BARI - "Non esiste evidenza che nella zona della nave in cui si è originato l'incendio ci fosse un camion frigo non collegato alla rete elettrica. E non c'è evidenza che sia stato un camion frigo non collegato a determinare il rogo".
Così l'avvocato Alberto Mittone, difensore dell'armatore Carlo Visentini, nel corso del processo per il naufragio della Norman Atlantic, avvenuto a largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre 2014 e che causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. La Procura ha chiesto per Visentini nove anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di naufragio e omicidio plurimo colposo con l'aggravante della colpa cosciente.
Secondo la difesa però il naufragio non è imputabile all’armatore. “È stato determinato da due condotte eccentriche” secondo i legali difensori, gli avvocati Alberto Mittone e Pietro Palandri, evidenziandolo durante l’arringa davanti ai giudici del Tribunale di Bari, nel corso del processo.
Gli avvocati si riferiscono alla mancata attivazione del sistema anti-incendio e allo spegnimento “immotivato” dei motori che hanno reso la nave ingovernabile. “Riteniamo che alcuni reati siano insussistenti”, hanno detto i legali.
Secondo la difesa però il naufragio non è imputabile all’armatore. “È stato determinato da due condotte eccentriche” secondo i legali difensori, gli avvocati Alberto Mittone e Pietro Palandri, evidenziandolo durante l’arringa davanti ai giudici del Tribunale di Bari, nel corso del processo.
Gli avvocati si riferiscono alla mancata attivazione del sistema anti-incendio e allo spegnimento “immotivato” dei motori che hanno reso la nave ingovernabile. “Riteniamo che alcuni reati siano insussistenti”, hanno detto i legali.