Libri: la musicologa Beatrice Birardi ci narra di 'Tastiera e Telaio' a Casamassima


LIVALCA
- Ho fra le mani un volume della professoressa Beatrice Birardi dal titolo “Tastiera e Telaio. La musica nel Conservatorio delle Monacelle di Casamassima” - Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2014 € 15,00 - e non posso esimermi dal far notare la dedica ‘Al prof. Vincenzo Camardella, amico e maestro’.

Come ho ricordato recentemente fin dal 1994 Vincenzo era diventato un frequentatore abituale della nostra editrice, spesso quando veniva a Bari, per recarsi presso la Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi per i suoi studi, parcheggiava da noi e procedeva a piedi. Lui era rimasto ‘abbagliato’ dal volume “La Musica a Bari” - concordo pienamente - che aveva regalato a qualche amico ritenuto degno di apprezzarlo sia per il contenuto che per la veste grafica, per cui ‘girovagava’ in azienda in cerca di libri di suo interesse e notai che non disdegnava i volumi inerenti la musica, specialmente a carattere storico (riuscì a rintracciare “Il neo-verismo musicale a Bari” di Vincenzo Terenzio, “Creatività musicale e scuola” di Leonardo Calì, “La Musica a Bitonto” di Patrizia e Silvia Gesuita ecc. ecc.). Con queste premesse allorchè il giornalista Antonio Rossano - che avevo presentato a Vincenzo in un giorno di pioggia in cui lo avevo pregato di accompagnarlo in Corso Sonnino, nelle vicinanze della RAI - pubblicò “I Cippecciotti-Pierotto baffobuffo il signor Cip e...” Vincenzo ebbe una copia con dedica e, contestualmente, quando apprese che nei primi mesi del 2001 ci sarebbe stato un nuovo libro del giornalista con ‘protagonista’ Niccolò Piccinni, non poté esimersi dal manifestare la sua gioia, contenuta però dal suo stile sobrio e misurato.

Fin dal giorno della ‘Befana’ del nuovo anno Camardella iniziò a chiedermi del libro di Rossano e non faceva caso alle precisazioni del sottoscritto, con le quali gli anticipavo che trattavasi di ‘libretto’ in trentaduesimo, ossia di ‘piccolo’ formato. Ai primi di marzo uscì il testo di Rossano “Piccinni mi ha detto. Biografia a due voci con intermezzi e un fuor d’opera”: un lavoro intelligente, colto, erudito, dotto e sapiente che serviva al giornalista per rendere omaggio al compositore padre di sette figli cui vengono attribuite quasi 300 opere, Maestro che poteva ‘vantare’ una conoscenza diretta con Mozart e Napoleone Bonaparte. Feci sorridere Camardella - lui si attendeva un volume sul tipo di quelli di mons. Montanaro - perché nel fare riferimento alla mania di grandezza degli abitanti di Casamassima mi sbilanciai affermando: “ Siete condizionati già dal nome del vostro luogo natio Casa Massima”, ossia un superlativo e gli regalai “Basta un libro per farsi amico un casamassimese, ma non basta una completa enciclopedia per conservarlo”. Il giorno dopo Vincenzo mi comunicò che il libro era ‘bellissimo’ e lo riferì poi direttamente a Rossano. Beatrice Birardi ha pubblicato il suo lavoro sulle Monacelle quando Camardella era scomparso da due anni, ma tutto lascia intuire che con lui in vita la partecipazione all’evento editoriale sarebbe stata più marcata di quel ringraziamento, pur affettuoso, che l’autrice del libro ha voluto riservargli: “...gratitudine al professor Vincenzo Camardella, profondo conoscitore di storia locale e, soprattutto, beneamato amico e consigliere...”.

Il volume della Birardi, pregevole sia dal punto di vista stilistico che storico, è arricchito da una documentata appendice che potrà essere di stimolo a coloro che vorranno ‘approfondire’ scavando in un passato che non può esistere solo nella memoria di chi ci ha preceduto; a tal proposito mi piace riportare un periodo tratto dalla partecipata prefazione della docente di Storia della Musica del Conservatorio ‘N. Piccinni’ di Bari Annamaria Bonsante: ”E’ un libro profondo e coinvolgente, traguardo di un lungo percorso di ricerca proteso a dilatare e innovare le vedute di chi fra noi, amateur o professionista, presuma di conoscere già largamente storia patria e antichi stati italiani, con annessi paesaggi umani, artistici, socio-ambientali, sonori”.

Il libro ripercorre la narrazione dell’Opera pia Maria Addolorata di Casamassima dalla fine del Settecento al Novecento, all’interno della quale era attiva una scuola di musica femminile: ragazze indigenti, bisognose e, quasi sempre, orfane. Dai documenti riscontrati balza evidente l’impegno generoso e lungimirante del fondatore Don Domenico Console e, inoltre, si può giungere alla conclusione acclarata che, pur se vi è stata sempre la presenza di religiose, non si possa considerare un monastero nel senso compiuto del termine. Il libro va letto perché vi sono molteplici passaggi che vanno compresi e chiariti solo se hai il testo fra le mani; un consiglio non richiesto mi sento di darlo agli amateur che si accosteranno a questa storia per sete di conoscenza: iniziare a consultare il libro da pagina 108, ossia dal testamento di Don Domenico Console. La Birardi ci puntualizza che le suore che si avvicendarono nel gestire il complesso dell’Addolorata ad un certo punto, pur mantenendo lo studio della musica, decisero che restasse un completamento del percorso formativo delle ragazze, limitato,però, a poche e selezionate prescelte. Per avvalorare questa tesi cita un regolamento del ​ 1905 in cui si stabiliva “Sono a carico delle alunne le maggiori spese occorrenti pel medico, medicine ed insegnamento della musica”: resta da stabilire quanto fosse rigida o flessibile questa normativa, magari tenendo conto delle reali possibilità delle famiglie.

Molto bello il sedicesimo dedicato alla parte iconografica, in cui spicca un volantino del 1930 dove l’Orfanotrofio Addolorata pubblicizza di effettuare lavori di sartoria, maglieria e stireria a prezzi modici ‘per addestrare e tenere in esercizio le orfane del Pio Istituto’: lo stampato porta la firma ‘Stab. Tip. Nazionale-Bari’. Il testo tutto composto a mano è affidato al mestiere del tipografo che alterna tipi di caratteri differenti, di vario corpo, cercando di attirare l’attenzione del cliente. Il mio occhio addestrato segnala ai pochi addetti al lavoro ancora sulla scena solo quattro lettere usurate.

Per le notizie riguardanti la Masseria delle Monacelle dovete consultare il libro, che contiene al riguardo foto di enorme valore storico.

Il testo, secondo la visione della vita di chi scrive, ha un pregio immenso: la professoressa Birardi nei ringraziamenti cita l’ingegnere Domenico Ferri - peraltro è anche l’autore della apprezzabile rielaborazione fotografica della foto che fa da copertina al libro - per le immagini che arricchiscono il volume aggiungendo solo due parole: mio marito.

Due parole che sono un buon esempio di famiglia: quella che da sempre muove l’economia del mondo e che le ‘orfanelle’di ogni paese del globo hanno sempre agognato.

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