siamo sacrificati e siamo cresciuti per ciò che i talebani ci hanno tolto. Essendo metà della società afgana, le donne svolgevano compiti in ogni dipartimento. Stavano studiando. E vivevamo in relativa sicurezza, nel rispetto dei diritti umani, delle donne e dei bambini. I diritti delle minoranze, la democrazia e la libertà di espressione stavano quasi passando da un Paese devastato dalla guerra e dal dolore”.
D. Cos’è cambiato dopo, per le donne in particolare?
R. “Con l'arrivo dei talebani, i nostri successi degli ultimi vent'anni sono andati perduti. Questo problema ha causato grandi cambiamenti nella vita delle persone, in particolare delle donne. I talebani le escludevano dalla comunità. Le scuole afghane sono chiuse per le ragazze da più di un anno. Le donne sono costrette a usare il burqa o grandi tende. Non possono fare un viaggio senza il mahram religioso. Stanno a casa e nessuna di loro ha il diritto di lavorare e svolgere compiti nelle istituzioni governative. Anche le giornaliste nei media devono apparire con il viso coperto e le maschere. Tutti i sogni e le conquiste delle donne ora sono morti”.
D. I talebani stanno consumando vendette contro chi si era esposto a favore del governo precedente?
R. “Dopo che i talebani sono saliti al potere a Kabul e in tutte le città dell'Afghanistan, hanno iniziato a identificare il personale militare. Il governo e gli attivisti per i diritti umani e tutti i dipendenti che erano in contatto con il governo precedente e avevano pensieri anti-talebani sono stati picchiati. Torturano le persone facilmente e in pieno giorno senza alcun timore. Lo portano in prigione e lo uccidono. Nessuno dei media nazionali dell'Afghanistan è autorizzato a pubblicare e riflettere i fatti perché saranno le loro prossime vittime. Nel frattempo posso citare una poliziotta di nome Alia Azizi, di cui non si sa se è viva o morta da più di un anno, e molte donne che vengono torturate nelle carceri talebane o sono fuggite dal Paese”.
D. Vendette di che tipo?
R. “Trattano i prigionieri con il peggior tipo di tortura fino al punto di morte. Gli aghi vengono inseriti nel pene degli uomini. Bruciano le donne. E hanno facilmente sparato a un gran numero di persone. E questo continua. Non mostrano nemmeno pietà verso le famiglie delle vittime”.
D. In che modo l'Occidente può aiutare il popolo afgano a ritrovare sè stesso e un minimo di normalità?
R. “La nostra richiesta alla comunità mondiale, alle Nazioni Unite e a tutte le istituzioni per i diritti umani in Occidente è che non devono riconoscere questo gruppo terroristico. Non lasciate che acquisiscano più potere e ottengano legittimità legale. Dovrebbero essere processati e ritenuti responsabili per la loro crudeltà e crimini contro l'umanità. Chiediamo a tutte le istituzioni per i diritti umani di aprire un varco all'ingresso di persone a rischio per salvarsi la vita, abbiamo molte persone che attualmente sono sotto il controllo dei talebani e vivono in segreto. Hanno bisogno di un aiuto serio. Questa richiesta deve essere forte e inclusiva”.