FOGGIA - Dramma nel carcere di Foggia dove un detenuto 40enne, che questa mattina si sarebbe dovuto presentare all’udienza di convalida dell’arresto per concorso in estorsione, si è tolto la vita questa notte. L’uomo si è impiccato nella cella del reparto accoglienza del carcere del capoluogo dauno. Lo annuncia il segretario nazionale del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Federico Pilagatti. Si tratta del quinto suicidio dall’inizio dell’anno nella struttura, solo tre mesi fa un altro detenuto si è tolto la vita.
“La situazione delle carceri è allarmante. La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato, ma non si possono continuare a lasciare i poliziotti penitenziari da soli a fronteggiare o tentate di fronteggiare le costanti e continua criticità penitenziarie”, commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del SAPPE. Per Capece, “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Non servono indulti o amnistie, dunque: piuttosto più personale di Polizia Penitenziaria, più psicologi ed una politica di edilizia carceraria in grado di trovare soluzioni per una detenzione che sia più rispondente al dettato costituzionale sulla rieducazione della pena stessa”.
Per Capece, servirebbero anche altri tre fondamentali interventi: “più espulsioni di detenuti stranieri per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza, riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, potenziamento di misure alternative ed area penale esterna per i tossicodipendenti”. Per questo il leader del SAPPE si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Fino ad ora i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane. Chiedo quindi al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese.”
“La situazione delle carceri è allarmante. La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato, ma non si possono continuare a lasciare i poliziotti penitenziari da soli a fronteggiare o tentate di fronteggiare le costanti e continua criticità penitenziarie”, commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del SAPPE. Per Capece, “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Non servono indulti o amnistie, dunque: piuttosto più personale di Polizia Penitenziaria, più psicologi ed una politica di edilizia carceraria in grado di trovare soluzioni per una detenzione che sia più rispondente al dettato costituzionale sulla rieducazione della pena stessa”.
Per Capece, servirebbero anche altri tre fondamentali interventi: “più espulsioni di detenuti stranieri per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza, riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, potenziamento di misure alternative ed area penale esterna per i tossicodipendenti”. Per questo il leader del SAPPE si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Fino ad ora i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane. Chiedo quindi al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese.”