ROMA - Acciaierie d'Italia ha reso noto alle organizzazioni sindacali che da lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici.
«Se la comunicazione giunta questa mattina da Acciaierie d’Italia alle parti sindacali fosse confermata, costituirebbe un atto gravissimo che metterebbe a rischio un intero settore economico e centinaia di lavoratori. Secondo le ultime notizie comunicate alle parti sindacali, infatti, lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto saranno sospese le attività di 145 imprese appaltatrici, senza tenere conto del futuro di centinaia di famiglie. Proprio questa settimana il MoVimento 5 Stelle ha presentato un emendamento al Decreto Aiuti ter al fine di destinare il miliardo di euro stanziato dal governo Draghi, a tutela di ambiante, salute, lavoro e imprese dell'indotto. Proposta, purtroppo, bocciata dal governo Meloni e non sostenuta dall'opposizione da Azione, Italia Viva, Sinistra Italiana e Verdi. Senza una precisa destinazione di queste ingenti risorse, si rischia l’ennesimo spreco di denaro pubblico. Chiediamo chiarezza e garanzie al governo Meloni sul futuro dell’impianto siderurgico, auspicando la chiusura delle fonti inquinanti, la realizzazione di nuovi impianti a impatto zero, la transizione energetica a idrogeno verde, l’introduzione della Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS), la riduzione dei limiti degli inquinanti di cui al D.L 155/2010 - così come raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - nonché la tutela dei lavoratori, con il riconoscimento della clausola sociale e dell’indennità sull’amianto. Inoltre, vorremmo vedere sbloccati i pagamenti in favore delle imprese dell'indotto, che vantano crediti per oltre 100 milioni di euro». Lo afferma in un comunicato stampa il Sen. Mario Turco, Vicepresidente del MoVimento 5 Stelle.
Secondo il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd) si tratta di una decisione che "mette a rischio centinaia di posti di lavoro e rende più debole un sistema già in grave difficoltà. Le aziende locali e le nostre maestranze - prosegue Di Gregorio - hanno garantito il funzionamento di un complesso industriale obsoleto che ha bisogno di interventi urgenti e radicali. Le imprese e i lavoratori hanno sopportato ritardi di mesi, talvolta di anni, nel pagamento di prestazioni e forniture regolarmente erogate. Per questo, il provvedimento di Acciaierie d'Italia appare grave. Questa vicenda è il chiaro segnale di relazioni ormai azzerate tra l'azienda e la comunità che la ospita. Ma Taranto non può essere trattata così. L'intera questione dell'ex Ilva va urgentemente affrontata dal nuovo Governo. Quanti soldi sono stati bruciati inseguendo il miraggio della cosiddetta ambientalizzazione del siderurgico di Taranto? Quanti anni sono trascorsi senza sostanziali miglioramenti dell'impatto ambientale i cui parametri se sono migliorati è solo per effetto del dimezzamento della produzione? E quante altre risorse finanziarie finiranno in quello che sembra un pozzo senza fondo? A queste domande né l'azienda, né il governo danno risposte esaustive".
"Eppure, in altre parti del mondo si preparano a produrre acciaio green. In un articolo del Secolo XIX del 28 ottobre scorso, si descrive come, a Boden, in Svezia, la società H2 Green Steel stia costruendo la prima acciaieria al mondo a emissione zero i cui impianti saranno alimentati da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e idrogeno. Secondo le previsioni gli impianti entreranno in esercizio nel 2025 con una produzione di 2,5 milioni di tonnellate per salire a 5 milioni entro il 2030. L'investimento complessivo è di 5 miliardi e l'intera operazione è finanziata dalle banche e dal mercato. Come si vede il cambiamento è possibile, se lo si vuole veramente!” conclude Di Gregorio.