Finti certificati medici per assentarsi dal lavoro: assolto finanziere salentino

LECCE - Il tribunale militare di Verona ha assolto perché “il fatto non sussiste” il maresciallo aiutante della Guardia di Finanza, salentino di origine e da oltre 20 anni trasferito in nord Italia, a seguito di minacce subite da alcuni elementi di spicco della Sacra Corona Unita, reo di aver simulato per 3 anni (dal maggio 2018 a novembre 2020) varie patologie (cervicalgia acuta, vertigini, blocco lombare cervicale, poliartralgie), nonché per aver presentato certificati di malattie non veritiere comportando così l’assenza da lavoro senza una giusta causa il tutto al fine di conseguire lo stipendio per diversi anni senza aver lavorato, tutto questo a dire dell’accusa.

La vicenda giudiziaria, che è durata oltre 3 anni, trae origine dalla presentazione di alcuni certificati medici da parte del sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio in Veneto il quale attestava patologie, a dire dell’accusa, inesistenti ed ha comportato l’impiego di numeroso personale della Guardia di finanza veneta con relativo utilizzo di risorse economiche per svolgere indagini su un profilo, come sostenuto dalla difesa, che avrebbe potuto essere facilmente accertabile con la semplice analisi della ingente documentazione medica in possesso della stessa Guardia di finanza, alla luce anche del fatto che il militare ha ottenuto per tali patologie la causa di servizio.

Nonostante questo il Pm al termine della requisitoria ha chiesto una condanna a 3 anni di reclusione per il militare; tuttavia come già evidenziato dall’avv. Antonio La Scala, “le patologie non erano simulate bensì veritiere ed oggettivamente documentate; in più anche l’attività di pedinamento ed analisi tabulati telefonici e conti correnti ha prodotto soltanto dati che attestavano una ordinaria vita da parte del militare. In diversi casi è addirittura emerso dall’incrocio dei dati che lo stesso avrebbe effettuato alcuni spostamenti a velocità media che variava dai 400km/h ai 1500 km/h. Una storia paradossale conclusasi per fortuna con una sentenza di piena assoluzione”.

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