Ex Ilva, M5S presenta mozione. Galante: “No alla reintroduzione dello scudo penale”
BARI - “Lo scudo penale sull’ex Ilva a Taranto non deve essere reintrodotto. È una battaglia che come M5S stiamo portando avanti a tutti i livelli per difendere la salute dei tarantini. L’immunità penale deresponsabilizza i soggetti preposti alla gestione dello stabilimento nella attuazione degli interventi, disincentivandoli alla previsione di investimenti più consistenti per ridurre gli impatti ambientali e sanitari. La riconversione economica, sociale e ambientale del territorio deve essere la priorità per il Governo, per questo, in vista dell’incontro del 19 gennaio tra il Governo, le istituzioni locali, le parti sociali e la società, stiamo depositando una mozione per fornire al Governo regionale specifici indirizzi rispetto alle problematiche relative alla governance aziendale, agli impegni che la società dovrà assumere in termini industriali, occupazionali e di sostenibilità ambientale e sanitaria e all'eliminazione dello scudo penale. Mozione che riteniamo abbia la massima urgenza e che chiederemo venga discussa già nel consiglio di martedì prossimo”. Lo dichiara il capogruppo del M5S Marco Galante.
“La gestione di ArcelorMittal è da considerarsi fallimentare - spiega Galante - e lo Stato non può continuare a riconoscere finanziamenti pubblici ad un socio che non è stato in grado di favorire un serio rilancio dello stabilimento. Il prestito di quasi 700 milioni di euro non può essere concesso senza garanzie in termini ambientali, sanitari e occupazionali e senza che si provveda alla definizione di un management più efficiente e in grado di investire le risorse negli interventi di riconversione ambientale dello stabilimento".
"Così come il ripristino dell’immunità penale per tutto l'arco temporale di efficacia del Piano ambientale, non può ritenersi più giustificabile alla luce degli impatti sanitari ed ambientali che l’attività dell’impianto produce. L’estensione della validità dello scudo penale consentirà di autorizzare l’attività produttiva pur in presenza di situazioni di grave compromissione dell'ambiente e della salute ed esenterà i potenziali responsabili di gravi fatti di inquinamento ambientale dalla responsabilità penale, privando i soggetti potenzialmente lesi della possibilità di ottenere in sede giurisdizionale la tutela dei loro diritti primari, in contrasto con i valori costituzionali".
"L'impatto delle emissioni prodotte dallo stabilimento sull'ambiente e sulla salute della popolazione è stato oggetto di diversi rapporti scientifici i cui esiti indicano la necessità di incrementare i livelli di tutela della salute e di accelerare l’attuazione degli interventi di ambientalizzazione, soprattutto a tutela dei residenti del quartiere Tamburi. È dovere di tutte le istituzioni tutelare la salute dei cittadini di Taranto e l’ambiente, promuovendo azioni volte a ridurre o a eliminare le principali fonti di inquinamento, sostenendo un piano di riconversione dell’attività dello stabilimento. Ci batteremo a tutti i livelli perché questo venga fatto”.
"Nella mozione si chiede che la continuità del funzionamento dello stabilimento siderurgico di Taranto e le risorse pubbliche a questo destinate, siano vincolate alla definizione, attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e di tutti i soggetti istituzionali interessati, di un piano degli investimenti, industriale e occupazionale che contempli la chiusura delle fonti inquinanti e la realizzazione di impianti ecosostenibili anche con forni elettrici, alimentati con idrogeno verde ed energie rinnovabili, e la previsione di concrete misure di sostegno e reinserimento dei lavoratori in cassa integrazione, in linea con l’impegno assunto con la mozione n.222 approvata da Consiglio regionale il 15/11/2022; di promuovere l'introduzione, in questi piani, di strumenti di valutazione preventiva dell'impatto ambientale e sulla salute pubblica degli interventi, prevedendo approfondite valutazioni predittive di carattere sanitario; di riequilibrare la governance in favore del socio pubblico di Acciaierie d'Italia e chiedere che nessun ulteriore prestito pubblico sia erogato, in qualunque forma, ad ArcelorMittal in difetto di garanzie per i lavoratori diretti ed indiretti e di piani strutturali di riconversione tecnologica e di eliminare dal testo del DL 2/2023 la previsione che ripristina il cd. scudo penale" conclude Galante.
“La gestione di ArcelorMittal è da considerarsi fallimentare - spiega Galante - e lo Stato non può continuare a riconoscere finanziamenti pubblici ad un socio che non è stato in grado di favorire un serio rilancio dello stabilimento. Il prestito di quasi 700 milioni di euro non può essere concesso senza garanzie in termini ambientali, sanitari e occupazionali e senza che si provveda alla definizione di un management più efficiente e in grado di investire le risorse negli interventi di riconversione ambientale dello stabilimento".
"Così come il ripristino dell’immunità penale per tutto l'arco temporale di efficacia del Piano ambientale, non può ritenersi più giustificabile alla luce degli impatti sanitari ed ambientali che l’attività dell’impianto produce. L’estensione della validità dello scudo penale consentirà di autorizzare l’attività produttiva pur in presenza di situazioni di grave compromissione dell'ambiente e della salute ed esenterà i potenziali responsabili di gravi fatti di inquinamento ambientale dalla responsabilità penale, privando i soggetti potenzialmente lesi della possibilità di ottenere in sede giurisdizionale la tutela dei loro diritti primari, in contrasto con i valori costituzionali".
"L'impatto delle emissioni prodotte dallo stabilimento sull'ambiente e sulla salute della popolazione è stato oggetto di diversi rapporti scientifici i cui esiti indicano la necessità di incrementare i livelli di tutela della salute e di accelerare l’attuazione degli interventi di ambientalizzazione, soprattutto a tutela dei residenti del quartiere Tamburi. È dovere di tutte le istituzioni tutelare la salute dei cittadini di Taranto e l’ambiente, promuovendo azioni volte a ridurre o a eliminare le principali fonti di inquinamento, sostenendo un piano di riconversione dell’attività dello stabilimento. Ci batteremo a tutti i livelli perché questo venga fatto”.
"Nella mozione si chiede che la continuità del funzionamento dello stabilimento siderurgico di Taranto e le risorse pubbliche a questo destinate, siano vincolate alla definizione, attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e di tutti i soggetti istituzionali interessati, di un piano degli investimenti, industriale e occupazionale che contempli la chiusura delle fonti inquinanti e la realizzazione di impianti ecosostenibili anche con forni elettrici, alimentati con idrogeno verde ed energie rinnovabili, e la previsione di concrete misure di sostegno e reinserimento dei lavoratori in cassa integrazione, in linea con l’impegno assunto con la mozione n.222 approvata da Consiglio regionale il 15/11/2022; di promuovere l'introduzione, in questi piani, di strumenti di valutazione preventiva dell'impatto ambientale e sulla salute pubblica degli interventi, prevedendo approfondite valutazioni predittive di carattere sanitario; di riequilibrare la governance in favore del socio pubblico di Acciaierie d'Italia e chiedere che nessun ulteriore prestito pubblico sia erogato, in qualunque forma, ad ArcelorMittal in difetto di garanzie per i lavoratori diretti ed indiretti e di piani strutturali di riconversione tecnologica e di eliminare dal testo del DL 2/2023 la previsione che ripristina il cd. scudo penale" conclude Galante.