BARI - Falsificavano atti pubblici per velocizzare e definire positivamente le pratiche auto ma sono stati scoperti grazie all'intervento dei carabinieri. I militari del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per i reati di “falsità in atti pubblici e/o privati”, “accesso abusivo a sistemi informatici”, “contraffazione di sigilli di Stato”, “furto in abitazione” e “truffa”.
Le condotte illecite contestate, emerse nel settembre 2020 a margine di diversa attività investigativa e accertate con tempestivi riscontri fino al maggio 2021, hanno principalmente ad oggetto l’attività imprenditoriale di un’agenzia di pratiche auto di Capurso (BA) i cui gestori, fratello e sorella, grazie alla parentela con un Carabiniere in servizio presso una Stazione Carabinieri, avevano incrementato il proprio volume d’affari garantendo alla clientela un servizio semplice e veloce di perfezionamento delle pratiche.
In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), gli indagati, al fine di concludere positivamente e/o velocizzare il perfezionamento delle richieste all’ACI/PRA, avrebbero falsificato, utilizzando anche un sigillo di Stato contraffatto, denunce di smarrimento e/o furto di veicoli e targhe, anche accedendo abusivamente alla Banca Dati in uso alle FF.PP., in favore di clienti a volte ignari dell’illiceità di tali condotte e altre, invece, ben consapevoli della scorciatoia intrapresa, se non addirittura complici in vere e proprie truffe assicurative.
L’agenzia beneficiava dell’indispensabile apporto del marito Carabiniere della co-gestrice, il quale si prestava a interrogare i database in uso alle FF.PP. per poi sottoscrivere le false denunce che, però, non venivano effettivamente inserite nei sistemi informatici di riferimento.
Il GIP, accogliendo pienamente la tesi accusatoria e decretando di fatto la chiusura dell’attività imprenditoriale, ha disposto la misura interdittiva del divieto per 12 mesi di esercitare l’attività professionale di consulente automobilistico e l’impresa di pratiche auto per il co-titolare dell’agenzia, mentre ha deciso la misura più afflittiva degli arresti domiciliari nei confronti sia della sorella e socia in affari sia del cognato Carabiniere. La coppia avrebbe sfruttato il bagaglio esperienziale maturato nella falsificazione di atti anche per contraffare:
– certificati medici in favore del militare, il quale riusciva così ad assentarsi indebitamente dal lavoro; – attestazioni di negatività al Covid 19 a beneficio di propri conoscenti; – una lettera d’ufficio per trasmettere un’istanza, falsamente motivata, di annullamento di una contravvenzione al C.d.S. emessa da un Comando di Polizia Locale nei confronti di un commilitone, destinatario per tale motivo della misura cautelare interdittiva della sospensione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio per aver concorso nella predetta falsità in atti.
Nell’ambito dell’attività investigativa, condotta principalmente attraverso intercettazioni, acquisizioni di testimonianze e documenti, i Carabinieri hanno anche accertato un ulteriore episodio illecito a carico di un altro militare che avrebbe falsificato il contenuto di un’annotazione di P.G. relativa all’esecuzione di un ordine di cattura. Nei suoi confronti il GIP ha disposto la sospensione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio.
Si evidenzia come i Carabinieri indagati, per cui sono contestualmente scattate analoghe misure cautelari disciplinari (sospensione obbligatoria dal servizio), erano stati già da tempo rimossi dai propri incarichi e allontanati dalla propria sede di servizio.
Infine, è importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
Le condotte illecite contestate, emerse nel settembre 2020 a margine di diversa attività investigativa e accertate con tempestivi riscontri fino al maggio 2021, hanno principalmente ad oggetto l’attività imprenditoriale di un’agenzia di pratiche auto di Capurso (BA) i cui gestori, fratello e sorella, grazie alla parentela con un Carabiniere in servizio presso una Stazione Carabinieri, avevano incrementato il proprio volume d’affari garantendo alla clientela un servizio semplice e veloce di perfezionamento delle pratiche.
In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), gli indagati, al fine di concludere positivamente e/o velocizzare il perfezionamento delle richieste all’ACI/PRA, avrebbero falsificato, utilizzando anche un sigillo di Stato contraffatto, denunce di smarrimento e/o furto di veicoli e targhe, anche accedendo abusivamente alla Banca Dati in uso alle FF.PP., in favore di clienti a volte ignari dell’illiceità di tali condotte e altre, invece, ben consapevoli della scorciatoia intrapresa, se non addirittura complici in vere e proprie truffe assicurative.
L’agenzia beneficiava dell’indispensabile apporto del marito Carabiniere della co-gestrice, il quale si prestava a interrogare i database in uso alle FF.PP. per poi sottoscrivere le false denunce che, però, non venivano effettivamente inserite nei sistemi informatici di riferimento.
Il GIP, accogliendo pienamente la tesi accusatoria e decretando di fatto la chiusura dell’attività imprenditoriale, ha disposto la misura interdittiva del divieto per 12 mesi di esercitare l’attività professionale di consulente automobilistico e l’impresa di pratiche auto per il co-titolare dell’agenzia, mentre ha deciso la misura più afflittiva degli arresti domiciliari nei confronti sia della sorella e socia in affari sia del cognato Carabiniere. La coppia avrebbe sfruttato il bagaglio esperienziale maturato nella falsificazione di atti anche per contraffare:
– certificati medici in favore del militare, il quale riusciva così ad assentarsi indebitamente dal lavoro; – attestazioni di negatività al Covid 19 a beneficio di propri conoscenti; – una lettera d’ufficio per trasmettere un’istanza, falsamente motivata, di annullamento di una contravvenzione al C.d.S. emessa da un Comando di Polizia Locale nei confronti di un commilitone, destinatario per tale motivo della misura cautelare interdittiva della sospensione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio per aver concorso nella predetta falsità in atti.
Nell’ambito dell’attività investigativa, condotta principalmente attraverso intercettazioni, acquisizioni di testimonianze e documenti, i Carabinieri hanno anche accertato un ulteriore episodio illecito a carico di un altro militare che avrebbe falsificato il contenuto di un’annotazione di P.G. relativa all’esecuzione di un ordine di cattura. Nei suoi confronti il GIP ha disposto la sospensione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio.
Si evidenzia come i Carabinieri indagati, per cui sono contestualmente scattate analoghe misure cautelari disciplinari (sospensione obbligatoria dal servizio), erano stati già da tempo rimossi dai propri incarichi e allontanati dalla propria sede di servizio.
Infine, è importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.