Mola di Bari, Festival Casa Van Westerhout: inaugurazione venerdì 11 novembre con uno show multimediale di Matteo Summa e Maurizio Pellegrini
MOLA DI BARI (BA) - Un romanzo musicale sugli anni napoletani di Niccolò Van Westerhout (1857-1898), il compositore molese di origini olandesi che rimase due anni nella città dei Borboni e che nel nome di Richard Wagner frequentò Gabriele D’Annunzio. Li racconta «Casa van Westerhout. Tra gli invitati Gabriele D’Annunzio», lavoro multimediale con il quale si apre il primo festival intitolato al grande musicista pugliese. L’appuntamento con l’inaugurazione del neonato Festival Casa van Westerhout realizzato dall’associazione Agìmus in collaborazione con l’amministrazione comunale è per venerdì 11 novembre, alle ore 21, nel Teatro Comunale di Mola di Bari intitolato al genius loci.
Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro di Matteo Summa, che firma la regia con Maurizio Pellegrini, voce recitante di un progetto nel quale l’arte figurativa, con una serie di dipinti scelti da Filomena Di Renzo, la poesia del vate D’Annunzio e la danza di Laura Bovino, incontra le musiche di van Westerhout eseguite da un trio composto da Piero Rotolo (pianoforte), Margherita Rotondi (mezzosoprano) e Flavio Maddonni (violino). Nella loro interpretazione si potranno ascoltare diversi brani dal ciclo «Insonnii» per pianoforte, Due romanze per violino e pianoforte e il preludio e scena prima per canto e pianoforte da «Doña Flor», l’opera lirica che van Westerhout scrisse su libretto di Arturo Colautti proprio per il Teatro di Mola di Bari a lui intitolato.
Certo, chi avrebbe mai pensato che nella Napoli di fine Ottocento un musicista di lontane origini fiamminghe proveniente dalla Puglia s’imponesse per la sua determinazione a percorrere sia i sentieri della tradizione, e quindi del teatro e delle forme classiche, sia la via che la nuova musica d’oltralpe imponeva. Van Westerhout intraprende entrambe le strade. Infatti, da pianista si appropria del bagaglio tecnico di Thalberg e Cesi, i cui nomi erano impressi nella Napoli del tempo, ma anche di Chopin, Liszt e Brahms, e al tempo stesso si orienta con febbrile entusiasmo verso il dramma musicale di Wagner, complice Gabriele d’Annunzio, che alle fine di agosto del 1891 era partito per Napoli per rimarvi sino al dicembre del 1893, immettendo nuova vitalità nei salotti letterari della città, anche se al giovane autore del romanzo «Il piacere» e di autorevoli contributi sul giornale «Il Mattino» si guarda con sospetto per i suoi mascheramenti e le sue tresche e con ammirazione per l’innata abilità narrativa, in grado di meravigliare un po’ tutti, dal borghese di turno alla raffinata scrittrice Matilde Serao.
Napoli viveva degli entusiasmi dei suoi uomini di cultura. Qui operavano Edoardo Scarfoglio, Giulio Scalinger, Salvatore Di Giacomo, Arturo Colautti. Ed è nel salotto di casa van Westerhout che si costruisce l’amicizia tra il musicista e Gabriele d’Annunzio, complice la passione di entrambi per Wagner. Tuttavia, nello sposare alcuni aspetti propri di D’Annunzio, le atmosfere crepuscolari e l’insonnio quale condizione esistenziale e creativa, van Westerhout non rinuncia alla grazia dell’armonia shakespeariana. E anche quando decide di lanciarsi nell’esperienza wagneriana, non si distacca dalla tradizione che l’ha accompagnato nelle sue transazioni musicali e artistiche.
Biglietti acquistabili online su https://www.associazionepadovano.it/acquisto/
Info: 368.568412 - 393.9935266
Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro di Matteo Summa, che firma la regia con Maurizio Pellegrini, voce recitante di un progetto nel quale l’arte figurativa, con una serie di dipinti scelti da Filomena Di Renzo, la poesia del vate D’Annunzio e la danza di Laura Bovino, incontra le musiche di van Westerhout eseguite da un trio composto da Piero Rotolo (pianoforte), Margherita Rotondi (mezzosoprano) e Flavio Maddonni (violino). Nella loro interpretazione si potranno ascoltare diversi brani dal ciclo «Insonnii» per pianoforte, Due romanze per violino e pianoforte e il preludio e scena prima per canto e pianoforte da «Doña Flor», l’opera lirica che van Westerhout scrisse su libretto di Arturo Colautti proprio per il Teatro di Mola di Bari a lui intitolato.
Certo, chi avrebbe mai pensato che nella Napoli di fine Ottocento un musicista di lontane origini fiamminghe proveniente dalla Puglia s’imponesse per la sua determinazione a percorrere sia i sentieri della tradizione, e quindi del teatro e delle forme classiche, sia la via che la nuova musica d’oltralpe imponeva. Van Westerhout intraprende entrambe le strade. Infatti, da pianista si appropria del bagaglio tecnico di Thalberg e Cesi, i cui nomi erano impressi nella Napoli del tempo, ma anche di Chopin, Liszt e Brahms, e al tempo stesso si orienta con febbrile entusiasmo verso il dramma musicale di Wagner, complice Gabriele d’Annunzio, che alle fine di agosto del 1891 era partito per Napoli per rimarvi sino al dicembre del 1893, immettendo nuova vitalità nei salotti letterari della città, anche se al giovane autore del romanzo «Il piacere» e di autorevoli contributi sul giornale «Il Mattino» si guarda con sospetto per i suoi mascheramenti e le sue tresche e con ammirazione per l’innata abilità narrativa, in grado di meravigliare un po’ tutti, dal borghese di turno alla raffinata scrittrice Matilde Serao.
Napoli viveva degli entusiasmi dei suoi uomini di cultura. Qui operavano Edoardo Scarfoglio, Giulio Scalinger, Salvatore Di Giacomo, Arturo Colautti. Ed è nel salotto di casa van Westerhout che si costruisce l’amicizia tra il musicista e Gabriele d’Annunzio, complice la passione di entrambi per Wagner. Tuttavia, nello sposare alcuni aspetti propri di D’Annunzio, le atmosfere crepuscolari e l’insonnio quale condizione esistenziale e creativa, van Westerhout non rinuncia alla grazia dell’armonia shakespeariana. E anche quando decide di lanciarsi nell’esperienza wagneriana, non si distacca dalla tradizione che l’ha accompagnato nelle sue transazioni musicali e artistiche.
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