BARLETTA (BT) - Natale a tutto Gershwin con il pianista Pasquale Iannone, la Jazz Studio Orchestra diretta da Paolo Lepore e la cantante Patrizia Conte, appuntamento in programma come coda invernale del Barletta Piano Festival al Teatro Curci, dove il concerto è in programma lunedì 19 dicembre, alle ore 21.15 (info 0883.332456, biglietti 15 euro, vendita online su vivaticket). La serata, organizzata dagli Amici della Musica «Mauro Giuliani» in collaborazione con il Comune di Barletta e presentata da Michela Diviccaro e Mariella Parlato, si aprirà con un florilegio di canzoni del grande compositore americano intonate da Patrizia Conte e si concluderà con l’esecuzione della Rhapsody in Blue, la composizione più famosa di George Gershwin, con Iannone solista. Concepita prima per soli due pianoforti, poi orchestrata per pianoforte e big band, venne ritrascritta per pianoforte e orchestra e, con lo stesso Gershwin al pianoforte accompagnato dall’Orchestra di Paul Whiteman, eseguita il 21 aprile 1924 alla Carnegie Hall di New York, dove peraltro Iannone ha toccato uno dei punti di alti della propria carriera internazionale rendendosi protagonista in passato di un indimenticabile concerto.
La versione che della Rhapsody in Blue viene proposta a Barletta è, invece, quella per pianoforte e big band, dunque ancora più «bluesy» e in linea con le intenzioni originarie dell’autore, che voleva creare una sintesi tra elementi della musica colta occidentale ed elementi jazzistici, col fine ultimo di ottenere un autentico e originale prodotto musicale americano, la cui base culturale di partenza, all’epoca, venne individuato potenzialmente proprio nella musica afroamericana.
La composizione, come si deduce dal titolo, è una rapsodia, ovvero una forma generalmente libera, in un unico movimento, che non segue uno schema fisso, ma si articola in una successione di episodi il cui legame reciproco è costituito da alcuni temi ricorrenti, progressivamente arricchiti e resi più complessi nel corso dello svolgimento musicale.
Unanimemente considerata il capolavoro di Gershwin, la Rhapsody in Blue ha conquistato un pubblico sempre più vasto, imponendosi come una delle opere più popolari, influenti e imitate della musica del Novecento. E non meno famose sono le molte song di Gershwin sulle quali la Jazz Studio Orchestra e Patrizia Conte accenderanno i riflettori in apertura di serata. Gershwin vi si dedicò sin dall’infanzia, trascorsa nei quartieri più popolari di New York, dove assimilò le vecchie canzoni popolari, il ragtime e il blues. Tra l’altro, il suo primo lavoro lo svolse proprio nell’ambito dell’industria della canzone, partendo dal gradino più basso, quello di «song-plugger» a Tin Pan Alley, cioè di strimpellatore di canzoni nuove per i clienti delle case editrici, prima di diventare pianista accompagnatore di spettacoli musicali.
Intanto, Gershwin aveva iniziato a comporre pezzi suoi. Il primo grande successo arrivò nel 1919 con «Swanee», canzone cantata da Al Jolson che gli aprì le porte dei palcoscenici di Broadway e lo impose come dei più importanti autori di musical e di song, prima della consacrazione come autore «accademico» con la Rhapsody in Blue, per l’appunto, il Concerto in fa, la Second Rhapsody e I Got Rhythm, opere tutte per pianoforte e orchestra, e ancora con le suite orchestrali An American in Paris, la Cuban Overture e l’opera lirica di ambientazione nero-americana Porgy and Bess, fusione di melodramma ottocentesco, song e blues.
Biglietti online su https://www.vivaticket.com/it/ticket/concerto-di-natale/197109.
La versione che della Rhapsody in Blue viene proposta a Barletta è, invece, quella per pianoforte e big band, dunque ancora più «bluesy» e in linea con le intenzioni originarie dell’autore, che voleva creare una sintesi tra elementi della musica colta occidentale ed elementi jazzistici, col fine ultimo di ottenere un autentico e originale prodotto musicale americano, la cui base culturale di partenza, all’epoca, venne individuato potenzialmente proprio nella musica afroamericana.
La composizione, come si deduce dal titolo, è una rapsodia, ovvero una forma generalmente libera, in un unico movimento, che non segue uno schema fisso, ma si articola in una successione di episodi il cui legame reciproco è costituito da alcuni temi ricorrenti, progressivamente arricchiti e resi più complessi nel corso dello svolgimento musicale.
Unanimemente considerata il capolavoro di Gershwin, la Rhapsody in Blue ha conquistato un pubblico sempre più vasto, imponendosi come una delle opere più popolari, influenti e imitate della musica del Novecento. E non meno famose sono le molte song di Gershwin sulle quali la Jazz Studio Orchestra e Patrizia Conte accenderanno i riflettori in apertura di serata. Gershwin vi si dedicò sin dall’infanzia, trascorsa nei quartieri più popolari di New York, dove assimilò le vecchie canzoni popolari, il ragtime e il blues. Tra l’altro, il suo primo lavoro lo svolse proprio nell’ambito dell’industria della canzone, partendo dal gradino più basso, quello di «song-plugger» a Tin Pan Alley, cioè di strimpellatore di canzoni nuove per i clienti delle case editrici, prima di diventare pianista accompagnatore di spettacoli musicali.
Intanto, Gershwin aveva iniziato a comporre pezzi suoi. Il primo grande successo arrivò nel 1919 con «Swanee», canzone cantata da Al Jolson che gli aprì le porte dei palcoscenici di Broadway e lo impose come dei più importanti autori di musical e di song, prima della consacrazione come autore «accademico» con la Rhapsody in Blue, per l’appunto, il Concerto in fa, la Second Rhapsody e I Got Rhythm, opere tutte per pianoforte e orchestra, e ancora con le suite orchestrali An American in Paris, la Cuban Overture e l’opera lirica di ambientazione nero-americana Porgy and Bess, fusione di melodramma ottocentesco, song e blues.
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