Emergenza baby-gang a Bari, lettera aperta di Michele Picaro

BARI - Di seguito, il testo della lettera aperta scritta dal consigliere di FdI, Michele Picaro, sull'emergenza baby-gang nel capoluogo:

"In un recente articolo apparso su una testata regionale a commento della inaugurazione dell’anno giudiziario, con relazione annuale sulla giustizia barese, non poche perplessità hanno destato i riferimenti al “reclutamento di nuove leve” della criminalità organizzata, secondo un “proselitismo che intercetta la marginalità di minori allo sbando privi di una copertura sociale e culturale che li allontana dalla serialità dei crimini delle organizzazioni, dall’illusione di un rapido arricchimento e dal riconoscimento di un ruolo”. Secondo l’autore dell’articolo “Quei piccoli boss da salvare”, l’intervento civilistico del Tribunale potrebbe incidere favorevolmente nei contesti a rischio, con soluzioni che sollecitano una revisione critica delle condotte devianti, proponendo alternative al modello familiare che esalta l’illecito, la violenza e la sopraffazione come stile di vita, al fine di scardinare la trasmissione tra generazioni della dedizione criminale, secondo la quale il figlio del mafioso è destinato a seguire la sequela paterna. L’articolo faceva riferimento al fatto che sono stati attuati “interventi mirati” diretti ad assicurare condizioni di vita adeguate nei contesti di provenienza economicamente e culturalmente deprivati, a garantire un percorso educativo regolare, sebbene la penetrazione negli aggregati mafiosi non è facile, anche a causa della refrattarietà delle famiglie.

"Orbene, sul tema delle baby gang, quanto mai attuale nella sua evidenza emergenziale, è decisamente opportuno chiedere all’Amministrazione comunale di Bari quali sarebbero le soluzioni adottate al fine di contrastare le condotte devianti, tali da sollecitare una revisione critica delle stesse; quali gli interventi mirati e i modelli alternativi proposti al modello familiare, tali da ingenerare un serio discernimento da parte dei minori, che li porti ad optare per un percorso educativo regolare, scevro da condizionamenti familiari di ogni tipo. Nella nostra città esistono diverse cooperative sociali che si occupano di minori. Ma, nel caso di specie, sarebbero necessarie compagini “ad hoc”, con equipe specializzate nel relazionarsi con i minori, nel solco di una progettualità a lungo termine, che instauri una relazione forte: in primis con le famiglie, sin dalla più tenera età dei bambini. In questa fase iniziale il primo segnale di recupero sarebbe quello dei familiari – soprattutto delle mamme, maggiormente quelle senza mariti (perché vittime di omicidio o in carcere) – che di sicuro potranno costituire un valido alleato nel percorso di crescita e di maturazione del minore. Mentre, successivamente, acquisita la piena fiducia del minore ed instaurata una relazione forte con le figure educative di riferimento, iniziare a progettare con lo stesso nucleo familiare (se possibile) o col solo minore, un progetto di vita alternativo a quello “stereotipato” e “preconfezionato” di tipo familiare.

"Al momento, purtroppo, si deve constatare che nulla è stato fatto né sotto il profilo della prevenzione, che sotto l’aspetto repressivo. Il mio impegno, in questi anni, è stato anche volto a sensibilizzare l’Amministrazione comunale di Bari affinché si affrontassero i temi del contrasto all’emergenza, che sovente porta a registrare casi di cronaca, vandalismo, assenza di sicurezza nei luoghi pubblici.

"Solo attraverso una reale cooperazione tra tutti gli attori in causa, a partire dalla costituzione di una vera e propria consulta inter istituzionale composta, ad esempio, da rappresentati di Comune, Regione, Città Metropolitana, Forze dell’Ordine, del Welfare, del Segretariato Sociale, si potrà davvero creare una rete capace di porre in essere efficaci indirizzi e azioni di monitoraggio, prevenzione e repressione del fenomeno baby-gang, che ha ormai assunto caratteri brutali nella sua recrudescenza quotidiana, assurgendo a fenomeno incontrollato. Si può implementare quell’humus positivo capace di attirare ed inglobare questi ragazzi che si collocano al di fuori del perimetro della legalità, ma che non possono e non devono essere abbandonati a loro stessi poiché meritano di avere una possibilità di riscatto e di integrazione in un tessuto sociale sano."

1 Commenti

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