VITTORIO POLITO - «È negli occhi degli agricoltori pugliesi la bellezza; nel fondo dei loro occhi, che scrutano dove seminare e come coltivare. Le loro mani sono la bellezza; il loro volto solcato dalle rughe è la bellezza; tutto il loro corpo è solcato. In agronomia, per descrivere le strisce di terreno coltivabili comprese fra i solchi, usiamo il termine “sistemazione a prose”: serve per la regimazione delle acque in eccesso, specie nelle coltivazioni invernali o primaverili. Come i campi dei nostri biopatriarchi prima dell’ennesima semina; come il corpo dei nostri Biopatriarchi, pieno di solchi, su sui devono scivolare le insidie del clima e le delusioni del mercato. Crescono così i nostri genitori contadini.
E noi con loro. E tutto quello che noi oggi raccontiamo non sarebbe stato possibile senza di loro. Abbiamo la fortuna di vivere in una regione ricca di bellezze: la Puglia. Abbracciata dal mare, baciata dal sole, accarezzata continuamente dai venti, la nostra regione deve tanto a “i contadini di Puglia; un popolo di formiche (che) ha trasformato una terra di pietra e una terra senza acqua in giardino.” La bellezza è nei loro occhi. La bellezza è negli occhi dei pugliesi. Non chiudiamoli, mai.» Così definisce Pietro Santamaria, docente del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’Università di Bari, nell’introduzione del volume edito dall’Università “Aldo Moro” di Bari “Biopatriarchi di Puglia” (il futuro della biodiversità), a cura di Anna Maria Cilardi, Luigi Trotta e dello stesso Santamaria.
«Tutelare la biodiversità delle culture, degli allevamenti e del patrimonio forestale della Puglia e contrastare la progressiva perdita delle varietà e razze che nei secoli sono state selezionate dai nostri agricoltori e allevatori, attraverso azioni concrete di recupero, conservazione e salvaguardia, è da diversi anni un impegno della Regione Puglia», scrive Donato Pentassuglia, assessore all’Agricoltura della Regione Puglia.
Il testo “Biopatriarchi di Puglia”, è una raccolta di storie e testimonianze di ben 26 “cavalieri” della biodiversità, uomini e donne che da anni conservano e tutelano antiche specie e varietà della nostra regione, contribuendo a preservare sapori, paesaggi e tradizioni che, senza il loro impegno, andrebbero inesorabilmente persi nel tempo.
Il testo, illustratissimo, passa in rassegna molti prodotti della nostra agricoltura: dalle specie orticole alle leguminose, ai cereali e alle foraggere, dagli alberi da frutto all’olivo, alla vite, ecc. Insomma una rassegna dei Biopatriarchi della Puglia da non perdere.
Numerosi sono anche i collaboratori che hanno trattato vari argomenti: dalla catalogna bianca di Tricase, al pomodoro regina, all’aglio gigante, al cavolo riccio, al pomodoro giallo d’inverno, alla carota di Polignano, alla fava romastelli, all’orzo locale o nostrano, al grano buono di Rutigliano, alla fava viola o violetta, al pisello nano di Zollino, al “fico del vescovo”, al melo chianella, al pero mastantuono, al fico Petrelli, all’albicocco di Galatone, all’olivo ravece, rumanella, rosciola, bambina, all’ogliarola garganica, ai vitigni Colangelo, Nardobello, pagghione bianco, gravisano, M’n verde.