BARI - «Dal 2019 il nostro Ordine ha visto l’iscrizione di circa 650 nuovi avvocati ma la cancellazione di quasi mille colleghi con un saldo negativo del 5% circa rispetto al totale degli iscritti. Numeri pesanti, che si accompagnano a quelli dei nuovi praticanti, crollati tra il 2019 e il 2022 da oltre 460 a poco più di 150, e dei candidati agli esami di abilitazione alla professione, passati dai circa 915 del 2019 ai 500 che sosterranno la prova nel 2023. Dati decisamente peggiori di quelli nazionali, che registrano solo a partire dal 2022 un leggero calo di avvocati e praticanti». È stata severa la fotografia scattata sulla crisi vocazionale vissuta dall’avvocatura nel foro barese dalla presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Serena Triggiani, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto della Corte d’Appello di Bari.
In merito alle cause, la presidente ha formulato alcune ipotesi: «Ãˆ solo un caso che l’emorragia dell’avvocatura barese sia iniziata nel 2019, subito dopo lo sgombero del palazzo di via Nazariantz e con le udienze dei processi penali tenute nelle tende della Protezione Civile? È azzardato pensare che l’inadeguata, fatiscente e insicura edilizia giudiziaria di Bari abbia contribuito a questo disamore verso la toga?».
E poi il tema dei compensi mortificanti: «Era l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2018 – ha ricordato Triggiani - quando il nostro presidente ricordò che a Bari gli avvocati, a volte, erano pagati circa sei euro l’ora, meno dei collaboratori domestici. Se possibile, le cose vanno ancora peggio: il reddito medio degli avvocati pugliesi nel 2020, pari a 21.800 euro, è divenuto il terzo più basso d’Italia, davanti solo a quello dei colleghi calabresi e lucani, coi redditi medi degli avvocati di Molise e Sicilia che hanno sopravanzato il nostro».
Un allontanamento dalla professione che, secondo la Triggiani, trova anche motivo «nelle risorse inadeguate e negli organici di Magistratura e cancelleria insufficienti per rendere ragionevoli i tempi delle cause; lungaggini e procedure spesso esasperano i nostri clienti che, talvolta, preferiscono rinunciare al legittimo diritto di far valere le proprie ragioni in un’aula di tribunale».
«Per un nuovo risorgimento dell’avvocatura barese» la presidente Triggiani ha espresso alcuni auspici: «in primis occorre che si remi tutti nella stessa direzione affinché il primo lotto del Parco della Giustizia sia realizzato nei tempi previsti, entro metà 2025, e i successivi lotti nel più breve tempo possibile. La costruzione di spazi adeguati per l’efficiente e sicura gestione della Giurisdizione nel foro barese dovrà andare, sperabilmente, di pari passo con il rafforzamento degli organici di Magistratura e cancelleria. La comunità forense barese è certa che il Ministero prenderà in carico con grande responsabilità queste istanze».
«Poi – ha aggiunto Triggiani - occorre che cambi l’andazzo sui compensi riconosciuti agli avvocati del foro barese. Parliamo sia delle liquidazioni del patrocinio a spese dello Stato, laddove emerge la funzione sociale che il difensore svolge, che degli onorari accordati da grandi committenti in forza di convenzioni, spesso molto al di sotto dei parametri fissati dalla normativa vigente e in spregio all’equo compenso. Quest’ultimo non significa solo il diritto al giusto riconoscimento economico per l'attività prestata, ma costituisce un baluardo a salvaguardia della dignità dell'intera categoria e un principio di civiltà a tutela della professione forense».
Infine, il pensiero di Triggiani è rivolto ai giovani avvocati «per i quali, a causa delle difficoltà economiche di molti studi legali, si allunga il periodo di incertezza, anche retributiva: dunque, oltre all’università , anche l’Ordine deve aiutarli a specializzarsi attraverso una formazione gratuita e sempre più professionalizzante, aperta alle recenti esigenze del mercato e alle nuove frontiere del diritto; l’obiettivo deve essere quello di renderli, agli occhi dei loro dominus, professionisti indispensabili su cui investire».
In merito alle cause, la presidente ha formulato alcune ipotesi: «Ãˆ solo un caso che l’emorragia dell’avvocatura barese sia iniziata nel 2019, subito dopo lo sgombero del palazzo di via Nazariantz e con le udienze dei processi penali tenute nelle tende della Protezione Civile? È azzardato pensare che l’inadeguata, fatiscente e insicura edilizia giudiziaria di Bari abbia contribuito a questo disamore verso la toga?».
E poi il tema dei compensi mortificanti: «Era l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2018 – ha ricordato Triggiani - quando il nostro presidente ricordò che a Bari gli avvocati, a volte, erano pagati circa sei euro l’ora, meno dei collaboratori domestici. Se possibile, le cose vanno ancora peggio: il reddito medio degli avvocati pugliesi nel 2020, pari a 21.800 euro, è divenuto il terzo più basso d’Italia, davanti solo a quello dei colleghi calabresi e lucani, coi redditi medi degli avvocati di Molise e Sicilia che hanno sopravanzato il nostro».
Un allontanamento dalla professione che, secondo la Triggiani, trova anche motivo «nelle risorse inadeguate e negli organici di Magistratura e cancelleria insufficienti per rendere ragionevoli i tempi delle cause; lungaggini e procedure spesso esasperano i nostri clienti che, talvolta, preferiscono rinunciare al legittimo diritto di far valere le proprie ragioni in un’aula di tribunale».
«Per un nuovo risorgimento dell’avvocatura barese» la presidente Triggiani ha espresso alcuni auspici: «in primis occorre che si remi tutti nella stessa direzione affinché il primo lotto del Parco della Giustizia sia realizzato nei tempi previsti, entro metà 2025, e i successivi lotti nel più breve tempo possibile. La costruzione di spazi adeguati per l’efficiente e sicura gestione della Giurisdizione nel foro barese dovrà andare, sperabilmente, di pari passo con il rafforzamento degli organici di Magistratura e cancelleria. La comunità forense barese è certa che il Ministero prenderà in carico con grande responsabilità queste istanze».
«Poi – ha aggiunto Triggiani - occorre che cambi l’andazzo sui compensi riconosciuti agli avvocati del foro barese. Parliamo sia delle liquidazioni del patrocinio a spese dello Stato, laddove emerge la funzione sociale che il difensore svolge, che degli onorari accordati da grandi committenti in forza di convenzioni, spesso molto al di sotto dei parametri fissati dalla normativa vigente e in spregio all’equo compenso. Quest’ultimo non significa solo il diritto al giusto riconoscimento economico per l'attività prestata, ma costituisce un baluardo a salvaguardia della dignità dell'intera categoria e un principio di civiltà a tutela della professione forense».
Infine, il pensiero di Triggiani è rivolto ai giovani avvocati «per i quali, a causa delle difficoltà economiche di molti studi legali, si allunga il periodo di incertezza, anche retributiva: dunque, oltre all’università , anche l’Ordine deve aiutarli a specializzarsi attraverso una formazione gratuita e sempre più professionalizzante, aperta alle recenti esigenze del mercato e alle nuove frontiere del diritto; l’obiettivo deve essere quello di renderli, agli occhi dei loro dominus, professionisti indispensabili su cui investire».