BARI - “Una città che abbatte la sua storia è una città senza memoria, per chi la vive e per chi la visita". Commenta così Mimmo Mastronardi presidente dell’ordine degli architetti PPC della provincia di Bari la notizia dell’abbattimento del palazzo de La Gazzetta del Mezzogiorno in via Scipione l’Africano che lancia l’allarme: "Fermate la distruzione dell’architettura moderna barese”. Quello di Mastronardi non è solo un grido d’allarme, ma la promessa di fare tutto il possibile perché la demolizione non avvenga. Perché se ciò avvenisse sarebbe in assoluto dispregio delle finalità della legge regionale 14/2008 che titola “Misure a sostegno della qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio”.
Una legge dimenticata dal Comune di Bari e da tutti i comuni pugliesi che non l’hanno mai applicata. Eppure quella norma all’articolo 12 su “Tutela e valorizzazione delle opere di architettura moderna e contemporanea”, prevede che i Comuni - entro dodici mesi dall’approvazione della norma - redigano un elenco di edifici di architettura moderna e contemporanea di significativa testimonianza storica. Invece no, tutto è annegato nel silenzio più assoluto. Come più volte denunciato dall’Ordine degli Architetti di Bari, continua Mastronardi - con l’annuncio della demolizione del palazzo della Gazzetta, prestigiosa opera dell’Architetto Onofrio Mangini, la storia purtroppo si ripete. Questa volta grazie anche al silenzio del Comune.
Ricordo alla cittadinanza – prosegue Mastronardi - che quello della Gazzetta è solo l’ultimo episodio dopo la distruzione dello splendido Palazzo che dominava piazza Aldo Moro di Saverio Dioguardi dell’82 di Villa Logroscino progettata dallo studio Chiaia-Napolitano e Villa Bianca progettata da Onofrio Mangini, sempre in via Scipione l’Africano. Abbiamo assistito all’abbattimento della torrefazione Saicaf in via Amendola disegnata da Dino Pezzuto, della clinica Villa del Sole di Saverio Dioguardi demolita a causa del famigerato piano casa”. Un elenco lunghissimo di demolizioni e profonde manomissioni a cui l’Ordine si è opposto come nel caso recente dell’ex CTO, realizzato dal grande maestro italiano Giuseppe Samonà tra il 1948 e il 1953.
“Invano - conclude Mastronardi, “ho chiesto un anno fa al Sindaco Antonio Decaro di essere ricevuto per poter esporre le nostre istanze, non solo a nome di una categoria, ma di tutta la Città diventata una meta del turismo nazionale ed estero. Se fossi stato ricevuto gli avrei ricordato come le opere di architettura moderna e contemporanea facciano parte del palinsesto urbano al pari delle bellezze monumentali e dei luoghi simbolo. Per non vedere distrutta la nostra storia invitiamo tutte le forze culturali ed accademiche del territorio provinciale ad una mobilitazione plurale, affinché il Comune di Bari con il supporto della Regione Puglia applichi finalmente la norma regionale, inapplicata da 15 anni, e tuteli le sue opere più significative di Architettura moderna e contemporanea. Come? Nell’unico modo possibile come previsto dalla legge regionale, ovvero che il consiglio comunale adotti una variante al piano urbanistico per mettere in salvo l’elenco delle costruzioni del 900 barese, prima che del recente passato architettonico di Bari non resti più nulla”.
Una legge dimenticata dal Comune di Bari e da tutti i comuni pugliesi che non l’hanno mai applicata. Eppure quella norma all’articolo 12 su “Tutela e valorizzazione delle opere di architettura moderna e contemporanea”, prevede che i Comuni - entro dodici mesi dall’approvazione della norma - redigano un elenco di edifici di architettura moderna e contemporanea di significativa testimonianza storica. Invece no, tutto è annegato nel silenzio più assoluto. Come più volte denunciato dall’Ordine degli Architetti di Bari, continua Mastronardi - con l’annuncio della demolizione del palazzo della Gazzetta, prestigiosa opera dell’Architetto Onofrio Mangini, la storia purtroppo si ripete. Questa volta grazie anche al silenzio del Comune.
Ricordo alla cittadinanza – prosegue Mastronardi - che quello della Gazzetta è solo l’ultimo episodio dopo la distruzione dello splendido Palazzo che dominava piazza Aldo Moro di Saverio Dioguardi dell’82 di Villa Logroscino progettata dallo studio Chiaia-Napolitano e Villa Bianca progettata da Onofrio Mangini, sempre in via Scipione l’Africano. Abbiamo assistito all’abbattimento della torrefazione Saicaf in via Amendola disegnata da Dino Pezzuto, della clinica Villa del Sole di Saverio Dioguardi demolita a causa del famigerato piano casa”. Un elenco lunghissimo di demolizioni e profonde manomissioni a cui l’Ordine si è opposto come nel caso recente dell’ex CTO, realizzato dal grande maestro italiano Giuseppe Samonà tra il 1948 e il 1953.
“Invano - conclude Mastronardi, “ho chiesto un anno fa al Sindaco Antonio Decaro di essere ricevuto per poter esporre le nostre istanze, non solo a nome di una categoria, ma di tutta la Città diventata una meta del turismo nazionale ed estero. Se fossi stato ricevuto gli avrei ricordato come le opere di architettura moderna e contemporanea facciano parte del palinsesto urbano al pari delle bellezze monumentali e dei luoghi simbolo. Per non vedere distrutta la nostra storia invitiamo tutte le forze culturali ed accademiche del territorio provinciale ad una mobilitazione plurale, affinché il Comune di Bari con il supporto della Regione Puglia applichi finalmente la norma regionale, inapplicata da 15 anni, e tuteli le sue opere più significative di Architettura moderna e contemporanea. Come? Nell’unico modo possibile come previsto dalla legge regionale, ovvero che il consiglio comunale adotti una variante al piano urbanistico per mettere in salvo l’elenco delle costruzioni del 900 barese, prima che del recente passato architettonico di Bari non resti più nulla”.