NICOLA ZUCCARO - Bari, lunedì 28 novembre 1977. Alle ore 20 in Piazza Chiurlia sostano alcuni giovani comunisti che improvvisamente notano l'avvicinarsi di un gruppo di missini. I comunisti fuggono subito verso la sezione "Introna-Pappagallo" nella vicina Bari vecchia per chiedere aiuto, mentre i missini si dileguano. Dalla sezione escono una quindicina di militanti, i quali si dividono per un giro di perlustrazione.
Un gruppetto composto da 4 persone, tra i quali ci sono Benedetto Petrone, 18 anni e Franco Intranò, 16 anni sta attraversando Piazza Massari, dirigendosi verso piazza della Libertà . Di fronte alla Prefettura, all'angolo tra via Cairoli e corso Vittorio Emanuele, sostano una ventina di missini che, avvistando i giovani comunisti, inviano due di loro a chiamare i rinforzi nella vicina sede provinciale del Movimento Sociale Italiano in via Piccinni dove ha sede anche il Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del partito.
A questo punto un branco di circa 40 neofascisti si incammina verso il gruppetto che sosta ancora in piazza Massari. Dal branco si sganciano 5 missini che si scagliano contro i comunisti, tre dei quali iniziano a scappare attraversando la piazza e disperdendosi nei vicoli della città vecchia, mentre Benedetto Petrone, avendo problemi di deambulazione, resta indietro venendo raggiunto dagli aggressori che si avventano su di lui con catene e bastoni.
Franco Intranò torna indietro per aiutare il compagno, ma viene gettato a terra e ferito da un'arma da taglio che gli penetra l'ascella, mentre Petrone viene accoltellato all'addome e poi poco sotto la clavicola. Soccorsi qualche decina di minuti più tardi, Petrone giunge in ospedale già morto e, invece, seppur ferito, Intranò riesce a raccontare l'accaduto e a descrivere gli aggressori agli investigatori.
Dalle prime indagini, durante l'interrogatorio dei 6 missini fermati nella notte tra il 28 e il 29 novembre, esce il nome di Giuseppe Piccolo quale esecutore materiale dell'omicidio. Condannato in primo grado dalla Corte d'assise di Bari il 22 maggio 1982 a 22 anni di reclusione, poi ridotti a 16 anni in Appello, il 21 agosto 1984, Giuseppe detto Pino Piccolo, si suicida, impiccandosi nella sua cella del carcere di Spoleto.
L'uccisione di Benedetto Petrone (operaio 18enne e giovane militante comunista) catapultò Bari al centro della cronaca nazionale per gli scontri che contrapposero nel capoluogo pugliese (come anche nelle altre strade e piazze delle principali città italiane) i giovani di destra ai giovani di sinistra in quel caldo e tragico 1977.