LIVALCA - L’amico Uccio (cito solo la seconda parte del diminutivo con cui lo chiamavamo) mi ha posto una domanda, con relativa scommessa gastronomica, partendo da una premessa ispirata da una frase di Wilde: “Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno”, che ormai ha talmente logorato la mia esistenza-resistenza da indurmi ad accettare di rispondere a quello che voleva sapere l’indiscussa ‘capa(tosta)’ degli amici di un tempo.
“Cosa hanno in comune Spagna, San Marino, Kosovo e Bosnia-Erzegovina” questo il quesito che, pur lasciandomi basito, ho provato a decifrare non disdegnando di consultare mentalmente lidi sportivi. Per non farla lunga dopo alcune illuminazioni- spente ho accettato di pagare pegno pur di apprendere la soluzione che riferisco a quei pochissimi che la ignoravano come il sottoscritto: sono le uniche nazioni al mondo che hanno gli inni nazionali non sostenuti da testi ufficiali (io sapevo soltanto che la Marcha Real spagnola è un inno senza prosa).
Indubbiamente Uccio è stato sempre ‘il capo’ del gruppetto di coloro che affermavano che, in ambito culturale, il detto barese ‘sparte recchèzze e devènde povertà’ evolveva in ‘iune ca non-zape iè com-a iune ca non-zènde’, ma dal momento che mi ha confermato che, con qualche superstite di quegli amici, lunedì trenta gennaio alle ore 18,00 sarà presente presso la libreria Laterza per assistere alla presentazione del volume di Nicola Simonetti “Fur…fanti o santi? Notizie, curiosità, malattie psichiche o fisiche di dieci potenti che ci hanno governati” (Adda editore, 2022, p. 96, € 10,00), mi permetto avvisare Lino, Nicola e Mirabella - un assente che, avendo firmato la prefazione, possiede il giusto ‘elisir’ per essere considerato presente - che dovranno fronteggiare qualche domanda non ‘tendenziosa’, ma comunque ‘insidiosa’.
Non essendo più in possesso del libro di Nicola, che Uccio ha non sfogliato ma letto attentamente, posso anticipargli che una domanda verterà sulla regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda: Vittoria (Londra 1819-Osborne 1901) che trasmise l’emofilia di tipo B ai figli (su questa malattia posso solo riferirvi che unisce le due parole greche, sangue e amico, e che si tratta di malanni emorragici dovuti alla mancanza, per ogni forma, di un diverso fattore indispensabile al corretto svolgimento del processo di coagulazione del sangue) e sull’affermazione che il padre della regina, il famoso Edoardo di Kent, aveva superato l’età del mezzo secolo al momento del concepimento della sua unica figlia. Chiaramente nell’Ottocento poco si sapeva di questa malattia chiamata ‘royal disease’ (malattia reale) non nel significato di reale, vero, concreto, ma nel senso che una reale regina avesse infettato nipoti e pronipoti di Prussia, Spagna, Russia.
Nicola ti anticipo che anche la profezia da te riportata di Nostradamus riguardo a Francisco Franco - ‘Caudillo’ che regnerà in Spagna dal 1939 al 1975 e che hai inserito fra i magnifici 10 nel tuo libro - che instaurò un regime dittatoriale terminato solo con la morte, sarà oggetto di osservazione. A partire dal punto in cui tu parli della ‘gente de Rivera’: Miguel Primo de Rivera generale e politico che governò la Spagna dal 1923, quando salì al potere con un colpo di Stato e l’aiuto dell’esercito, e morì a Parigi nel 1930. Posso prevedere che l’osservazione verterà sul diabete mellito che affliggeva de Rivera e che lo porterà, secondo la versione ufficiale, a morire per complicanze dovute al male… anche se su questa morte ‘addomesticata’ vi sono varie congetture.
Simonetti parlando di John Fitzgerald Kennedy e delle sue patologie non dimentica di segnalarci che il padre Joe - apostrofato come moltiplicatore di dollari ‘puliti’ - quando la First Lady Jacqueline fece intravedere la possibilità che il matrimonio sarebbe potuto approdare in un divorzio, la tacitò con un milione di dollari e la nuora rispose in un modo che potrete trovare a pag. 63 del libro… almeno questo è il ricordo della mia memoria.
Ora sono curioso di sapere come si snoderà il DIALOGO fra Lino Patruno e Nicola Simonetti lunedì 30 presso la libreria Laterza - luogo in cui è passata l’intelligenza mondiale e che quest’anno festeggia i 60 anni dall’apertura - ossia partiranno dal ‘faro-dialogo’ di Platone, Aristotele, Plutarco, Luciano, Cicerone, Seneca e via via fino al ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi’ di G. Galilei, quello di Manzoni ‘Dell’Invenzione, di Leopardi nelle ‘Operette Morali’ per giungere al De Crescenzo di ‘Oi dialogoi’ o intavoleranno subito la discussione? L’esperienza-vanità (si proprio quella che faceva dire a La Rochefoucald: ”Quello che ci rende insopportabile la vanità degli altri, è il fatto che offende la nostra”… per evitare diatribe Nord Sud mi sono rivolto ad un francese) insegna che si partirà dal grido misto di orgoglio e stupore con cui, colui che ha diretto per 13 anni “La Gazzetta del Mezzogiorno”, va spiegando in un libro coraggioso “Imparate dal Sud. Lezione di sviluppo all’Italia” (Magenes Milano 2022, p. 372, € 16,00) i tre motivi per cui siamo un ‘vangelo’ per tutti e non quella palla al piede, quella ‘zavorra’ con cui veniamo etichettati.
Patruno elencando con precisione tutti i meridionali che, nonostante una partenza
senza abbuono, hanno raggiunto vette di eccellenze nel loro ambito professionale
non fa che ricordare a coloro che sanno, e che fanno finta di non sapere, che si è
‘costruito’ il più partendo da meno del meno (leggendo il libro troverete esempi
stupefacenti come quello della trentacinquenne barese Maria Limongelli che risulta
tra i soci fondatori del Groupon Italia), non solo, il giornalista che ha attraversato
correndo centinaia di volte la città metropolitana, ribalta il problema e, come se
fosse un procuratore di operazioni calcistiche, mostra che affare vantaggioso
sarebbe investire su di noi e sul nostro sole.
Sarà anche vero che il sole è di tutti, ma i raggi del nostro sole irradiano ovunque la nostra gioia di esserci, di vivere in ogni parte del mondo, anche al Sud ove fosse possibile, con la caparbietà di chi è fermamente convinto di non essere il problema, ma la soluzione del problema che a qualcuno risulta difficile non capire, ma ‘metabolizzare’. So che l’amico Uccio, partendo dal ‘New Deal’ di Roosevelt, la cui malattia è stata trattata con partecipata attenzione medica da Simonetti, proverà a stimolare Lino Patruno ad avanzare proposte concrete.
Una piccola considerazione personale: Nicola Simonetti per parlarci di Churchill, Cossiga, Robert Anthony Eden, Francisco Franco, Adolf Hitler, John Kennedy, Putin, Roosevelt, Stalin e la regina Vittoria ha preferito pubblicare con un editore barese Adda, casa di respiro internazionale, pur trattando di personaggi cosmopoliti, mentre Lino Patruno, per dare, immagino, forza al suo messaggio di spavalda fede meridionale, ha preferito un editore milanese convinto che comprenda l’internazionale espressione “allàsse ca so de BBare” quando sarà il momento di lasciare la… ’presa’. Salvo che poi questa sigla editoriale non nasconda esponenti della migliore intelligenza pugliese, anzi barese.
In prima liceo scrissi in un tema che ero felice di essere nato in Italia e che non facevo nessuna distinzione sul venire al mondo al Nord, al Sud, in Sicilia o Sardegna, ma mi ritenevo privilegiato ad essere nato in una splendida città sul mare di nome Bari… chiaramente ero felice di far parte dei fanti, dei cavallerizzi e delle persone corrette e perbene: in seguito ho appreso che questo pensiero, con parole diverse, è lo stesso di Pino Aprile.
Ho figli e nipoti che vivono a Roma e Milano e vorrei che loro e la loro discendenza fosse felice di ‘sbocciare’ in Italia. I primi ad esserne contenti con Livalca sarebbero Uccio, Nicola e Lino e il direttore Ferri che mi ha permesso di parlare nuovamente del libro di Nicola… ‘spaziando molto e volando alto come fai sempre’.
PS
I fatti degli ultimi mesi hanno dimostrato che Nicola con “Fur…fanti…” ha voluto ricordarci che l’essere umano non è un ‘santo’ e non è una ‘belva’, per cui, a volte, il passo dal santo alla belva è dovuto a problemi psichici; Lino, invece, può verificare che il suo “Imparate dal Sud” è già in fase di avanzata realizzazione: prova sia il quasi certo scudetto del Napoli e la salita in A di Reggina, Bari e Cagliari. Vi starete chiedendo e il Frosinone? Mi dispiace per l’allenatore Fabio Grosso, cui non sarò mai abbastanza grato per la realizzazione del rigore del quarto titolo mondiale, ma il 22 ottobre dello scorso anno, giorno in cui il suo Frosinone ha battuto il Bari per un gol di testa negli ultimi minuti ad opera di quel Gennaro Borrelli, nativo di Campobasso e pur alto ‘ben’ 1,95, ho ‘intuito ’ che il NOSTRO BARI è superiore a tal blasonata squadra e tralascio, il non certo ininfluente particolare, che abbiamo giocato per 70 minuti in 10 per una singolare espulsione (Bellomo) che solo un VAR ‘spassoso’ poteva segnalare al direttore di gara.
Ai vecchi amici baresi (ormai adottati da Milano, Torino e Verona, luogo in cui dimorano dal secolo scorso) che la prima cosa che mi chiedono al telefono consiste in una pura esclamazione di impazienza-insopportabilità: “Mòoh angòre BB stà”, rispondo “mannàgghie a ssande nudde…mò, mò, mò”.
Sarà anche vero che il sole è di tutti, ma i raggi del nostro sole irradiano ovunque la nostra gioia di esserci, di vivere in ogni parte del mondo, anche al Sud ove fosse possibile, con la caparbietà di chi è fermamente convinto di non essere il problema, ma la soluzione del problema che a qualcuno risulta difficile non capire, ma ‘metabolizzare’. So che l’amico Uccio, partendo dal ‘New Deal’ di Roosevelt, la cui malattia è stata trattata con partecipata attenzione medica da Simonetti, proverà a stimolare Lino Patruno ad avanzare proposte concrete.
Una piccola considerazione personale: Nicola Simonetti per parlarci di Churchill, Cossiga, Robert Anthony Eden, Francisco Franco, Adolf Hitler, John Kennedy, Putin, Roosevelt, Stalin e la regina Vittoria ha preferito pubblicare con un editore barese Adda, casa di respiro internazionale, pur trattando di personaggi cosmopoliti, mentre Lino Patruno, per dare, immagino, forza al suo messaggio di spavalda fede meridionale, ha preferito un editore milanese convinto che comprenda l’internazionale espressione “allàsse ca so de BBare” quando sarà il momento di lasciare la… ’presa’. Salvo che poi questa sigla editoriale non nasconda esponenti della migliore intelligenza pugliese, anzi barese.
In prima liceo scrissi in un tema che ero felice di essere nato in Italia e che non facevo nessuna distinzione sul venire al mondo al Nord, al Sud, in Sicilia o Sardegna, ma mi ritenevo privilegiato ad essere nato in una splendida città sul mare di nome Bari… chiaramente ero felice di far parte dei fanti, dei cavallerizzi e delle persone corrette e perbene: in seguito ho appreso che questo pensiero, con parole diverse, è lo stesso di Pino Aprile.
Ho figli e nipoti che vivono a Roma e Milano e vorrei che loro e la loro discendenza fosse felice di ‘sbocciare’ in Italia. I primi ad esserne contenti con Livalca sarebbero Uccio, Nicola e Lino e il direttore Ferri che mi ha permesso di parlare nuovamente del libro di Nicola… ‘spaziando molto e volando alto come fai sempre’.
PS
I fatti degli ultimi mesi hanno dimostrato che Nicola con “Fur…fanti…” ha voluto ricordarci che l’essere umano non è un ‘santo’ e non è una ‘belva’, per cui, a volte, il passo dal santo alla belva è dovuto a problemi psichici; Lino, invece, può verificare che il suo “Imparate dal Sud” è già in fase di avanzata realizzazione: prova sia il quasi certo scudetto del Napoli e la salita in A di Reggina, Bari e Cagliari. Vi starete chiedendo e il Frosinone? Mi dispiace per l’allenatore Fabio Grosso, cui non sarò mai abbastanza grato per la realizzazione del rigore del quarto titolo mondiale, ma il 22 ottobre dello scorso anno, giorno in cui il suo Frosinone ha battuto il Bari per un gol di testa negli ultimi minuti ad opera di quel Gennaro Borrelli, nativo di Campobasso e pur alto ‘ben’ 1,95, ho ‘intuito ’ che il NOSTRO BARI è superiore a tal blasonata squadra e tralascio, il non certo ininfluente particolare, che abbiamo giocato per 70 minuti in 10 per una singolare espulsione (Bellomo) che solo un VAR ‘spassoso’ poteva segnalare al direttore di gara.
Ai vecchi amici baresi (ormai adottati da Milano, Torino e Verona, luogo in cui dimorano dal secolo scorso) che la prima cosa che mi chiedono al telefono consiste in una pura esclamazione di impazienza-insopportabilità: “Mòoh angòre BB stà”, rispondo “mannàgghie a ssande nudde…mò, mò, mò”.