MILANO - Dopo la pubblicazione dei due libri gialli: “Le indagini del commissario Colasanti” e “Le verità del commissario Colasanti”, l’autore Massimo di Taranto propone ai suoi lettori un romanzo diverso, innovativo e differente anche nel genere: non più un giallo bensì un distopico, dal titolo: Ucrònia.
Com'è nata la passione per i gialli?
Il genere giallo mi ha sempre appassionato, da quando sono entrato in polizia ho potuto analizzare nei minimi particolari tutti i meccanismi che presiedono ad una indagine: dalla consumazione del reato alla risoluzione del caso; certo, non sempre le cose nella realtà vanno come nei fumetti o nei film, talvolta un caso anche se efferato non sempre trova una sua soluzione, tant’è che i cosiddetti “cold cases”, casi che sembrano apparentemente irrisolvibili ma che vengono poi riaperti grazie ai continui progressi nell’ambito della polizia scientifica, sono diventati così diffusi da diventare un genere narrativo all’interno del giallo tradizionalmente inteso. Esercitando la professione di funzionario di polizia ho potuto trovare numerosi spunti nella realtà quotidiana che poi ho romanzato e inserito nelle mie opere, anche se talvolta la realtà supera la fantasia sino a diventare così inverosimile da scoraggiarne persino una interpretazione romanzata.
Da dove è nata l'ispirazione per questo nuovo romanzo?
Meditando sui casi di suicidi all’interno delle forze dell’ordine; ho provato a immedesimarmi nella insostenibilità di un dolore così forte da spingere un collega a togliersi la vita a nulla valendo la presenza di una moglie o addirittura di figli anche piccoli cui si è costretti a dire addio. Certo è che avendo una pistola in dotazione, ci vuol poco per mettere in pratica determinati propositi, purtroppo. Ipotizzando un mondo alla rovescia in cui tutte le magagne e i difetti di un corpo gerarchicamente organizzato vengono esacerbati sino all’inverosimile, ho pensato che chiunque lavori in un ambiente così difficile e competitivo come quello delle forze dell’ordine possa trovare motivo di consolazione e conforto esorcizzando, con un sorriso o magari una bella risata liberatoria le proprie sofferenze e le proprie frustrazioni leggendo le peripezie di un commissario finito in un mondo alternativo.
Hai nel cassetto dei nuovi racconti?
È nelle prime fasi di ideazione il terzo romanzo della “saga” del commissario Colasanti; in ogni romanzo lascio sempre una sorta di testimone narrativo destinato a traghettare il lettore da un’opera all’altra cercando di eliminare la soluzione di continuità che inevitabilmente si crea tra la fine di una narrativa e l’inizio di un’altra. Ne “le indagini del commissario Colasanti” la fine del romanzo induceva necessariamente ad un seguito che poi c’è effettivamente stato con “le verità del commissario Colasanti”; in quest’opera c’è un capitolo dedicato a un personaggio nuovo che poi sarà il protagonista del terzo romanzo, quello distopico “Ucrònia” in cui c’è, a sua volta, il passaggio di testimone che indirizzerà il lettore verso alcune sinistre e inspiegabili morti avvenute nell’ospedale di Santo Spirito in Sassia nel 1952; tant’è che lo stesso commissario Colasanti, impegnatissimo a tentare di venirne a capo viene sciaguratamente distratto dal questore che lo incarica inopinatamente di trovare il funzionario scomparso, e non la prende affatto bene