CEGLIE DEL CAMPO (BA) - Questa mattina la Città di Bari ha celebrato il centenario dell’inaugurazione del “monumento ai caduti” della Grande Guerra a Ceglie del Campo.
La cerimonia, svoltasi alla presenza del sindaco Antonio Decaro e della presidente del Municipio IV Grazia Albergo, ha visto la partecipazione della fanfara del 7° Reggimento Bersaglieri che ha guidato il corteo da piazza Santa Maria del Campo fino alla stele ubicata in piazza Vittorio Emanuele II. A sfilare dietro il gonfalone del Comune le autorità civili, militari e religiose e le associazioni del territorio, insieme a una rappresentanza delle scolaresche del Municipio. All’arrivo del corteo in piazza Vittorio Emanuele II, il sindaco Decaro e la presidente Albergo hanno deposto una corona di alloro sulla stele.
“Esattamente cento anni fa, in questo stesso luogo, Vincenzo Roppo, illustre cegliese, intellettuale, giurista e storico di grandi conoscenze, introdusse la cerimonia di inaugurazione della stele commemorativa del sacrificio dei cegliesi durante la prima guerra mondiale - ha dichiarato il sindaco Decaro -. Ritrovarci qui, a distanza di cento anni da quell’evento, significa riaccendere i riflettori sulla storia gloriosa di questa comunità e sul tributo che questo territorio ha offerto al nostro Paese. È un modo per rendere onore alle vostre radici che, come ha sempre sostenuto Vincenzo Roppo, sono le radici stesse della Città di Bari.
Un sindaco sa bene quanto i suoi concittadini siano visceralmente attaccati alle tradizioni, ai simboli, ai luoghi, persino ai singoli edifici di una città.
“La città - scriveva mirabilmente Italo Calvino - non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, è scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole, che sono quello che ognuno di noi è”. A maggior ragione, dunque, la storia delle città è incisa nella pietra dei monumenti che ne conservano la memoria in favore dei suoi cittadini, di oggi e di domani.
Per questo è giusto celebrare i 100 anni del monumento che Ceglie del Campo (allora Comune autonomo) volle dedicare ai caduti nella prima guerra mondiale, 38 cegliesi morti al servizio della Patria. Per tutelare e custodire la memoria collettiva e, con essa, la verità della nostra comune storia, nel solco dell’importanza che l’antica Caeliae, “madre di Bari”, ha avuto per la storia della nostra città.
Per questo ringrazio il Consiglio del Municipio IV, la presidente Grazia Albergo, il comitato organizzatore, le autorità presenti, la brigata Pinerolo e tutti i cittadini, grandi e piccoli, che hanno contribuito a organizzare questa cerimonia che riguarda sì il contributo che i nostri avi hanno dato alla storia d’Italia ma che soprattutto rinsalda quel senso di comunità che ci appartiene e ci spinge a guardare avanti con fiducia.
Specie in questi mesi in cui la guerra è tornata ad attraversare il cuore dell’Europa, con la violenza e la brutalità che inevitabilmente l’accompagnano, celebrare e ricordare il martirio di tante giovani vite è un monito per tutti affinché non si creda mai all’ineluttabilità della guerra e ci si impegni, invece, a far valere sempre le ragioni del dialogo e della pace. La guerra, non mi stancherò mai di dirlo, altro non è che il fallimento della politica e dell’umanità”.
La cerimonia, svoltasi alla presenza del sindaco Antonio Decaro e della presidente del Municipio IV Grazia Albergo, ha visto la partecipazione della fanfara del 7° Reggimento Bersaglieri che ha guidato il corteo da piazza Santa Maria del Campo fino alla stele ubicata in piazza Vittorio Emanuele II. A sfilare dietro il gonfalone del Comune le autorità civili, militari e religiose e le associazioni del territorio, insieme a una rappresentanza delle scolaresche del Municipio. All’arrivo del corteo in piazza Vittorio Emanuele II, il sindaco Decaro e la presidente Albergo hanno deposto una corona di alloro sulla stele.
“Esattamente cento anni fa, in questo stesso luogo, Vincenzo Roppo, illustre cegliese, intellettuale, giurista e storico di grandi conoscenze, introdusse la cerimonia di inaugurazione della stele commemorativa del sacrificio dei cegliesi durante la prima guerra mondiale - ha dichiarato il sindaco Decaro -. Ritrovarci qui, a distanza di cento anni da quell’evento, significa riaccendere i riflettori sulla storia gloriosa di questa comunità e sul tributo che questo territorio ha offerto al nostro Paese. È un modo per rendere onore alle vostre radici che, come ha sempre sostenuto Vincenzo Roppo, sono le radici stesse della Città di Bari.
Un sindaco sa bene quanto i suoi concittadini siano visceralmente attaccati alle tradizioni, ai simboli, ai luoghi, persino ai singoli edifici di una città.
“La città - scriveva mirabilmente Italo Calvino - non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, è scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole, che sono quello che ognuno di noi è”. A maggior ragione, dunque, la storia delle città è incisa nella pietra dei monumenti che ne conservano la memoria in favore dei suoi cittadini, di oggi e di domani.
Per questo è giusto celebrare i 100 anni del monumento che Ceglie del Campo (allora Comune autonomo) volle dedicare ai caduti nella prima guerra mondiale, 38 cegliesi morti al servizio della Patria. Per tutelare e custodire la memoria collettiva e, con essa, la verità della nostra comune storia, nel solco dell’importanza che l’antica Caeliae, “madre di Bari”, ha avuto per la storia della nostra città.
Per questo ringrazio il Consiglio del Municipio IV, la presidente Grazia Albergo, il comitato organizzatore, le autorità presenti, la brigata Pinerolo e tutti i cittadini, grandi e piccoli, che hanno contribuito a organizzare questa cerimonia che riguarda sì il contributo che i nostri avi hanno dato alla storia d’Italia ma che soprattutto rinsalda quel senso di comunità che ci appartiene e ci spinge a guardare avanti con fiducia.
Specie in questi mesi in cui la guerra è tornata ad attraversare il cuore dell’Europa, con la violenza e la brutalità che inevitabilmente l’accompagnano, celebrare e ricordare il martirio di tante giovani vite è un monito per tutti affinché non si creda mai all’ineluttabilità della guerra e ci si impegni, invece, a far valere sempre le ragioni del dialogo e della pace. La guerra, non mi stancherò mai di dirlo, altro non è che il fallimento della politica e dell’umanità”.
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