Mola di Bari, Festival Casa van Westerhout: ritorna dopo quarant'anni di silenzio il Concerto per violino e orchestra del compositore molese


MOLA DI BARI (BA) - La prima edizione del Festival Casa van Westerhout dedicato al grande compositore molese di origini olandesi prosegue sabato 12 novembre, alle 21, nella chiesa del Sacro Cuore di Mola di Bari. In programma, l’esecuzione del Concerto per violino e orchestra in do minore di Niccolò van Westerhout (1857 - 1898), pagina che viene riproposta dopo quasi quarant’anni di assenza dalle sale concertistiche. Protagonista in veste di solista, il giovane talento pugliese Costantino Rucci, affiancato dall’Orchestra Ico Suoni del Sud diretta da Federico Paci.

È il secondo appuntamento del festival organizzato dall’associazione Agìmus in collaborazione con l’amministrazione comunale, impegnati a valorizzare e divulgare la figura e la musica del genius loci, abile compositore di musica strumentale ancor prima che autore di melodrammi, come dimostrano le sue composizioni. Tra queste, il Preludio sul tema «Quando corpus morietur» dallo Stabat Mater di Pergolesi che, insieme al sussurrato «Ronde d’amour» e al celebre «Ma belle qui danse» (nelle versioni orchestrali), fu diretto da Nino Rota in un concerto in onore di van Westerhout il 6 dicembre 1972 a Mola di Bari.

Tuttavia, come spiega il musicologo Matteo Summa, tra i massimi conoscitori del musicista pugliese, non mancano partiture più autorevoli, di respiro sinfonico, che suscitano ammirazione e interesse tra gli studiosi, come le due sinfonie e il Concerto per violino, creazione del 1884 di sicura presa emotiva e ottima fattura formale nelle soluzioni solistiche e nel rapporto tra solista e orchestra, dunque con tutti i requisiti per entrare a pieno titolo nella letteratura dedicata al violino.

In un’epoca dominata dal teatro, Niccolò van Westerhout dimostra un autentico interesse per la musica strumentale nella Napoli di fine Ottocento che, oltre a Giuseppe Martucci, trova nel compositore pugliese un protagonista colto e illuminato. La scelta della tonalità di do minore non è a caso. Quel “van” di Westerhout crea un ponte ideale con il “van” del più celebre Beethoven, coniugando le austere movenze del compositore di Bonn con alcuni aspetti del romanticismo, quello pudico e creativo di Mendelssohn, quello inquieto e introspettivo di Schumann, quello intimo e rigoroso di Brahms. Una vocazione, la sua, che nell’ambito della produzione violinistica italiana avrebbe avuto ampi sviluppi in Busoni, Respighi e Pizzetti.

Van Westerhout, prosegue nella spiegazione Matteo Summa, adotta lo schema della forma-sonata nell’Allegro appassionato, ne rispetta il bitematismo all’interno di una tripartizione tutt’altro che schematica, dando rilevanza drammatica al primo tema in do minore dal cui incipit deriva il secondo alla tonalità relativa maggiore, al quale si contrappone senza forti contrasti. L’Andante espressivo ci immerge in un’atmosfera sognante in cui il solista vagheggia il suo ideale, trasportandoci con arcate lunghe in un mondo che trova nella nostalgia del passato la curiosità di un mondo di là da venire. L’Allegro con fuoco chiude all’insegna di un sano virtuosismo “di bottega” nella sua accezione più nobile, appagante e contagioso nelle abbordanti acrobazie di uno scintillante rondò dal quale traspare la grande abilità di van Westerhout nel trattare uno strumento a lui particolarmente caro.

Nella produzione italiana dell’epoca, il Concerto per violino di Niccolò van Westerhout è un unicum cui guardare con rispetto e attenzione. E la ripresa di Mola di Bari è un evento importante che lascia sperare in un futuro denso di iniziative capaci di contribuire alla conoscenza del prolifico e sfortunato autore, scomparso a soli quarantuno anni.

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