BARI - “Doveva diventare il Gaslini del Sud e ora rischia di diventare un ospedale pediatrico di serie B, dove ricoverare bambini non particolarmente gravi. Che brutto destino per il Papa Giovanni XXIII di Bari, destinato da Vendola prima, ed Emiliano dopo a diventare un Polo pediatrico d’eccellenza ogni giorno perde un pezzo, ma quello di oggi fa davvero male non solo all’immagine della Sanità pugliese, ma arreca un danno a tutte le famiglie di piccoli pazienti con problemi cardiaci che saranno costretti a rivolgersi ad altri ospedali fuori regione". Così il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Bari di Fratelli d’Italia, Michele Picaro, relativa alla sospensione dell’attività operatoria all’Ospedale pediatrico di Bari.
"La sospensione della cardiochirurgia era, infatti, prevedibile - prosegue Picaro -. Tant’è che il 6 novembre scorso, pochi giorni dopo il mio insediamento, avevo presentato un’interrogazione con la quale chiedevo chiarimenti su quanto stava accadendo. Negli ultimi anni, infatti, sempre più famiglie pugliesi sceglievano di far operare i loro bambini al Bambino Gesù di Roma con un aggravio di spese per la Sanità pugliese: per i ricoveri stiamo parlando di 9,9 milioni, per gli interventi 1,9 milioni. Tant’è che al fine di contenere la mobilità passiva era stata avviata, nell’estate del 2020, un’attività di collaborazione tra il Policlinico di Bari e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. L’obiettivo era quello di creare a Bari un polo di alta specializzazione di assistenza pediatrica con l’individuazione degli specialisti e delle altre figure professionali e un servizio di telemedicina di supporto. Una convenzione estremamente importante perché mettere in rete gli ospedali pediatrici non migliora solo l’assistenza ma anche l’innovazione, la formazione e la ricerca. In tale direzione, la convenzione aveva previsto che gli specialisti romani dovevano affiancare i professionisti baresi nella cura dei casi più complessi, con particolare riferimento alle discipline di cardiologia, anestesia e cardiochirurgia pediatrica: sia a distanza attraverso formule di telemedicina, sia in loco intervenendo direttamente nei reparti baresi. Così facendo si assicurava l’eccellenza della cura sul territorio, senza dover costringere i piccoli pazienti con le loro famiglie a trasferte complicate, e quindi con un duplice vantaggio sia umano che sociale. Insomma, ridurre, se non azzerare, la mobilità passiva significava che ogni bambino poteva avere in Puglia le migliori cure. Oggi l’amarezza di apprendere che addirittura viene sospesa ogni attività e la domanda che resta inevasa da oltre due mesi: ma questa convenzione con il Bambino Gesù di Roma, stipulata due anni e mezzo fa, è mai stata attuata? O siamo sempre ai faraonici annunci ai quali ci ha abituato questo governo regionale per poi farci trovare di fronte alla peggiore Sanità? Per questo motivo mi sono già attivato con una richiesta di audizione dell’assessore alla Sanità Palese e del direttore del Dipartimento Montanaro che sapere, date le condizioni, quale prospettive ci sono per la cardiochirurgia, ma anche quale visione si ha complessivamente dell’ospedale pediatrico” conclude Picaro.
"La sospensione della cardiochirurgia era, infatti, prevedibile - prosegue Picaro -. Tant’è che il 6 novembre scorso, pochi giorni dopo il mio insediamento, avevo presentato un’interrogazione con la quale chiedevo chiarimenti su quanto stava accadendo. Negli ultimi anni, infatti, sempre più famiglie pugliesi sceglievano di far operare i loro bambini al Bambino Gesù di Roma con un aggravio di spese per la Sanità pugliese: per i ricoveri stiamo parlando di 9,9 milioni, per gli interventi 1,9 milioni. Tant’è che al fine di contenere la mobilità passiva era stata avviata, nell’estate del 2020, un’attività di collaborazione tra il Policlinico di Bari e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. L’obiettivo era quello di creare a Bari un polo di alta specializzazione di assistenza pediatrica con l’individuazione degli specialisti e delle altre figure professionali e un servizio di telemedicina di supporto. Una convenzione estremamente importante perché mettere in rete gli ospedali pediatrici non migliora solo l’assistenza ma anche l’innovazione, la formazione e la ricerca. In tale direzione, la convenzione aveva previsto che gli specialisti romani dovevano affiancare i professionisti baresi nella cura dei casi più complessi, con particolare riferimento alle discipline di cardiologia, anestesia e cardiochirurgia pediatrica: sia a distanza attraverso formule di telemedicina, sia in loco intervenendo direttamente nei reparti baresi. Così facendo si assicurava l’eccellenza della cura sul territorio, senza dover costringere i piccoli pazienti con le loro famiglie a trasferte complicate, e quindi con un duplice vantaggio sia umano che sociale. Insomma, ridurre, se non azzerare, la mobilità passiva significava che ogni bambino poteva avere in Puglia le migliori cure. Oggi l’amarezza di apprendere che addirittura viene sospesa ogni attività e la domanda che resta inevasa da oltre due mesi: ma questa convenzione con il Bambino Gesù di Roma, stipulata due anni e mezzo fa, è mai stata attuata? O siamo sempre ai faraonici annunci ai quali ci ha abituato questo governo regionale per poi farci trovare di fronte alla peggiore Sanità? Per questo motivo mi sono già attivato con una richiesta di audizione dell’assessore alla Sanità Palese e del direttore del Dipartimento Montanaro che sapere, date le condizioni, quale prospettive ci sono per la cardiochirurgia, ma anche quale visione si ha complessivamente dell’ospedale pediatrico” conclude Picaro.