FRANCESCO GRECO - Le forti canzoni melodiose (citando il poeta americano Walt Withman) le appuntava su un quadernetto sgualcito. Preghiere, proverbi, le canzoni della vita quotidiana nel Novecento contadino, l’amore, il duro lavoro nei campi, i culacchi (racconti) le sere d’estate con i vicini e d’inverno davanti al fuoco. Persino uno scritto che rievoca il terremoto nell’Ottocento in Terra d’Otranto.
Donna energica, personalità marcata, forte nel corpo e lo spirito, empatica col prossimo e la sua comunità, Castrignano del Capo (Lecce), a cui per tutta la vita ha donato il suo avere e la saggezza, lasciando bei ricordi.
Dovrebbe essere onorata come merita, magari intitolandole una strada: Mamma Oronza Vitali, benefattrice.
Rimasta vedova nel 1967, ancora giovane (55 anni) di Francesco Buccarello, perito in un incidente stradale, con sei figli (tre minorenni), di cui uno, Angelo, sacerdote, missionario dei Padri Trinitari in Madagascar. Gli altri: Pietrina, Vittorio, Salvatora, Vincenzo, Addolorata. Si impiegò come assistente a un’anziana signora e riuscì a portare avanti la famiglia.
Vittorio oggi è diventato scrittore e memoria storica del Salento. Quel quaderno è finito nelle sue mani e, con le poesie e i racconti dei suoi libri, sul sito www.vittoriobuccarello.com (opera di di Valter Petese) e in poco tempo ha toccato i 1500 lettori sparsi nel mondo.
Domanda: Che tipo di educazione ha dato Mamma Oronza ai suoi figli?
Risposta: “In casa nostra non si bestemmiava, non si rispondeva in contrasto ai genitori, bisognava recitare il santo rosario ogni sera, guai se non si andava a messa la domenica.
Il tempo non bisognava sciuparlo, tutti dovevamo essere attivi, anche se non rendeva guadagno. Impara l’arte e mettila da parte era uno dei suoi tanti detti”.
D. E’ vero che ogni tanto organizzava raccolte di vestiario e cibo per i poveri del Madagascar?
R. “Dopo la partenza, nel 1969, dei Padre Angelo alle missioni, volontariamente intraprese anche lei l’attività di missionaria in paese in quelli dei dintorni, raccogliendo di tutto: vestiario, viveri, offerte in denaro, messe per i defunti. Tutto veniva spedito in Madagascar. Aveva aperto un conto in banca dove finiva il denaro raccolto, che veniva poi inviato a richiesta di mio fratello. Operazioni che facevo io”.
D. E che una volta prese l’aereo per andare in Africa?
R. “Aveva più di 70 anni quando salì su un aereo e raggiunse mio fratello in Madagascar, dove restò per 6 mesi facendo anche lei a missionaria. Non contenta, ci ritornò quando aveva 80 anni”.
D. Aneddoti: una volta in chiesa lei era piccolo e piangeva durante la funzione: il prete vi cacciò…
R. “Successe una mattina: andò in chiesa (la messa era il suo pane quotidiano) e decise di portarmi con sé, in braccio. Non smisi di piangere per l’intera funzione, malgrado i suoi innumerevoli tentativi di calmarmi. A un certo punto il parroco interruppe la messa e rimproverò mia madre: “Ma che lo dondoli e dondoli questo bambino, esci fuori! Non vedi quanto state disturbando? Non mi fate nemmeno celebrare la messa!”. Umiliata, uscì e sul piazzale antistante, fece col piede il segno della croce e pronunciò queste parole: “Signore, o me lu tramuti o ieu de la chesia nnu nne passu chiùi”. Cioè: “Signore, se non calmi mio figlio non verrò mai più in chiesa”. Ma io non mi sono mai calmato, mentre mia madre non riuscì a mantenere la promessa. Della messa e della chiesa non poteva fare a meno e ci tornò poco tempo dopo”.
D. Altre curiosità?
“Qualunque persona fosse, doveva essere di religione cattolica, andare a messa, fare la comunione, ascoltare Radio Maria a cui era abbonata e cercava di allargare l’ascolto. Un po’ meno invece tante altre brave persone, che però non avevano queste caratteristiche. Io ero una di quelle…”.