BARI - E’ ormai allarme sofferenza. Un disagio non solo generazionale ma ancor più evidente tra i giovani. La frustrazione caratterizza sempre più il
nostro tempo. Così la psicologa Elisa Caponetti.
Contemporaneamente - prosegue Caponetti - si assiste ad una profonda fragilità dell’Io accompagnata frequentemente da un disimpegno e disorientamento degli adulti. Esistenze caratterizzate spesso da assenza di entusiasmo e slanci emozionali, in cui appare una totale contrapposizione tra la vita reale e quella virtuale rappresentata immaginariamente sui social. Quest’ultima, sempre felice, dove vengono riprodotte situazioni artefatte e perfette, immagini di sé completamente artificiali e alterate. Vite talmente manipolate e contrapposte da far emergere una totale scissione. Ed è così che vengono postate foto solo filtrate, in cui occorre necessariamente e in modo ossessivo mostrare di essersi conformati ad un modello di bellezza ispirato dai tanti influencer, dove ciò che conta è soltanto la rappresentazione visiva, tutto il resto non necessita di essere mostrato. Tutto - spiega Caponetti - è di apparente perfezione, un corpo da mostrare senza alcuna presenza di un minimo difetto o caratteristiche proprie. Tutto è omologazione, tutto è bisogno estremo di andare a compensare una carenza in realtà ben più profonda ed un grande senso di inadeguatezza. Ed è così che di contro vediamo emergere una chiusura nei confronti della vita in totale contrasto con quello che invece dovrebbe avvenire proprio durante la fase adolescenziale, con il propagarsi di agiti autolesionistici e sintomi sempre più diffusi: senso di solitudine, ansia, attacchi di panico, isolamento, fobie sociali, depressione, difficoltà relazionale, ma anche disturbi alimentari e uso di alcool, sostanze stupefacenti e psicofarmaci. Giovani irrisolti, spaventati e smarriti, intrappolati dal senso di inadeguatezza percepito, dove spesso gli adulti faticano ad essere presenti e a fornire modelli rassicuranti e stabili. La pandemia ha dato una forte accelerazione ad un disagio però già in essere, conclude Caponetti.
Contemporaneamente - prosegue Caponetti - si assiste ad una profonda fragilità dell’Io accompagnata frequentemente da un disimpegno e disorientamento degli adulti. Esistenze caratterizzate spesso da assenza di entusiasmo e slanci emozionali, in cui appare una totale contrapposizione tra la vita reale e quella virtuale rappresentata immaginariamente sui social. Quest’ultima, sempre felice, dove vengono riprodotte situazioni artefatte e perfette, immagini di sé completamente artificiali e alterate. Vite talmente manipolate e contrapposte da far emergere una totale scissione. Ed è così che vengono postate foto solo filtrate, in cui occorre necessariamente e in modo ossessivo mostrare di essersi conformati ad un modello di bellezza ispirato dai tanti influencer, dove ciò che conta è soltanto la rappresentazione visiva, tutto il resto non necessita di essere mostrato. Tutto - spiega Caponetti - è di apparente perfezione, un corpo da mostrare senza alcuna presenza di un minimo difetto o caratteristiche proprie. Tutto è omologazione, tutto è bisogno estremo di andare a compensare una carenza in realtà ben più profonda ed un grande senso di inadeguatezza. Ed è così che di contro vediamo emergere una chiusura nei confronti della vita in totale contrasto con quello che invece dovrebbe avvenire proprio durante la fase adolescenziale, con il propagarsi di agiti autolesionistici e sintomi sempre più diffusi: senso di solitudine, ansia, attacchi di panico, isolamento, fobie sociali, depressione, difficoltà relazionale, ma anche disturbi alimentari e uso di alcool, sostanze stupefacenti e psicofarmaci. Giovani irrisolti, spaventati e smarriti, intrappolati dal senso di inadeguatezza percepito, dove spesso gli adulti faticano ad essere presenti e a fornire modelli rassicuranti e stabili. La pandemia ha dato una forte accelerazione ad un disagio però già in essere, conclude Caponetti.
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Psicologia