Trinitapoli, intervista all'ex sindaco Di Feo: "Ritornerò a fare il sindaco se la città lo vorrà"
MICHELE MININNI - L’ex sindaco di Trinitapoli Francesco Di Feo, primo cittadino del centrodestra che ha amministrato la città nove anni dal 2011 alla metà del 2019, si racconta e parla dell’andamento della politica locale e del suo probabile ritorno a rivestire nuovamente la carica di Sindaco.
Avvocato, cosa ne pensa di tutto quello che è successo negli ultimi anni, anche di quello che sta venendo fuori sul piano politico?
Penso che il mondo sia in continuo divenire e che la velocità travolga gli eventi come mai in passato! Le nuove generazioni sono molto concentrate su se stesse e su una qualità della vita che soddisfi presto, e al meglio, i propri interessi e bisogni di abitare il proprio mondo. Non sono disposte ad ascoltare frasi fatte o ramanzine, ma osservano, e traggono indicazioni dai media a livello planetario. Un nuovo 11 settembre che ha portato importanti novità, ha ridato luce a situazioni ritenute superate, o scontate, ed ha mostrato la fragilità, e i limiti, di tanta fetta della società civile, politica e sociale. È stata anche l’occasione per verificare la forza di tanti uomini e donne che in tutti i settori della nostra vita hanno saputo trovare la forza di ribaltare situazioni che sembravano irreversibili. In questo scenario la politica è sembrata essere sempre un passo indietro avviluppata dallo scontro interpersonale, dalle polemiche, da micro interessi, da invidie sociali senza compenetrarsi a pieno nel mondo del lavoro, della povertà e della disperazione, dei malati dei bisogni e dei servizi, della sicurezza e del benessere. La politica sembra un trampolino per dare sfoggio del proprio ego piuttosto che esprimere il proprio grado di preparazione ed esperienza per essere utili alla collettività. Sono sempre stato contrario al tecnicismo esasperato, detesto i parvenu’ e non mi fido di chi non sbarca il lunario nella sua quotidianità e cerca la ribalta attraverso la politica. C’è una società ferma e autoreferenziale incagliata tra il proprio credo incapace di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte mettendosi in discussione. Quello che è accaduto a Trinitapoli vede coinvolti tutti, ma proprio tutti, anche se con un grado di responsabilità diverso, c’è chi sta gioendo, chi sta masticando amaro e chi sta reagendo: la città languisce!
Per lei che periodo è? E per i partiti e i movimenti a Trinitapoli?
Per quel che mi riguarda occorre fare un distinguo sul piano personale e quello politico. Personalmente sto bene ho ripreso appieno la mia vita professionale, coltivo con assiduità i miei hobby e vivo con maggiore presenza e intensità il rapporto con la mia famiglia. Sul piano politico sono soddisfatto del lavoro fatto come sindaco e del riscontro che ho con i cittadini, ma sono triste e deluso per le dinamiche che ne sono conseguite dopo i miei mandati. Triste perché avevo immaginato un percorso di crescita della nostra città che invece è stato arrestato! Deluso perché ho voluto avviare alla vita pubblica una nuova classe dirigente, ma ho scoperto tanta ipocrisia, ingratitudine e cattiveria. Ho incrociato gente che si è lasciata blandire dal potere e dall’arrivismo, che si è specializzata, e professionalizzata, nella risoluzione del problema del singolo e non in quello della Città. Deluso perché non so se hanno tradito per paura, per interesse o per ignoranza, certamente da questo punto di vista registro un fallimento umano e politico ancora sotto analisi, ma mi rincuora, come dicevo, il fatto che agli occhi della gente tutto sia molto chiaro e se per questo anche dinanzi alla giustizia. Quindi sono in una fase di studio, e confronto, che presto mi porterà a fare una scelta per il futuro. Quanto ai partiti ed ai movimenti registro una calma apparente, in una stasi riflessiva, ma comunque involutiva. Una fase che risente del commissariamento del Comune di Trinitapoli, ma non solo! Siamo da un lato ad un cambio generazionale: i nati negli anni ‘40, ‘50 e ‘60 oramai sono spettatori non paganti non più interessati e/o interessanti; dall’altro siamo di fronte a chi è affetto da una metamorfosi kafkiana, che dopo aver bruciato gli anni più belli, e aver perso il confronto generazionale, tenta una rivincita mettendosi in scia dei commissari prefettizi. Trinitapoli è sempre stata la cartina di tornasole di quello che accade in Italia a livello politico, sociale e culturale. La sinistra, infatti, è in caduta libera grazie ad una lotta intestina, che dura da decenni, tanto che molti si vogliono rifugiare nei cinque stelle (facendone perdere autenticità e fervore) per reinventarsi, ma sono sempre alla ricerca di un leader che soppianti le cariatidi del passato, però invano; il centrodestra sotto l’egida delle amministrazioni da me guidate ha avuto una crescita esponenziale - oggi consacrata a livello nazionale - ma a Trinitapoli è ancorata agli uomini che lo rappresentano e non certo ad un tessuto connettivo che lo caratterizzi; anzi alcuni partiti del centro destra hanno uomini e donne al proprio interno che hanno un piede in due scarpe, o meglio calzano sia il destro che il sinistro. Qualcuno, infatti, durante il commissariamento è diventato pure mancino per non affondare, ma è rimasto uncinato. Anche qui vedo in corso una vera e propria rivoluzione copernicana che si compirà all’indomani del risultato elettorale delle amministrative.
Tra più di un anno, forse nella primavera 2024, si dovrebbe tornare alle urne a Trinitapoli. Dove si colloca ora e se si riproporrà alla città?
Mi colloco dove sono sempre stato: tra la gente! Mi riproporrò alla città se la città lo vorrà e se vi sarà un progetto serio, severo e innovativo con persone competenti. La parola d’ordine, infatti, sarà competenza! Dopo quanto accaduto i cittadini vogliono competenza, determinazione decisionale e capacità amministrative con uomini e donne che non si chiudano nel palazzo di città a “drinkare”, ma sappiano assumersi la responsabilità del proprio tempo in relazione alle problematiche che sorgeranno, sapendo guardare la gente negli occhi. Non ho parlato di legalità per due motivi: il primo perché in questo momento mi sembra così abusata da svilirne il significato e la seconda perché quando io ho amministrato ho dimostrato che la legalità fosse la normalità, non a caso dopo il terremoto che vi è stato nessun amministratore è stato attinto da provvedimenti di natura penale!
Ultima domanda: come valuta lei da ex sindaco il lavoro giornaliero dei commissari prefettizi del Comune di Trinitapoli?
Non spetta a me dare un giudizio come ex sindaco, ma al pari dei miei concittadini debbo registrare gli effetti di una gestione commissariale che, se fosse normale, non sarebbe definita straordinaria! Ho già detto che i commissari sono espressione dello Sato ed operano in aderenza totale alla legge, ma vanno considerati alla stregua di un medico. Quando si va dal medico questi verifica lo stato di salute e prescrive una terapia. Da quel momento la vita del paziente cambia. Questo mutamento viene vissuto male perché cambiano le abitudini, ma nel tempo, se si seguono le prescrizioni, e queste sono quelle necessarie e giuste, se ne apprezzeranno i benefici al punto da poter avere un miglioramento della qualità della vita. Così come per la maggioranza dei cittadini che si rivolgessero al medico finirebbero per avere una prescrizione medica, allo stesso modo per la maggioranza dei Comuni che fossero commissariati ci sarebbe un cambiamento. Oggi dobbiamo ringraziare chi sta lavorando per la nostra Città ricordandoci che non sono stati i Commissari a chiedere di venire a Trinitapoli, ma, grazie al comportamento di alcuni, è stata Trinitapoli a necessitarne la presenza.