Giuseppe Fisicaro si racconta tra discografia, Festival di Sanremo e Gianluca Grignani
Il tuo primo Festival di Sanremo con un big in gara. Come ci si sente?
È stata un’esperienza pazzesca perché abbiamo vissuto il festival con l’obiettivo di fare un importante risultato e ci siamo riusciti. Grignani si è fatto amare come nessun altro, il pubblico lo ha capito ed era il nostro principale obiettivo.
Qual è il tuo ruolo?
Io e il mio team ci occupiamo del digital, in particolare di YouTube. In questo caso siamo stati operativi anche nella comunicazione social, abbiamo accresciuto di parecchio il numero di followers e le interazioni sui social dell’artista, abbiamo sviluppato TikTok che in poche settimane ci ha portato una nuova audience sull’artista. Siamo molto soddisfatti.
Quali sono i punti fondamentali per la riuscita del tuo lavoro?
Il risultato del nostro lavoro è tangibile, i numeri sono la nostra misura. Abbiamo avuto una crescita importante su tutte le properties online, significa che le nostre strategie hanno funzionato.
Come hai conosciuto Gianluca?
Abbiamo proposto i nostri servizi alla Falco a metà, la società di produzione di Grignani. Ci siamo proposti facendo testare il nostro lavoro e la cosa ha funzionato, visto che siamo al sesto anno di collaborazione.
Raccontaci della tua etichetta e delle attività che sono presenti all’interno.
Abbiamo sviluppato una società di edizioni che gestisce 4 etichette discografiche indipendenti. Facciamo una importante ricerca di artisti con identità precise che possano farsi spazio nel panorama musicale, sperando che qualcuno di essi voli alto in realtà discografiche importanti. Facciamo il lavoro di scouting che facevano una volta le major, e che ora spetta alle piccole realtà indipendenti come la nostra.
Cosa pensi dell’attuale panorama musicale?
Il digitale e le piattaforme gratuite hanno alzato l’offerta musicale, purtroppo spesso non di qualità. I ragazzi pensano che il digitale e i talent bastino a far decollare una carriera, ma poi se vanno su un palco spesso si vedono i limiti. L’over produzione discografica ha portato ad un mondo dove ci sono più artisti che pubblico. Bisogna tornare a lavorare più ai progetti che ai prodotti.