Flc Cgil Puglia: autonomia differenziata è un rischio per l'accesso al tempo pieno nella scuola primaria


BARI - Il modello del tempo pieno nella scuola primaria oggi rappresenta il modello di tempo scuola prevalente nella scuola primaria del nostro Paese. Prova ne è la tabella, pubblicata sul sito del Ministero dell’Istruzione contenente i dati relativi all’andamento delle iscrizioni per l’Anno Scolastico 2022/23, da cui si evince che nella Scuola primaria, per il nuovo anno scolastico, potranno accedere al tempo pieno il 47,2% delle bambine e dei bambini mentre segue, a distanza, la quota relativa al modulo delle 27 ore settimanali solo con il 31,6%. Così in una nota la FLC Cgil Puglia.

La media statistica nazionale relativa al tempo pieno, però, è un dato poco significativo - prosegue la nota -: com’è facile verificare, infatti, la distribuzione delle percentuali di tempo pieno autorizzato dal Ministero è molto “differenziata” sul territorio nazionale con scostamenti dalla media nazionale particolarmente consistenti: si va dal 64,9% del Lazio al 16,2% della Sicilia e dal 62,4% della Toscana, si precipita al 25,6 della Puglia. Come si evince facilmente, tutte le regioni del sud Italia, ad esclusione della Basilicata, hanno medie di accesso al tempo pieno abbondantemente al di sotto della media nazionale (dal 16,2% della Sicilia al 32,8% dell’Abruzzo), mentre tutte le regioni del nord Italia hanno medie sensibilmente al di sopra (dal 47,5% del Veneto al 62,3% della Liguria).

Questi dati certificano impietosamente il danno formativo che subisce un bambino pugliese e/o meridionale per il solo fatto di essere nato al Sud dove domina il modello a 27 ore: infatti in un anno scolastico quest’ultimo, complessivamente, avrà frequentato 891 ore di lezione (27 ore settimanali per 33 settimane) a fronte delle 1320 ore di un bambino inserito nel tempo pieno con un saldo negativo in termini di opportunità formativa pari a 429 ore. Nell’arco dell’intero ciclo quinquennale della primaria, quindi, la differenza è di 2.145 ore corrispondenti a due anni di scuola in meno rispetto a un bambino (in alta percentuale collocato in una regione settentrionale) che settimanalmente frequenta la scuola per 40 ore!

Ovviamente ci sono ricadute anche sugli organici docenti della primaria: il Piemonte, infatti, che ha un numero di alunni analogo alla Puglia (rispettivamente 162.955 e 161.736), grazie al maggior tempo pieno (rispettivamente 61,8% e 25,6) conta 15.332 docenti della scuola primaria contro i 13.521 della Puglia, con una differenza di 1.811 docenti in più in Piemonte rispetto alla Puglia.

Infine un’ultima riflessione sulle rinnovate proposte di “autonomia differenziata” che hanno caratterizzato questa campagna elettorale: come non vedere nel diverso accesso al tempo scuola nel ciclo della primaria l’origine della dispersione scolastica e delle povertà educative che affliggono il nostro Sud? Oggi, di fatto, l’Italia è una Repubblica che presenta rilevanti sperequazioni territoriali nella fornitura di servizi essenziali, imputabili, a nostro avviso, proprio alla spinta federalista dei primi anni Duemila. Purtroppo, anche in questa campagna elettorale non solo il tema del Mezzogiorno è poco dibattuto ma nei programmi di alcune forze politiche si rilancia il tema dell’autonomia differenziata basata sulla spesa storica, ovvero la ragione primaria del divario tra Nord e Sud. Infatti, finora, a nessuno è chiaro se il progetto autonomista che qualche coalizione ha preannunciato, si baserà sulla spesa storica o sui livelli essenziali delle prestazioni (LEP). A parole sono tutti a favore dei LEP, quell’insieme di servizi e prestazioni che lo Stato deve garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale per evitare ogni discriminazione derivante dal luogo di residenza, ma, nei fatti, finora il criterio adottato è stato proprio quello della “spesa storica”, con il risultato - scontato - che riceve di più chi già assicurava il servizio, al contrario di chi non lo aveva mai erogato o lo erogava in misura ridotta.

In FLC CGIL Puglia - conclude la nota - riteniamo che, prima dell’avvio di qualsivoglia percorso di autonomia differenziata, nella scuola si possa e si debba procedere all’individuazione e al consolidamento del diritto ad un tempo scuola adeguato e garantito dallo Stato in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Si potrebbe, ad esempio, adottare una copertura del tempo pieno inizialmente pari alla media nazionale del 47,2% delle classi che comporterebbe un incremento di organico di oltre 1.000 docenti.