LIVALCA - Il filosofo e teologo medievale Tommaso d’Aquino nasce nel castello di
Roccasecca nel 1225 (?) e muore il 7 marzo del 1274 nell’abbazia cisterciense di
Fossanova.
Roccasecca dista quasi 10 chilometri da Aquino, in provincia di Frosinone, e
Fossanova, che si trova nel comune di Priverno, fa capo a Latina.
Inquadrata in questo modo l’esistenza del santo viene facile pensare che non si sia mai allontanato dai luoghi nativi: invece dopo studi a Napoli dove ebbe come guida Pietro de Hibernia (Irlanda), entrò nell’Ordine dei domenicani. Fu un altro santo, Alberto Magno, il teologo-filosofo tedesco nato a Lauingen nel 1193 e morto a Colonia nel 1280, che, impressionato dalle qualità di d’Aquino, lo ‘raccomandò’ presso l’università di Parigi per cui il nostro ottenne, a dispetto di un’età ancora verde, il titolo di «baccelliere in teologia» onde poter insegnare nei corsi sulla “Sacra scrittura” e sul “Libro delle sentenze”. Alcuni storici precisano che Alberto Magno nei cinque anni dal 1249 al 1254, avendo avuto l’incarico di reggente dei Domenicani a Colonia, si avvalse della collaborazione di d’Aquino, come ‘discepolo’.
Fu la Curia pontificia che lo fece rientrare in Italia nel 1260 per insegnare teologia ad Anagni, Orvieto ed altre scuole in zona. Dopo quasi dieci anni tranquilli eccolo di nuovo a Parigi per combattere l’Averroismo (da Averroè filosofo arabo, celebre e con molti seguaci, che ha contrassegnato tutto il Medioevo per i suoi originali “Commentari” su Aristotele) che predicava - chiaramente sintetizzo in maniera schematica-sommaria e molto superficiale un concetto che richiede ‘fiumi di parole’ - come la vera saggezza fosse quella che scaturisce dalla filosofia perché nel sapere razionale risiede ogni felicità. Nel 1274, mentre si trovava ancora a Parigi, D’Aquino seppe che papa Gregorio X lo aveva convocato come membro del concilio di Lione: intrapreso il faticoso, per l’epoca, viaggio di ritorno nei pressi di Fossanova si sentì male e morì ad appena 49 anni.
Fu Giovanni XXII che nel 1323 lo proclamò santo, mentre nel 1567 Pio V gli conferì il titolo di Dottore della chiesa per cui oggi viene appellato come ‘Doctor communis’ e ‘Doctor angelicus’.
Inutile negare che quando si parla di movimento medievale, meglio conosciuto come ‘Scolastica’, la figura di san Tommaso occupa una posizione di rilievo. ‘Scholasticus’ era chiamato colui che insegnava nelle ‘scholae’ con un ‘metodo’ che si poteva definire ‘uniforme’ e nel tempo anche il ‘metodo’ fu identificato con il termine: ossia il metodo legato alla deduzione e al sillogismo prevalse in età medievale. A voler essere più espliciti si cercava di distinguere la ragione dalla fede, la scienza dalla teologia.
Giovedì 30 marzo 2023, in occasione del VII Centenario della Canonizzazione di San Tommaso d’Aquino, alle ore 17,30 vi sarà nella Basilica di San Nicola in Bari, una pubblica conferenza sul tema “La Santità in Tommaso d’Aquino”, che vedrà come relatore il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle cause dei Santi. Come sempre la perfetta organizzazione si deve alla collaudata ‘macchina’ messa in atto dalla Comunità dei Frati Domenicani, con in testa il fattivo e solerte Priore Giovanni Distante, la cui fede è paragonabile ai secolari ulivi che circondano il luogo in cui è nato: Francavilla Fontana.
Il cardinale Semeraro ha un curriculum davvero notevole, ma quello che lo rende molto affine a noi è il luogo che lo ha visto nascere: Monteroni di Lecce, notevole centro agricolo che fa del grano e degli ulivi una ricercata eccellenza nazionale. Ordinato sacerdote nel 1971 ha insegnato nei seminari di Molfetta e Lecce, prima di approdare alla Pontificia Università Lateranense di Roma dove era docente di ecclesiologia: la Chiesa e lo sviluppo storico-dogmatico, il senso della Chiesa e la Chiesa come segno e strumento di salvezza.
E’ stato Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo di Oria (non dista più di sette chilometri da Francavilla Fontana) nel 1998 ed ancor oggi, in quella cittadina situata nel Salento settentrionale avente caratteristiche collinari, sono in molti a ricordare la disponibilità di mons. Marcello dall’alba al tramonto inoltrato, al cospetto di quel magnifico ed imponente castello federiciano, la cui vista domina tutto il borgo abitato. Dal 2015 in poi papa Francesco gli ha assegnato incarichi sempre più prestigiosi, fino a crearlo cardinale nel 2021.
A proposito di cardinali in carica i pugliesi dovrebbero essere cinque e tutti viventi, di cui tre hanno partecipato all’elezione di papa Francesco: Francesco Monterisi di Barletta, Angelo Amato di Molfetta e Ferdinando Filoni di Manduria, quest’ultimo è l’unico, insieme a Marcello Semeraro, che, in caso di conclave per elezione di un nuovo papa, potrebbe parteciparvi. Gli altri sono fuori per età anagrafica, come lo era Salvatore De Giorgi, nativo di Vernole, che nel 2013 non partecipò all’elezione di Papa Francesco perché aveva superato la soglia degli 80 anni.
Sperando che i miei appunti non mi hanno tradito, preciso che queste ultime notizie sono a beneficio dell’amico Luigi affinché impari non solo a comprare i quotidiani, ma anche a leggerli.
Inquadrata in questo modo l’esistenza del santo viene facile pensare che non si sia mai allontanato dai luoghi nativi: invece dopo studi a Napoli dove ebbe come guida Pietro de Hibernia (Irlanda), entrò nell’Ordine dei domenicani. Fu un altro santo, Alberto Magno, il teologo-filosofo tedesco nato a Lauingen nel 1193 e morto a Colonia nel 1280, che, impressionato dalle qualità di d’Aquino, lo ‘raccomandò’ presso l’università di Parigi per cui il nostro ottenne, a dispetto di un’età ancora verde, il titolo di «baccelliere in teologia» onde poter insegnare nei corsi sulla “Sacra scrittura” e sul “Libro delle sentenze”. Alcuni storici precisano che Alberto Magno nei cinque anni dal 1249 al 1254, avendo avuto l’incarico di reggente dei Domenicani a Colonia, si avvalse della collaborazione di d’Aquino, come ‘discepolo’.
Fu la Curia pontificia che lo fece rientrare in Italia nel 1260 per insegnare teologia ad Anagni, Orvieto ed altre scuole in zona. Dopo quasi dieci anni tranquilli eccolo di nuovo a Parigi per combattere l’Averroismo (da Averroè filosofo arabo, celebre e con molti seguaci, che ha contrassegnato tutto il Medioevo per i suoi originali “Commentari” su Aristotele) che predicava - chiaramente sintetizzo in maniera schematica-sommaria e molto superficiale un concetto che richiede ‘fiumi di parole’ - come la vera saggezza fosse quella che scaturisce dalla filosofia perché nel sapere razionale risiede ogni felicità. Nel 1274, mentre si trovava ancora a Parigi, D’Aquino seppe che papa Gregorio X lo aveva convocato come membro del concilio di Lione: intrapreso il faticoso, per l’epoca, viaggio di ritorno nei pressi di Fossanova si sentì male e morì ad appena 49 anni.
Fu Giovanni XXII che nel 1323 lo proclamò santo, mentre nel 1567 Pio V gli conferì il titolo di Dottore della chiesa per cui oggi viene appellato come ‘Doctor communis’ e ‘Doctor angelicus’.
Inutile negare che quando si parla di movimento medievale, meglio conosciuto come ‘Scolastica’, la figura di san Tommaso occupa una posizione di rilievo. ‘Scholasticus’ era chiamato colui che insegnava nelle ‘scholae’ con un ‘metodo’ che si poteva definire ‘uniforme’ e nel tempo anche il ‘metodo’ fu identificato con il termine: ossia il metodo legato alla deduzione e al sillogismo prevalse in età medievale. A voler essere più espliciti si cercava di distinguere la ragione dalla fede, la scienza dalla teologia.
Giovedì 30 marzo 2023, in occasione del VII Centenario della Canonizzazione di San Tommaso d’Aquino, alle ore 17,30 vi sarà nella Basilica di San Nicola in Bari, una pubblica conferenza sul tema “La Santità in Tommaso d’Aquino”, che vedrà come relatore il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle cause dei Santi. Come sempre la perfetta organizzazione si deve alla collaudata ‘macchina’ messa in atto dalla Comunità dei Frati Domenicani, con in testa il fattivo e solerte Priore Giovanni Distante, la cui fede è paragonabile ai secolari ulivi che circondano il luogo in cui è nato: Francavilla Fontana.
Il cardinale Semeraro ha un curriculum davvero notevole, ma quello che lo rende molto affine a noi è il luogo che lo ha visto nascere: Monteroni di Lecce, notevole centro agricolo che fa del grano e degli ulivi una ricercata eccellenza nazionale. Ordinato sacerdote nel 1971 ha insegnato nei seminari di Molfetta e Lecce, prima di approdare alla Pontificia Università Lateranense di Roma dove era docente di ecclesiologia: la Chiesa e lo sviluppo storico-dogmatico, il senso della Chiesa e la Chiesa come segno e strumento di salvezza.
E’ stato Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo di Oria (non dista più di sette chilometri da Francavilla Fontana) nel 1998 ed ancor oggi, in quella cittadina situata nel Salento settentrionale avente caratteristiche collinari, sono in molti a ricordare la disponibilità di mons. Marcello dall’alba al tramonto inoltrato, al cospetto di quel magnifico ed imponente castello federiciano, la cui vista domina tutto il borgo abitato. Dal 2015 in poi papa Francesco gli ha assegnato incarichi sempre più prestigiosi, fino a crearlo cardinale nel 2021.
A proposito di cardinali in carica i pugliesi dovrebbero essere cinque e tutti viventi, di cui tre hanno partecipato all’elezione di papa Francesco: Francesco Monterisi di Barletta, Angelo Amato di Molfetta e Ferdinando Filoni di Manduria, quest’ultimo è l’unico, insieme a Marcello Semeraro, che, in caso di conclave per elezione di un nuovo papa, potrebbe parteciparvi. Gli altri sono fuori per età anagrafica, come lo era Salvatore De Giorgi, nativo di Vernole, che nel 2013 non partecipò all’elezione di Papa Francesco perché aveva superato la soglia degli 80 anni.
Sperando che i miei appunti non mi hanno tradito, preciso che queste ultime notizie sono a beneficio dell’amico Luigi affinché impari non solo a comprare i quotidiani, ma anche a leggerli.