BARI - L’Ordine degli Architetti di Bari torna ad offrire il proprio contributo per superare le criticità
applicative del testo sul Piano Casa approvato lo scorso luglio dal Consiglio regionale, e già
impugnato dal Governo. Sono diverse e già sollevate dai tecnici fin dai primi incontri nel giugno
dello scorso anno. Innanzitutto, l’utilizzo dei materiali e le percentuali di quelli rinnovabili da
introdurre nel progetto, senza considerare lo stato di incertezza che ormai accompagna operatori
del settore e i committenti, pubblici o privati che siano.
Il presidente dell’Ordine degli Architetti di Bari, Cosimo Damiano Mastronardi, ricorda: «Sin dal nostro insediamento abbiamo manifestato la volontà di collaborare ma, dopo aver raccolto le indicazioni dei colleghi, quando siamo stati chiamati in V Commissione ci siamo ritrovati con un testo del tutto inedito e per nulla condiviso con i tecnici». Una mancanza che, però, spinge il presidente a chiarire: «Siamo disponibili a confrontarci e a dare il nostro contributo ma la politica smetta lo spirito di contrapposizione e si metta in ascolto, non si può pensare di scrivere una norma senza parlarne con chi dovrà poi applicarla sul campo».
Il consigliere dell’Ordine delegato alla sostenibilità, Antonio Stragapede, evidenzia alcuni problemi dal punto di vista tecnico e applicativo: «Per poter accedere all’ampliamento volumetrico è richiesta la certificazione di sostenibilità da parte di un tecnico abilitato, che deve certificare l’utilizzo di materiali rinnovabili nell’ordine del 20%. Siamo tutti a favore della sostenibilità, tuttavia dobbiamo registrare che la percentuale di questi materiali, si intende lana di pecora, legno e canapa, risulta sproporzionata rispetto alle tecnologie utilizzate sul nostro territorio». Un inevitabile incremento anche dei costi, quindi, ma anche una difficoltà nell’applicazione stessa.
«Bisognerebbe formare anche le maestranze, poco o nulla abituate ad utilizzarli» conclude Stragapede.
Il presidente dell’Ordine degli Architetti di Bari, Cosimo Damiano Mastronardi, ricorda: «Sin dal nostro insediamento abbiamo manifestato la volontà di collaborare ma, dopo aver raccolto le indicazioni dei colleghi, quando siamo stati chiamati in V Commissione ci siamo ritrovati con un testo del tutto inedito e per nulla condiviso con i tecnici». Una mancanza che, però, spinge il presidente a chiarire: «Siamo disponibili a confrontarci e a dare il nostro contributo ma la politica smetta lo spirito di contrapposizione e si metta in ascolto, non si può pensare di scrivere una norma senza parlarne con chi dovrà poi applicarla sul campo».
Il consigliere dell’Ordine delegato alla sostenibilità, Antonio Stragapede, evidenzia alcuni problemi dal punto di vista tecnico e applicativo: «Per poter accedere all’ampliamento volumetrico è richiesta la certificazione di sostenibilità da parte di un tecnico abilitato, che deve certificare l’utilizzo di materiali rinnovabili nell’ordine del 20%. Siamo tutti a favore della sostenibilità, tuttavia dobbiamo registrare che la percentuale di questi materiali, si intende lana di pecora, legno e canapa, risulta sproporzionata rispetto alle tecnologie utilizzate sul nostro territorio». Un inevitabile incremento anche dei costi, quindi, ma anche una difficoltà nell’applicazione stessa.
«Bisognerebbe formare anche le maestranze, poco o nulla abituate ad utilizzarli» conclude Stragapede.