FRANCESCO GRECO - “Cuba ci ha davvero colpiti, ma ci ha anche scossi,
sconvolti…”. Il viaggio di Lidia Blandolino da
Tricase (Lecce) e Tom Vasseur (Olanda) continua
fra nuovi Paesi, etnie, popoli, culture dalle
interfacce sorprendenti.
DOMANDA: A Cuba, l’isola caraibica tanto amata da Hemingway, esattamente dove siete stati?
RISPOSTA: “A L'Avana. Siamo stati in una casa particular con una famiglia che ci ha accolti fin da subito come dei vecchi amici e con cui abbiamo passato varie serate insieme a cenare, parlare e bere rum”.
D. Che impressioni avete avuto? Dicevate di essere rimasti turbati…
R. “Le impressioni sono molteplici anche all'interno di un Paese solo e quindi difficili da riassumere. Quello che sicuramente possiamo dire è che finora Cuba è stato il posto che ci ha maggiormente colpiti e in parte anche sconvolti. Nonostante avessimo un'idea di cosa aspettarci, anche grazie all'esperienza diretta di alcuni amici che ci erano stati poco prima, non eravamo emotivamente pronti all'isola e alla vita così diversa dei suoi abitanti”.
D. Che tipo di vita?
R. “Abbiamo visto gente stanca e molto frustrata, con la voglia di andar via il prima possibile e un sogno americano enorme negli occhi.
La sofferenza, l'insistenza di chiunque a chiedere a ogni turista qualsiasi cosa avessero e il senso di vittimismo totale nei confronti di chiunque venga da una situazione migliore (che quindi li porta anche a cercare di fregarti in ogni modo) sono sicuramente almeno in buona parte giustificati e non poi così sorprendenti, ma vederlo di persona ci ha veramente scossi”.
D. In Europa abbiamo una certa idea di Cuba…
R. “L'abbiamo veramente amata e odiata tantissimo allo stesso tempo, tanto che quando siamo partiti, ci siamo sentiti devo dire sollevati. Sto dicendo probabilmente delle banalità, ma a livello emotivo questo Paese è stato quello che senza dubbio ci ha coinvolti di più e non lo so spiegare bene a parole. Sarà anche il fatto che io e Tom ci riteniamo entrambi persone di sinistra e nonostante tutto Cuba e la sua storia hanno mantenuto un po' del loro fascino nella sinistra europea. Quindi forse sarà stato anche quello, eravamo consapevoli dei problemi devastanti che li colpisce, ma forse ci aspettavamo inconsciamente comunque un popolo combattivo, quasi ancora rivoluzionario. Ovviamente la realtà è come è normale che sia, quella di un popolo povero e isolato dal mondo, che si sente impotente e sicuramente tradito, ed è quindi molto arrabbiato…”.
D. Finora quali Paesi avete visto?
R. “Le tappe finora sono state: Stati Uniti, Costa Rica, Cuba, Messico e Argentina. Ora siamo in Cile e poi da lì faremo un bel salto e andremo in India”.
D. E dopo il Paese più popoloso al mondo?
R. “Probabilmente andremo in Nepal e da lì stiamo valutando se andare in Mongolia, cosa che ci piacerebbe molto, o se andare direttamente nel Sud-est Asiatico per poi finire in Australia”.
D. Come vi regolate nelle decisioni?
R. “Le tappe ovviamente sono soggette e modifiche nel tempo in base a vari fattori (economici, ambientali, di trasporto, ecc).”
D. Un viaggio così lungo e impegnativo sarà pieno di imprevisti e difficoltà…
R. “Sicuramente un po' di difficoltà ci sono, soprattutto nella gestione di un viaggio così lungo con tante mete, perché dobbiamo praticamente programmare in continuazione e a volte arriviamo comunque in ritardo, quando ad esempio ci sono dei siti naturali o culturali la cui visita va prenotata con largo anticipo, e non ce ne rendiamo conto in tempo e quindi dobbiamo poi trovare delle soluzioni alternative o riprogrammare. Rispetto ad un viaggio relativamente breve e in un Paese solo, avere un'idea chiara di tutto quello che si vuole fare in ogni posto o avere tutte le informazioni necessarie è più complesso. Allo stesso modo, abbiamo imparato e in parte stiamo ancora imparando che in un viaggio del genere bisogna andare con più lentezza, o comunque programmare delle giornate in cui non fare niente in termini di attività culturali o fisiche e dedicarle un po' alla programmazione delle tappe successive e un po' al riposo e a ricaricare le energie”.
D. Qual è stato il primo Paese visitato?
R. “Gli USA sono stati la prima tappa, ci abbiamo viaggiato per circa 40 giorni. Eravamo ovviamente carichi di energia e siamo andati molto spediti da una città all'altra, da uno Stato all'altro e tra parchi naturali, ma alla fine eravamo abbastanza stanchi. Quindi forse le giornate di piogge torrenziali in Costa Rica in parte sono state una benedizione”.
DOMANDA: A Cuba, l’isola caraibica tanto amata da Hemingway, esattamente dove siete stati?
RISPOSTA: “A L'Avana. Siamo stati in una casa particular con una famiglia che ci ha accolti fin da subito come dei vecchi amici e con cui abbiamo passato varie serate insieme a cenare, parlare e bere rum”.
D. Che impressioni avete avuto? Dicevate di essere rimasti turbati…
R. “Le impressioni sono molteplici anche all'interno di un Paese solo e quindi difficili da riassumere. Quello che sicuramente possiamo dire è che finora Cuba è stato il posto che ci ha maggiormente colpiti e in parte anche sconvolti. Nonostante avessimo un'idea di cosa aspettarci, anche grazie all'esperienza diretta di alcuni amici che ci erano stati poco prima, non eravamo emotivamente pronti all'isola e alla vita così diversa dei suoi abitanti”.
D. Che tipo di vita?
R. “Abbiamo visto gente stanca e molto frustrata, con la voglia di andar via il prima possibile e un sogno americano enorme negli occhi.
La sofferenza, l'insistenza di chiunque a chiedere a ogni turista qualsiasi cosa avessero e il senso di vittimismo totale nei confronti di chiunque venga da una situazione migliore (che quindi li porta anche a cercare di fregarti in ogni modo) sono sicuramente almeno in buona parte giustificati e non poi così sorprendenti, ma vederlo di persona ci ha veramente scossi”.
(Parco Nazionale Torres del Paine, ph: Tom Vasseur) |
R. “L'abbiamo veramente amata e odiata tantissimo allo stesso tempo, tanto che quando siamo partiti, ci siamo sentiti devo dire sollevati. Sto dicendo probabilmente delle banalità, ma a livello emotivo questo Paese è stato quello che senza dubbio ci ha coinvolti di più e non lo so spiegare bene a parole. Sarà anche il fatto che io e Tom ci riteniamo entrambi persone di sinistra e nonostante tutto Cuba e la sua storia hanno mantenuto un po' del loro fascino nella sinistra europea. Quindi forse sarà stato anche quello, eravamo consapevoli dei problemi devastanti che li colpisce, ma forse ci aspettavamo inconsciamente comunque un popolo combattivo, quasi ancora rivoluzionario. Ovviamente la realtà è come è normale che sia, quella di un popolo povero e isolato dal mondo, che si sente impotente e sicuramente tradito, ed è quindi molto arrabbiato…”.
D. Finora quali Paesi avete visto?
R. “Le tappe finora sono state: Stati Uniti, Costa Rica, Cuba, Messico e Argentina. Ora siamo in Cile e poi da lì faremo un bel salto e andremo in India”.
Trinidad, Cuba ph: Tom Vasseur |
R. “Probabilmente andremo in Nepal e da lì stiamo valutando se andare in Mongolia, cosa che ci piacerebbe molto, o se andare direttamente nel Sud-est Asiatico per poi finire in Australia”.
D. Come vi regolate nelle decisioni?
R. “Le tappe ovviamente sono soggette e modifiche nel tempo in base a vari fattori (economici, ambientali, di trasporto, ecc).”
D. Un viaggio così lungo e impegnativo sarà pieno di imprevisti e difficoltà…
R. “Sicuramente un po' di difficoltà ci sono, soprattutto nella gestione di un viaggio così lungo con tante mete, perché dobbiamo praticamente programmare in continuazione e a volte arriviamo comunque in ritardo, quando ad esempio ci sono dei siti naturali o culturali la cui visita va prenotata con largo anticipo, e non ce ne rendiamo conto in tempo e quindi dobbiamo poi trovare delle soluzioni alternative o riprogrammare. Rispetto ad un viaggio relativamente breve e in un Paese solo, avere un'idea chiara di tutto quello che si vuole fare in ogni posto o avere tutte le informazioni necessarie è più complesso. Allo stesso modo, abbiamo imparato e in parte stiamo ancora imparando che in un viaggio del genere bisogna andare con più lentezza, o comunque programmare delle giornate in cui non fare niente in termini di attività culturali o fisiche e dedicarle un po' alla programmazione delle tappe successive e un po' al riposo e a ricaricare le energie”.
D. Qual è stato il primo Paese visitato?
R. “Gli USA sono stati la prima tappa, ci abbiamo viaggiato per circa 40 giorni. Eravamo ovviamente carichi di energia e siamo andati molto spediti da una città all'altra, da uno Stato all'altro e tra parchi naturali, ma alla fine eravamo abbastanza stanchi. Quindi forse le giornate di piogge torrenziali in Costa Rica in parte sono state una benedizione”.
D. Siete ancora in Cile?
R. “Si, a Santiago. Ieri siamo stati a Isla Negra, nella
casa del poeta Pablo Neruda: molto interessante...
Domani andremo a Valparaiso. Buonanotte Italia!”.