Rete Salento per la Pace: "Invio di armi in Ucraina: not in my name"


LECCE
- C’è un’altra Puglia, c’è un’altra Italia, che non si rassegna all’escalation militare in atto nel cuore dell’Europa. All’indomani del via libera definitivo della Camera al cosiddetto "decreto Ucraina" che proroga sino al 31 dicembre 2023 l’invio di armi da parte dell’Italia, la Rete Salento per la Pace intende ribadire con forza la propria contrarietà alla strategia miope e rovinosa abbracciata dai nostri rappresentanti istituzionali. Così in una nota la Rete Salento per la Pace.

È bene ricordarlo: hanno votato a favore del decreto, a sostegno della maggioranza di centro-destra, Azione-Italia Viva, Pd e Articolo 1 (con sparute eccezioni), mentre contrari sono stati M5s e l’alleanza Verdi-Sinistra.

A chi ha sostenuto il decreto, chiaramente e inequivocabilmente, vogliamo dire: non nel nostro nome.
Il Salento pacifista chiede ai suoi rappresentanti in Italia, e a quelli in Europa, l’impegno concreto per ristabilire un dialogo e porre fine alle morti, alla distruzione, alla devastazione ambientale in atto in Ucraina.

In un momento lugubre per la storia dell’Europa, nel quale la posizione pacifista è soggetta a equivoci tentativi di fagocitazione, o altrimenti messa a tacere, ridicolizzata, tacciata di ingenuità, esclusa dal discorso pubblico, la Rete Salento per la Pace è nata per sostenere con forza il disarmo e la via diplomatica alla risoluzione di tutti i conflitti. Una strada, questa, che non si è mai nemmeno tentato di percorrere con serietà sin dall’inizio della guerra russo-ucraina, appiattendosi sulla logica amico/nemico, e su una comunicazione bellicistica che ci ricorda con orrore gli sperticati richiami lanciati alla vigilia delle guerre mondiali.

Siamo cittadine e cittadini, studentesse e studenti, rappresentanti e attivisti di associazioni per la promozione della cittadinanza attiva. Allo scoppio di questa terribile guerra nel cuore dell’Europa abbiamo sentito l’esigenza di unirci in una Rete, che chiaramente e inequivocabilmente legasse il tema della pace a quello del disarmo.

Il 22 ottobre scorso ci siamo ritrovati in centinaia per le strade di Lecce per testimoniare con i nostri corpi e la nostra voce che esiste un’altra Italia, fatta di molte persone, che «ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Pur nella pluralità di provenienze e posizioni, sappiamo bene «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo»: non vogliamo una guerra permanente e globale, non vogliamo una "pace" armata e assassina.

Il prossimo 24 febbraio, a un anno dall’inizio del conflitto russo-ucraino, ci daremo ancora appuntamento a Lecce per una grande manifestazione, insieme a tutti coloro che temono questa pericolosa escalation militare, e invitiamo chiunque sostenga le ragioni della pace a unirsi a noi per far sentire la propria voce.