I suggerimenti di don Mario Persano per un cammino di Grazia

LIVALCA - “Potete essere felici senza dimenticare nulla” (L. Giussani). Questa frase, già di per sé un teorema che richiede, ricerca, meditazione e tanto studio, è stata inserita sulla copertina di un libro, facente parte di un cofanetto di sette piccole pubblicazioni, su cui ‘campeggia’ un particolare della ‘Creazione di Adamo’, capolavoro inserito in quell’iconica opera della Cappella Sistina che tutti riconosciamo come il trionfo di Michelangelo Buonarroti e che, secondo critici qualificati, fu l’espressione più alta del valore artistico del pittore, scultore, architetto e poeta nato a Caprese in provincia di Arezzo.

Sul libro è riprodotta la parte finale di una complessa scena, in cui compare il corpo di Adamo, disteso su un terreno spoglio, nudo ed arido, ‘svegliato’ alla vita dal bagliore che anima la MANO dell’ETERNO, incarnazione della forza cosmica.

Difficile anche per un premio Nobel trovare le parole adatte a celebrare tanta perfezione ed armonia, figuriamoci per uno ‘scribacchino’ che conserva come una reliquia, da oltre mezzo secolo, una stampa raffigurante l’affresco del ‘Giudizio Universale’ che al liceo imparammo ad ammirare ed esporre “realizzato su commissione di Papa Clemente VII, affrescato dal 1535 al 1541 sulla parete dietro l’altare della Cappella Sistina”. Il cofanetto - opera della Joyprint di Carbonara, azienda frutto della perizia creativa e professionalità di Giuseppe Uggenti - si deve a don Mario Persano (filosofo senza tempo, sempre disponibile a metterti a disposizione il suo poco tempo) che da 37 anni guida la parrocchia “Beata Vergine Santissimo Rosario in San Nicola”, ubicata in via Manzoni, 15 sempre a Carvenàre (Nel 1928 fu il capo del Governo Mussolini, rispettando il volere del podestà di Bari Araldo di Crollalanza, a proporre istanza al re Vittorio Emanuele III che, con un Regio Decreto, sancì la soppressione dei comuni di Carbonara e Ceglie del Campo, che divennero quartieri, poi IV Circoscrizione e, quindi, IV Municipio).

Il titolo del cofanetto “Suggerimenti per un cammino di Grazia” è composto da sette libretti, pubblicati da novembre del 2020 fino a giugno 2022, ognuno con un titolo:

1) Potete essere felici senza dimenticare nulla 2) Donna non piangere! 3) Come è bello il mondo e come è grande Dio! 4) L’entusiasmo della dedizione è imparagonabile allo stupore della bellezza 5) Solo lo stupore conosce 6) Si conosce solo ciò che si ama 7) Basta lo stupore, basta un cenno di devozione

Quasi tutte sono affermazioni di don Luigi Giussani (1922-2005), il sacerdote nativo di Desio che nel 1969 vide il movimento da lui creato sfociare in quel “Comunione e Liberazione” presente oggi in quasi cento paesi del mondo, e di don Giacomo Tantardini (1946-2012) sacerdote che ha scritto un libro dal titolo «Chi prega si salva», testo che si avvale di una presentazione scritta il 18 febbraio 2005 da Joseph Ratzinger, non ancora Papa (Ora dovrei dirvi che don Giacomo non sempre ha avuto rapporti cordiali con l’habitat che il 27 giugno del 1970, per mano dell’arcivescovo di Milano Giovanni Colombo, lo decretò sacerdote, ma sarebbe come negare che…’Chi prega si salva’).

Ritengo che, in questo elegante cofanetto, don Persano abbia citato 33 volte pensieri di don Giussani e 18 di don Tantardini, ma non solo: si spazia, anche, da Sant’Ambrogio (il vescovo scrittore cristiano di lingua latina nato a Treviri nel 337, dottore della chiesa d’Occidente) a Paul Claudel (poeta e drammaturgo francese approdato al cattolicesimo dopo una profonda crisi, autore di una famosa opera teatrale «L’Annonce faite à Marie» che il filosofo di Carbonara utilizza e spiega da raffinato teologo); da Oscar Milosz (poeta lituano di lingua francese, con una vita spirituale divisa in due periodi: quello votato alla poesia che coincide con la conversione al cattolicesimo e quello in cui prevalevano precedenti interessi mistici) a Emmanuel Mounier (filosofo francese che contrasta il capitalismo non solo nei suoi presupposti etici, ma anche nei suoi esiti e si distinse con Maritain nel 1937 per l’elaborazione del manifesto con cui si condannava la guerra civile spagnola), da Kafka (scrittore boemo di lingua tedesca, morto nel 1924 a soli 41 anni di tubercolosi, il cui romanzo «America», pubblicato postumo nel 1927, di particolare aveva che Kafka parlava di un luogo in cui non aveva mai messo piede, chiaramente una metafora…) a Sant’Agostino (altro grande dottore della Chiesa che, nelle sue celebri «Confessioni», espone la sua vita interiore, fatta di incertezze, dubbi, dilemmi, problemi e di eventuali soluzioni trovate), dalla mamma di don Luigi Giussani (in una mattina di primavera in un periodo in cui tutto il male provocato dalla seconda guerra mondiale era ancora palpabile, recandosi alla messa mattutina esclama «Come è bello il mondo e come è grande Dio!») a COLUI che riporta in vita, a Nain, il figlio unico di una madre vedova dicendo “Donna non piangere!”.

Anche se non hai la GRAZIA della fede, don Mario Persano ti assiste e ti guida in un percorso che non è mai frutto di comando o imposizione, ma si tramuta in un aiuto a considerare quanta bellezza ci circonda, nonostante la cattiveria gratuita di alcuni uomini che dimenticano che la vita comincia dove finisce e spesso finisce dove comincia. Non è un indovinello, ma un invito a lasciarsi convincere da quella bellezza che è presente ovunque in mezzo a noi: da un suolo arido, incoltivabile, disabitato che chiamiamo deserto a quelle metropoli (città madre) che nell’antica Grecia erano le città-stato, per i romani le città capoluogo di provincia e, nei primi secoli di vita della chiesa, le città in cui era iniziata l’evangelizzazione.

Con molta onestà-umiltà intellettuale don Mario precisa che i suggerimenti contenuti nel cofanetto sono scaturiti dalle lezioni di don Giussani e don Tantardini, ma la verità è che lui previene ed aiuta il lettore (meglio, ma non indispensabile, qualora fosse individuo che non disdegna i libri) a porsi interrogativi, cui, pagina dopo pagina, con la stessa bonaria parsimonia che adopera quando ti parla de visu, snocciola ed enuncia con la semplicità di chi consiglia, indica, esorta e, poi, propone e, se vuoi, ispira.

Ho promesso al direttore del “Giornale di Puglia” di evitare lo sconfinamento in un articolo che si tramuti in saggio, per cui lascio libero il lettore che aneli suggerimenti a recarsi da don Persano nella sua “parva sed apta mihi” parrocchia in Carbonara e ritirare personalmente il ‘peso dello scrigno’.

Il libro è arricchito con immagini strabilianti, come fosse un testo di storia dell’arte, per cui partiamo con Michelangelo Buonarroti e proseguiamo con Giotto di Bondone, Beato Angelico, Raffaello Sanzio, Michelangelo Merisi da Caravaggio, Andrea Pisano, Mario Minniuti, Jacopo di Cione, Leandro Bassano, Pietro Lorenzetti, Duccio di Buoninsegna, Jacopo Tintoretto, Sandro Botticelli, Giovan Francesco Barbieri, Alessandro Turchi, Tommaso Maria Sciacca, Domenico Ghirlandaio, Guido Reni. Solo per la statistica vi comunico che vi sono immagini di 28 opere di Giotto, 16 del Beato Angelico e 15 di Caravaggio: questo per quanto riguarda gli italiani.

Tra gli stranieri trionfa Vincent van Gogh con 10 sue opere, tra cui una sublime “Notte stellata”, realizzata nel 1889 nel periodo in cui era internato nell’ospedale di Saint-Rémy. Si tratta di una luminosa oleografia su tela, nel formato 73x92, oggi esposta presso il Museum of Modern Art di New York. Del pittore olandese nato a Groot-Zundert nel 1853 mi ha stupito che don Mario abbia inserito un olio su tela di 73x95 dal titolo “La vigna rossa”: un genere di pittura paesaggistica dipinto nel 1888, in un pomeriggio in cui era in compagnia di Gauguin. Il quadro rappresenta delle lavoratrici in Provenza impegnate nel lavoro di vendemmia, piegate a raccogliere l’uva, mentre sul lato destro si può notare una strada ancora bagnata a testimonianza di una pioggia caduta da poco. Questo quadro possiede una particolarità che farà felice tanti miei amici pittori: risulta l’unico - non si tratta di leggenda - che l’autore abbia venduto in vita.

L’acquirente fu una mecenate di nome Anna Boch, pittrice anch’essa, che lo acquistò per 400 franchi (900 euro odierni) nel 1890…pochi giorni prima della morte di Vincent a soli 37 anni; in seguito l’opera giunse nelle mani di un noto imprenditore russo Sergei Shchukin: la collezione di quest’ultimo fu nazionalizzata dai bolscevichi e, quindi, il quadro oggi si trova presso il Museo PuÅ¡kin delle belle arti a Mosca. Don Persano concede spazio anche al pittore francese Claude Monet, il quale nel 1871 abbandonò Parigi e si trasferì ad Argentueil, dove prese in fitto una casa in riva alla Senna per poter proseguire i suoi studi che lo portarono a sperimentare nuovi effetti di luce sull’acqua e sul fogliame e a coniare la parola “l’impressione” per indicare una sua Marina dipinta nel 1872: era nato “l’impressionismo”. Fra le quattro proposte di Monet che ci regala don Mario ritengo l’opera «Argenteuil, Late Afternoon» la più ‘impressionante’, non solo per la poetica bellezza, ma anche per quella PACE interiore che trasmette.

Questa affermazione di PACE mi consente di segnalare una spirituale idea, sia nella forma che nella sostanza, di Persano che, nel selezionare i capolavori da pubblicare nella sua fatica editoriale, è riuscito anche ad inserire un «Cristo Pantocratore» che si trova nella cattedrale di Santa Sofia ad Istanbul. Nei primi anni settanta, collaborando con la testata «Il Meridionale» fondata e diretta dall’avvocato Alberto Margherita di Latiano, mi sono imbattuto nei mosaici e, quindi, anche in questo (Prevenendo una richiesta del direttore preciso che il mosaico è una tecnica pittorica di derivazione orientale molto antica che consiste nel fissare, su una superficie rigida, frammenti marmorei o vitrei: le famose “tessere”. Chiaramente sotto è necessario tracciare un disegno guida, cui attenersi).

Quest’opera, di cui don Persano ha pubblicato solo la parte centrale del Cristo benedicente, è composta da altre due figure: a sinistra la Vergine Maria, il cui volto tradisce che si è molto pianto, e a destra Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta che sulle rive del Giordano somministrò poi il battesimo della penitenza e perciò fu detto il Battista. Nei primi anni ’70 sapevo molto di questo mosaico, ora tenui ricordi che proverò a rinverdire.

L’opera risale al periodo che viene identificato come dei ‘Paleologi’: aristocratica famiglia bizantina, avente per insegna l’aquila bicipite, che nel XIII secolo resse l’impero d’Oriente nell’ultimo periodo della sua esistenza; il loro momento di gloria si esaurì con la conquista, da parte dei turchi, di Costantinopoli (1453).

La chiesa di Santa Sofia si deve all’imperatore (306-337) Costantino, ma un incendio nel 530 la distrusse e fu poi l’imperatore bizantino (527-565) Giustiniano a ricostruirla. Ricordo che aveva una particolarità non comune: una cupola alta oltre cinquanta metri, che all’epoca non poteva essere considerata la norma. In seguito quando i turchi occuparono Istanbul la basilica fu trasformata in moschea e furono deturpati molti mosaici. Solo nel 1935 la moschea diventò museo ed iniziò un paziente restauro grazie all’Istituto Bizantino d’America.

Il termine ‘pantocratore’ è l’unione di due parole greche che significano ‘dominatore di tutto’, cosa che non si addice all’umanità: come non richiamare l’attenzione del mondo su una situazione che sta sfuggendo di mano a ‘potenti’ che ritengono di essere padroni di disporre del destino di bambini, giovani e anziani per loro innaturale bisogno di gloria. Don Luigi Giussani, prima di intraprendere la sua salita al cielo, convocò i suoi amici più cari affinché cantassero:
Don Persano nel V volumetto della sua fatica ci ricorda che R. Benigni nell’ultima scena del film «La vita è bella» fa dire al bambino Giosuè, figlio del protagonista, due parole: “Abbiamo vinto!”, lo stesso regista-attore Roberto è solito spesso ripetere: “Siate felici e se, qualche volta, la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità”.

Proviamoci: per un ‘suggerimento’ (anche quelli di don Mario) non si è fatto mai male nessuno, al limite un ‘asino’ ha avuto il suo momento di ‘Gloria’: lo stesso Gesù nel vangelo di Marco mentre andava verso Gerusalemme, nei pressi del villaggio di Betània si fece portare un asinello su cui nessuno era mai montato e… ABBIAMO VINTO!

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