Libri, 'Intorno a Sulammita': dialoghi all’Eccezione di Rino Bizzarro. Inediti sguardi con Santa Fizzarotti Selvaggi, Mariano Bubbico e Giuseppe Cionfoli


BARI - Un giorno di tormento interiore/ In questa notte tenebrosa/Notte oscura di dubbi7
Notte fredda di solitudine/ E all'improvviso/Spuntò la Sulammita/Bruna e bella/
Attraente ma sfuggente/Da dove esattamente, non lo so/Come, sicuramente/ Non lo so/ Ma io la sento/E la mia anima/ Sì che la vide/E questo incontro/,Reale o immaginario/Presente o assente /Duraturo o evanescente/Non lo so/a io lo sento/ E la mia anima/ Sì che lo sa. Anonimo XI secolo d.C.

Così Santa Fizzarotti Selvaggi scrive in premessa al suo libro “ Sulammita “Gagliano Edizioni 2022 “ Il tormento della poesia è come le doglie del parto: le tenebre generano così la luce come nelle nostre notti oscure i legittimi dubbi dilaniano la nostra anima che sente di essere sola e orfana di tante cose. La poesia nasce dall’assenza e dalla nostalgia nel tentativo di ricomporre il primario Oggetto d’amore con la consapevolezza dello scacco doloroso dell’incontro con la realtà e la difficoltà di accettare il limite, la finitudine umana.

In questo deserto generato da una inaspettata pandemia improvvisamente è apparsa dinanzi a me la Sulammita giunta da antica biblica memoria. Ma ella è sfuggente perché è la sposa del “Cantico dei Cantici”, la cui voce si ode da lontano e invita all’Amore cosmico. Lo sposo a cui sono ispirate le liriche di questo lavoro non è se non la metafora di quell’antico desiderio che ci fa immaginare di essere nel Tutto: quelle alchemiche Nozze mistiche che riconducono a molti miti e racconti dell’età classica, alle Sacre Scritture bibliche, a sentire in noi la Luce del Cristo.
La Sulammita è la rinata voce del cuore: l’infinità dell’essere che si consustanzia nella generatività della Poesia…”

E il noto grecista prof. Francesco De Martino osserva che il lavoro di Santa Fizzarotti Selvaggi giunge “Da lontano, da tanto lontano. Da lì provengono questi ultimi teosofici e sacrali versi di Santa Fizzarotti Selvaggi. Da un infinito passato, tra le nebbie / Di oscura memoria, dall’infinità dei cieli / E dei mari . Un passato infinito l’unico che può bastare ad una Trilogia della Luce. L’idea del passato senza fine disorienta, perché infinito ci si immagina debba essere invece il futuro. È un’idea nuova e profonda che si va via via definendo come passato vissuto alle radici / Di una quercia e tra le erbe della campagna, e che incatena la vita con catene così strette, che bisogna spezzarle. Un passato che non esiste se non nelle cicatrici, che ha conosciuto le ferite anche se ormai rimarginate. L’infinito passato è il trait-de-union di questa nuova ascensionale trilogia di cantici, l’ultimo dei quali ha come archetipo il Cantico dei Cantici. 202 componimenti in tutto «più uno fuori dal registro dell’intero volume per raccontare il mio incontro più intenso con il “Cantico dei Cantici”, con Shumamita, con il profondo senso dell’Amore in tutte le sue forme». Non c’è quasi componimento che non abbia dentro qualcosa di anteriore, di passato. Quasi tutti sono gravidi, fecondati di passato: Platone e Aristotele, Dante, Machiavelli, Shakespeare, Goethe, Nietzsche, D’Annunzio, Ungaretti, Montale, Neruda ecc., e fra le donne Alda Merini, Jane Austen e Saffo la bella , che fra tutte fra tutti primeggia per certa sua poesia psichica e corporea, divinamente carnale, come si intravede ancora dai frammenti, ma nello stesso religiosa, d’una religione perduta, arcaica, intangibile e tuttavia modernissima. Questa sotterranea e non ambigua carnalità, questa corporeità dell’anima è la stessa simboleggiata nella pagina scritta “pensando a Shunamide”: un viaggio nel corpo dell’amore che viene anch’esso da un infinito inalterato passato. “

E Padre Mariano Bubbico, Frate Cappuccino e psicologo afferma : “ L'Autrice avverte forte il desiderio di esprimere i palpiti del suo cuore di fronte al desiderio di amare e trova una via per esprimersi rispecchiandosi nella Sulammita del “Cantico dei Cantici” e nei “Salmi” della Bibbia.
Con questi compagni si avventura nell'esprimere con sincerità frammenti della sua storia d'amore sempre visti sotto la luce del Signore. E il trasporto d'amore è così impellente che vorrebbe che il suo amore fosse suo fratello: l'amore non sempre si trova; e bisogna attendere, cercare, scoprire: Avendo presente il “Cantico dei Cantici” in cui si celebra l'esperienza d'amore tra un uomo e una donna espressione dell'amore di Dio, l'Autrice si cimenta nel raccontare la sua storia d' amore sempre sulla falsariga della sublimazione. È interessante l'approccio e fa molto pensare in questo tempo di erotizzazione delle relazioni tra persone. Esprimere l'amore in tutte le sue manifestazioni ma sublimato. L'amore umano è via verso la trascendenza . La Sulammita del “Cantico dei Cantici” e il riferimento costante alla Bibbia (Salmi) hanno fatto buona compagnia all’Autrice: le hanno permesso di esprimere con naturalezza i battiti del suo cuore e i suoi desideri trovando nel Signore il suo conforto.

Una domanda viene spontanea a chi si accosta a questo libro originale e singolare.
 
È solo questa la modalità di affrontare i sussulti del cuore, i desideri dell'anima e le sollecitazioni dei sensi? E cosa fare per chi non ha né la spiritualità, né la psicologia, né la poesia?

È l’interrogativo che affido ai ricercatori e agli indagatori degli enigmi umani”. E Giuseppe Cionfoli ha reso le parole poetiche di Santa in musica cogliendo l’anima dell’Autrice svelata a noi con delicatezza e passione . Ne scaturito un Cd dall’emblematico titolo “ Guardami nel cuore “ denso di evocazioni liriche in cui l’intimi dialogo con il Creatore si fa pura emozione. “Poesia e Musica: parola cantata dell’Anima innamorata.”

Invero l’Autrice ha detto che “L’Arte nasconde e al medesimo tempo disvela i sentieri molteplici che conducono alla natura delle cose. Nella parola poetica affiora il primigenio “mormorio delle acque” che evoca quell’inudibile” suono che si fa “Verbo”, “logos” capace di provare a ri-creare il mondo, di porre in relazione dimensioni diverse. Nella Poesia è il linguaggio stesso che ci conduce alle soglie del Mistero per contemplarne il senso e renderlo condivisibile nel tempo e nello spazio conferendogli forme sempre diverse. Attraverso la poesia l’Essere parla, per cui il Poeta può apparire come un “sacro vaso” che raccoglie il fluire del linguaggio dell’Essere nel Tempo. Le Sacre Scritture sono “poesia dell’Essere “che dalla Sua atemporalità si fa Tempo incarnandosi nel linguaggio. In tale ottica si può comprendere l’esistere” della Poesia, di quelle immagini in cui si incontrano l’Umano e il Divino. . È la Poesia che rende pensabile l’indicibilità dei pensieri del cuore, emergendo dalle tenebre dove si cela il nostro più autentico Sé che solo l’amore può svelare in un istante d’eternità” .

Il dibattito è stato molto vivace, colmo di riflessioni sull’amore oggi in tempi così inquieti e ha sfiorato tematiche complesse. Il noto drammaturgo Teo Saluzzi è stato un intelligente provocatore , acuto e arguto, Rino Bizzarro ha presentato magistralmente , da par suo, la tematica.

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