FRANCESCO GRECO - Leggenda metropolitana vuole che nell’Atene di Pericle vi fossero ben 300 teatri. All’epoca (V secolo a. C.) la Polis contava circa 300mila abitanti. Ogni sera gli Ateniesi potevano scegliere: si davano spettacoli densi di allegorie, metafore, doppi sensi, satira spesso pesante. Il potere sapeva e tollerava.
Il teatro nasce con l’uomo. Esprime la sua anima più profonda: sentimenti, emozioni, passioni, incanti, stupori. Ma nel Paese di Pirandello e Furio Bordon, chissà perché, è tenuto fuori dalla scuola. Una scuola dove ormai, sotto la voce “laboratorio”, ha sdoganato di tutto, di più.
Eppure l’interesse c’è: l’attrice salentina di nascita e romana di adozione Francesca Stajano Sasson giorni fa ha tenuto una lezione agli studenti del liceo linguistico “De Santis”, al quartiere Fleming.
Domanda: Com’è andata?
Risposta: “Molto bene, i ragazzi erano molto
interessati e partecipi, direi avidi di conoscere e
desiderosi di mettersi alla prova”.
D. C’è quindi un interesse da parte degli studenti?
R. “L' interesse è molto forte, lo vedono come un mondo tutto da scoprire. Teniamo presente che stiamo parlando di ragazzi che hanno vissuto la pandemia, che sempre più spesso si rifugiano nel virtuale, ragazzi che non hanno un vero contatto con la realtà. Vederli a scuola , impegnati nello studio e senza telefonino, mi ha fatto capire quanto ci sarebbe bisogno di aiutarli a mettere i piedi sulla terra, non solo per studiare, ma anche per conoscersi. Il teatro da sempre è uno strumento potente per entrare in contatto con sé stessi e con gli altri, per imparare a vedere i propri limiti o le proprie innate capacità. Acting, attore, azione, agire, in un laboratorio si è costretti all'azione, e attraverso di essa alla comprensione”.
D. C’è quindi un interesse da parte degli studenti?
R. “L' interesse è molto forte, lo vedono come un mondo tutto da scoprire. Teniamo presente che stiamo parlando di ragazzi che hanno vissuto la pandemia, che sempre più spesso si rifugiano nel virtuale, ragazzi che non hanno un vero contatto con la realtà. Vederli a scuola , impegnati nello studio e senza telefonino, mi ha fatto capire quanto ci sarebbe bisogno di aiutarli a mettere i piedi sulla terra, non solo per studiare, ma anche per conoscersi. Il teatro da sempre è uno strumento potente per entrare in contatto con sé stessi e con gli altri, per imparare a vedere i propri limiti o le proprie innate capacità. Acting, attore, azione, agire, in un laboratorio si è costretti all'azione, e attraverso di essa alla comprensione”.
D. Quindi il teatro dovrebbe diventare una materia curriculare?
R. “Se lo chiede a me le rispondo assolutamente si. Non vedo il motivo per il quale non si sia pensato ancora di farlo. I nostri ragazzi hanno bisogno di colmare quasi tre anni di congelamento emozionale e di crescita emotiva ed esperienzale. Cosa meglio di un laboratorio teatrale per riuscirci? Io stessa utilizzo molto l'esperienza laboratoriale su me stessa, sto infatti per iniziare un laboratorio su Le Baccanti di Euripide, con Daniele Salvo e Melania Giglio e sono sicura che tra qualche giorno scoprirò nuove sensazioni, nuovi mondi, nuove emozioni. Perché negarsi tutto questo? Perché negarsi la vita? Sia che si voglia diventare attori o imprenditori, bisognerebbe passare attraverso l' esperienza laboratoriale, una esperienza dalla quale si esce arricchiti in consapevolezza e indubbie capacità relazionali, doti che servono a tutti, soprattutto ai nostri tempi, tempi nei quali si prendono a calci i fiori e si sputa sulla bellezza. Se solo ci conoscessimo più a fondo, capiremmo che la bellezza è dentro di noi e che il nostro compito è soltanto quello di portarla alla luce”.