LECCE - La pm Francesca Miglietta ha invocato la pena di 22 anni nei confronti dei due imputati nel processo in corso a Lecce sulla morte di un bracciante originario del Sudan avvenuta per un malore nel primo pomeriggio del 20 luglio 2015 nelle campagne tra Nardò e Avetrana dove l’uomo, Mohammed Abdullah, 47 anni, era impegnato come lavoratore stagionale nella raccolta di pomodori. La temperatura era vicina ai 40 gradi. Sul banco degli imputati un 83enne di Porto Cesareo, titolare di un’azienda agricola ed un 42enne originario del Sudan, ritenuto un mediatore per gli arrivi in Salento dei braccianti. Per il reato di schiavitù l’accusa ha invocato per ciascuno una condanna a 9 anni, 2 anni e 6 mesi per il reato di omicidio colposo.
Davanti ai giudici della Corte d’Assise, il Pm ha accusato i due di aver costretto i braccianti a lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento e soggezione. Nel corso delle passate udienze il medico legale ascoltato in aula ha riferito delle condizioni sanitarie precarie dell’uomo a cui venne riscontrata febbre alta e una polmonite virale e tuttavia mandato nei campi a lavorare senza essere sottoposto a visita medica. La sentenza è prevista per il prossimo 24 novembre.
Davanti ai giudici della Corte d’Assise, il Pm ha accusato i due di aver costretto i braccianti a lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento e soggezione. Nel corso delle passate udienze il medico legale ascoltato in aula ha riferito delle condizioni sanitarie precarie dell’uomo a cui venne riscontrata febbre alta e una polmonite virale e tuttavia mandato nei campi a lavorare senza essere sottoposto a visita medica. La sentenza è prevista per il prossimo 24 novembre.