Indennizzi Xylella, mozione Pagliaro: “Si estendano da 3 a 5 anni in provincia di Lecce, dove strage di ulivi iniziata prima è più devastante”

LECCE - “Non bastano tre anni di indennizzi per rimettere in piedi l’olivicoltura della provincia di Lecce devastata dalla xylella fastidiosa. Ne servono almeno cinque, ed è quello che chiedo con la mozione che ho presentato oggi". Così in una nota il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.

"Una vera strage di ulivi - prosegue Pagliaro - si è abbattuta sulla provincia leccese rispetto a quelle di Brindisi e Taranto, dove alcune aree sono rimaste indenni o sono state toccate solo in parte. Ecco perché lo stesso limite di tre anni stabilito dalla Regione è incongruo: nel territorio leccese i primi casi di xylella sono comparsi con almeno sei/sette anni di anticipo rispetto alle altre due province salentine, con effetti assai più devastanti. Con la mia mozione chiedo di ristabilire il principio di uguaglianza secondo cui casi oggettivamente diversi devono essere trattati in modo differente, e il criterio di proporzionalità e di correlazione tra danno effettivo e indennizzo. Ma ci sono anche considerazioni di carattere più ampio e sociale: la necessità di mantenere la produzione olivicola visto che buona parte degli indennizzi viene utilizzata per i reimpianti, e la necessità di mantenere i livelli occupazionali in agricoltura. Nei dodici anni di strage degli ulivi i redditi degli agricoltori della provincia di Lecce si sono ridotti fino ad azzerarsi, e a questo si è aggiunto l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, che hanno dato il colpo di grazia alla produzione già scarsa. Per supportare gli olivicoltori leccesi nella necessaria opera di riforestazione, serve una maggiore forza economica e dunque una estensione della durata degli indennizzi".

"Auspico che questa mia mozione venga presto discussa in Consiglio regionale, e non lo trovi sordo alla richiesta di aiuto che arriva dagli agricoltori della provincia leccese in ginocchio” conclude Pagliaro.

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