BARI - “Ora è tutto più chiaro grazie alla confessione di alcuni colleghi. Il problema della proposta di legge sul fine vita sono i firmatari e forse un pizzico di umana e comprensibile invidia. Annunciamo allora il nostro applauso più sentito e a scena aperta qualora dovesse provvedere la Giunta regionale e siamo disposti pure a cancellare le nostre firme dalla proposta cedendo il posto di sottoscrittori ai colleghi più narcisisti". Così i consiglieri regionali di Azione Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea.
"O con una legge regionale o con una delibera di Giunta regionale - proseguono i consiglieri di Azione -, il risultato non cambia: si tratta di dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale n. 241 del 2019, ossia l’unico scopo della nostra proposta di legge. Le cose sconvolgenti di questa storiaccia sono in realtà due: il veder prevalere motivazioni politiciste sul dovere di incrociare la sofferenza umana; il fatto di dover ricordare alla coalizione del centrosinistra e ai Cinquestelle i loro programmi elettorali in materia di diritti civili e fine vita, mettendo in evidenza l’eclatante contraddizione tra quanto fanno e quanto dicono nei convegni e nei congressi. Sia chiara, tuttavia, la nostra opinione. O la Giunta regionale assume il dovere di fare una delibera in materia, revocando la precedente presa di posizione del presidente Emiliano (“l’argomento non è nel nostro programma elettorale”), oppure al Consiglio regionale del prossimo 17 chiederemo la discussione e il voto, spingendo tutti a risolvere il problema o ad assumere attraverso il voto il coraggio del proprio punto di vista, senza imboscarsi in oziosi ingranaggi procedurali”, concludono.
"O con una legge regionale o con una delibera di Giunta regionale - proseguono i consiglieri di Azione -, il risultato non cambia: si tratta di dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale n. 241 del 2019, ossia l’unico scopo della nostra proposta di legge. Le cose sconvolgenti di questa storiaccia sono in realtà due: il veder prevalere motivazioni politiciste sul dovere di incrociare la sofferenza umana; il fatto di dover ricordare alla coalizione del centrosinistra e ai Cinquestelle i loro programmi elettorali in materia di diritti civili e fine vita, mettendo in evidenza l’eclatante contraddizione tra quanto fanno e quanto dicono nei convegni e nei congressi. Sia chiara, tuttavia, la nostra opinione. O la Giunta regionale assume il dovere di fare una delibera in materia, revocando la precedente presa di posizione del presidente Emiliano (“l’argomento non è nel nostro programma elettorale”), oppure al Consiglio regionale del prossimo 17 chiederemo la discussione e il voto, spingendo tutti a risolvere il problema o ad assumere attraverso il voto il coraggio del proprio punto di vista, senza imboscarsi in oziosi ingranaggi procedurali”, concludono.
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