VITTORIO POLITO – La Natività di Gesù Cristo è considerata una delle più solenni ed importanti ricorrenze religiose dell’umanità. Non è facile risalire all’epoca in cui è iniziata la celebrazione, ma certamente non è più antica del Concilio ecumenico di Nicea (325), anche se all’epoca non era festeggiata lo stesso giorno in tutto il mondo. Nei paesi settentrionali d’Europa si usa fare l’albero di Natale, un abete o un pino, usanza che si è diffusa anche in Italia dove si era soliti fare il Presepio.
Nella magica notte di Natale può accadere di tutto: fioriscono gli alberi, parlano gli animali, nascono tante leggende, frutto delle credenze popolari che attraverso millenni sono giunte a noi. Le leggende, infatti, sono state per tante generazioni il “mistero” che ha avvolto le tante credenze popolari frammiste a ingenuità.
Natale non è solo la ricorrenza più importante del calendario liturgico cristiano ma è legato anche a varie manifestazioni agrarie che si svolgevano all’inizio dell’anno e che col passare del tempo hanno acquisito valenze simboliche diverse, legate soprattutto al mistero della nascita divina.
Tra gli elementi da considerare c’è il fuoco, che assume un ruolo di primo piano nella ritualità delle feste agrarie ma è anche elemento essenziale nella tradizione natalizia, dal momento che il ceppo ha una funzione purificatrice. Infatti, le ceneri purificano dal peccato e dalla malattia, considerate conseguenza del peccato.
Anna Maria Tripputi (Placida Notte, Malagrinò Editore), ricorda che il digiuno della vigilia ha antiche radici agrarie, dal momento che i contadini lo praticavano in coincidenza con le attività agricole più importanti che cadevano all’inizio dell’anno. Un proverbio popolare recita “Ci non fasce u desciune de Natale O è turche, o è cane” (Chi non fa il digiuno di Natale o è turco - nel senso che non ha sensibilità - o è cane).
Vito Maurogiovanni, invece, racconta che la notte del 24 dicembre un bambino fu rapito da briganti e non avendo ottenuto il riscatto dalla famiglia lo dovevano uccidere. Mentre stavano per compiere l’orrendo misfatto, una luce vivissima apparve nel cielo ed accecò gli assassini. Il bambino si salvò e vide un altro bel Bambino che teneva la corona in capo, la croce in mano ed il mondo nell’altra. Era Gesù che scendeva dal cielo con gli angeli per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato.
Un’altra leggenda di Maurogiovanni “Gesù e l’usignolo” (Antico Natale, Edipuglia), ricorda la Madonna che tentava di addormentare il dolce Figliuolo che invece continuava a frignare come tutti i bambini del mondo. Quasi disperata pregò il Signore di consolare il divino Infante che non aveva pace e che la metteva al limite della cosiddetta santa pazienza.
Fu in quel momento che entrò nella grotta un usignolo il quale si mise a cantare con tanta soavità e con tale trasporto che il Messia se ne andò in estasi e cadde in un sonno profondo e per non disturbarlo l’usignolo non trillò più e uscì dalla capanna per annunciare a tutti gli animali del mondo di tacere a lungo per non interrompere il sonno del santo Fanciullo sceso sulla terra.
Nella magica notte di Natale può accadere di tutto: fioriscono gli alberi, parlano gli animali, nascono tante leggende, frutto delle credenze popolari che attraverso millenni sono giunte a noi. Le leggende, infatti, sono state per tante generazioni il “mistero” che ha avvolto le tante credenze popolari frammiste a ingenuità.
Natale non è solo la ricorrenza più importante del calendario liturgico cristiano ma è legato anche a varie manifestazioni agrarie che si svolgevano all’inizio dell’anno e che col passare del tempo hanno acquisito valenze simboliche diverse, legate soprattutto al mistero della nascita divina.
Tra gli elementi da considerare c’è il fuoco, che assume un ruolo di primo piano nella ritualità delle feste agrarie ma è anche elemento essenziale nella tradizione natalizia, dal momento che il ceppo ha una funzione purificatrice. Infatti, le ceneri purificano dal peccato e dalla malattia, considerate conseguenza del peccato.
(Albero di Natale: realizzazione di Marialuisa Sabato) |
Vito Maurogiovanni, invece, racconta che la notte del 24 dicembre un bambino fu rapito da briganti e non avendo ottenuto il riscatto dalla famiglia lo dovevano uccidere. Mentre stavano per compiere l’orrendo misfatto, una luce vivissima apparve nel cielo ed accecò gli assassini. Il bambino si salvò e vide un altro bel Bambino che teneva la corona in capo, la croce in mano ed il mondo nell’altra. Era Gesù che scendeva dal cielo con gli angeli per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato.
Un’altra leggenda di Maurogiovanni “Gesù e l’usignolo” (Antico Natale, Edipuglia), ricorda la Madonna che tentava di addormentare il dolce Figliuolo che invece continuava a frignare come tutti i bambini del mondo. Quasi disperata pregò il Signore di consolare il divino Infante che non aveva pace e che la metteva al limite della cosiddetta santa pazienza.
Fu in quel momento che entrò nella grotta un usignolo il quale si mise a cantare con tanta soavità e con tale trasporto che il Messia se ne andò in estasi e cadde in un sonno profondo e per non disturbarlo l’usignolo non trillò più e uscì dalla capanna per annunciare a tutti gli animali del mondo di tacere a lungo per non interrompere il sonno del santo Fanciullo sceso sulla terra.