BARI - “La Puglia è già una regione leader per l’agricoltura biologica: il nostro obiettivo, come CIA Agricoltori Italiani, è quello di dare ulteriore impulso al settore, puntando su ricerca e innovazione, per aumentare la redditività in favore delle aziende e ampliare i mercati di riferimento”. A margine del convegno intitolato “Innovation week: il contributo del biologico pugliese alle nuove sfide”, che si è tenuto all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, a Valenzano, martedì 13 dicembre 2022, è Gennaro Sicolo, vicepresidente di CIA Agricoltori Italiani e presidente regionale di CIA Puglia, a commentare l’esito di un evento capace di mettere al centro l’evoluzione del settore Bio.
“L’innovazione è un elemento fondamentale per l’agricoltura moderna e, in particolar modo, per il settore del biologico”, ha aggiunto Sicolo, “per questo CIA Agricoltori Italiani lavora al fianco delle imprese, delle università e dei centri di ricerca, affinché l’implementazione di sistemi innovativi favorisca la crescita di tutto il comparto”. “Stiamo lavorando molto sul biologico”, ha aggiunto Giuseppe De Noia, imprenditore agricolo terlizzese recentemente eletto presidente nazionale di ANABIO, associazione di CIA Agricoltori Italiani che unisce, difende e promuove i produttori che si dedicano all’agricoltura biologica. “Sono due, in particolare, i progetti in cui CIA Puglia è parte integrante e di cui si è discusso a Valenzano: il primo si chiama Amì, acronimo che sta per ‘Almond Management Innovation, e si prefigge di sostenere la sotenibilità economica ed ecologica della coltivazione di mandorlo nella regione Puglia e, in particolare, nella gestione biologica. Il secondo è lo Smart Future Organic Farm, progetto che intende rispondere al fabbisogno principale di ridurre l’impatto ambientale nell’applicazione del metodo di produzione biologico, contribuendo all’evoluzione del modello di azienda Bio, con conseguenze positive per l’agricoltore, l’ambiente e i consumatori”.
I NUMERI DEL BIOLOGICO IN PUGLIA. Con 286.808 ettari di terreni agricoli coltivati secondo il metodo biologico, la Puglia è la seconda “regione Bio” d’Italia dopo la Sicilia (316.417 ettari). Nel 2008, appena 14 anni fa, era una delle ultime, con appena 8.428 ettari. Una crescita tumultuosa che, naturalmente, ha riguardato anche il numero di operatori che si dedicano al biologico: anche in questo caso, con ben 18.429 operatori in questo settore specifico, la Puglia è sul podio nazionale dopo Sicilia (23.590) e Calabria (21.355). Il peso dell’agricoltura biologica in Puglia è evidente se si considera che l’incidenza delle superfici biologiche sul totale delle superfici è pari al 20,5% (rispetto al 15,5% rilevato in Italia). Secondo il Regolamento (CE) 834/2007 “la produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basata sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”. Le produzioni biologiche devono mirare, quindi, a ottenere prodotti di alta qualità con procedimenti che non danneggino l’ambiente, la salute umana, la salute dei vegetali o la salute e il benessere degli animali.
L’OBIETTIVO EUROPEO. Attualmente, l’Italia sfiora i 2,2 milioni di ettari coltivati a biologico. Per rispettare i parametri europei indicati nel Green Deal, il nostro Paese dovrà arrivare a 3 milioni di ettari-bio entro il 2030. Un traguardo che la Puglia, per la sua quota parte, ha già ampiamente raggiunto. E’ un obiettivo che l’Italia può centrare, occorre, però, che l’Europa e il governo italiano trovino soluzioni concrete per sostenere le aziende agricole oggi schiacciate da costi di produzione fuori controllo.
“L’innovazione è un elemento fondamentale per l’agricoltura moderna e, in particolar modo, per il settore del biologico”, ha aggiunto Sicolo, “per questo CIA Agricoltori Italiani lavora al fianco delle imprese, delle università e dei centri di ricerca, affinché l’implementazione di sistemi innovativi favorisca la crescita di tutto il comparto”. “Stiamo lavorando molto sul biologico”, ha aggiunto Giuseppe De Noia, imprenditore agricolo terlizzese recentemente eletto presidente nazionale di ANABIO, associazione di CIA Agricoltori Italiani che unisce, difende e promuove i produttori che si dedicano all’agricoltura biologica. “Sono due, in particolare, i progetti in cui CIA Puglia è parte integrante e di cui si è discusso a Valenzano: il primo si chiama Amì, acronimo che sta per ‘Almond Management Innovation, e si prefigge di sostenere la sotenibilità economica ed ecologica della coltivazione di mandorlo nella regione Puglia e, in particolare, nella gestione biologica. Il secondo è lo Smart Future Organic Farm, progetto che intende rispondere al fabbisogno principale di ridurre l’impatto ambientale nell’applicazione del metodo di produzione biologico, contribuendo all’evoluzione del modello di azienda Bio, con conseguenze positive per l’agricoltore, l’ambiente e i consumatori”.
I NUMERI DEL BIOLOGICO IN PUGLIA. Con 286.808 ettari di terreni agricoli coltivati secondo il metodo biologico, la Puglia è la seconda “regione Bio” d’Italia dopo la Sicilia (316.417 ettari). Nel 2008, appena 14 anni fa, era una delle ultime, con appena 8.428 ettari. Una crescita tumultuosa che, naturalmente, ha riguardato anche il numero di operatori che si dedicano al biologico: anche in questo caso, con ben 18.429 operatori in questo settore specifico, la Puglia è sul podio nazionale dopo Sicilia (23.590) e Calabria (21.355). Il peso dell’agricoltura biologica in Puglia è evidente se si considera che l’incidenza delle superfici biologiche sul totale delle superfici è pari al 20,5% (rispetto al 15,5% rilevato in Italia). Secondo il Regolamento (CE) 834/2007 “la produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basata sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”. Le produzioni biologiche devono mirare, quindi, a ottenere prodotti di alta qualità con procedimenti che non danneggino l’ambiente, la salute umana, la salute dei vegetali o la salute e il benessere degli animali.
L’OBIETTIVO EUROPEO. Attualmente, l’Italia sfiora i 2,2 milioni di ettari coltivati a biologico. Per rispettare i parametri europei indicati nel Green Deal, il nostro Paese dovrà arrivare a 3 milioni di ettari-bio entro il 2030. Un traguardo che la Puglia, per la sua quota parte, ha già ampiamente raggiunto. E’ un obiettivo che l’Italia può centrare, occorre, però, che l’Europa e il governo italiano trovino soluzioni concrete per sostenere le aziende agricole oggi schiacciate da costi di produzione fuori controllo.